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Vietcong 2 - Recensione

Il ritorno dei Charlie!

RECENSIONE di La Redazione   —   09/11/2005
Vietcong 2
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News Immagini

dovrebbe includere quelle modifiche atte ad adeguarlo agli ultimi sparatutto. Dispiace dirlo ma non è così

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FULL METAL JACKET

Se è vero che Half-Life 2 ha introdotto per primo una fisica realistica all’interno di uno sparatutto, è anche ovvio che non sempre essa è fondamentale ai fini di un gioco, ma ormai il pubblico si aspetta che sparando a qualcosa ci sia una qualche reazione. Vietcong 2 rende l’interazione praticamente assente se non sui classici bidoni esplosivi e sui veicoli che si comportano in modo a dir poco demenziale nella maggior parte dei casi! Macchine che volano in aria sopra palazzi di 3 piani, bidoni che una volta esplosi prendono il volo e restano in cielo una decina di secondi. Per non parlare del ragdoll, non proprio malaccio ma anch’esso certe volte ridicolo (fucilata a pompa che invece di spedire un Vietcong indietro lo fa cascare in avanti giù per le scale!) e non sempre funzionante (tristissima la fuga in macchina con nemico investito che invece di morire viene spinto in avanti per metri continuandoci a sparare!).

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PLATOON

L’intelligenza artificiale a volte sembra aver fatto dei passi indietro rispetto al passato, specie nella gestione della squadra: uomini che ci girano intorno come trottole, personaggi che si fermano nei passaggi stretti bloccando la nostra avanzata, soldati che si corrono addosso come in un patetico tentativo di abbracciarsi. Stesso discorso per i nemici: nonostante qualche reazione imprevista (ma mai un totale cambiamento d’azione) a tratti, se colpiti alle spalle, restano a sparare in avanti e a farsi massacrare impunemente. Per il resto, l’interfaccia è stata modificata un po’ sulla falsariga di Brothers in Arms (ma molto più semplice) e di Medal of Honor, da cui riprende la bussola indicatrice della direzione da prendere. E’ possibile mandare la squadra verso punti precisi e richiamare medico e geniere con l’utilizzo di tasti singoli che possono essere premuti più volte a seconda del comando.

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VITTIME DI GUERRA

Probabilmente avete già visto le foto o già letto l’anteprima; signori, Vietcong 2 in certi frangenti è scandaloso! Assolutamente non all’altezza per un gioco di fine 2005. Purtroppo appare chiaro che i Pterodon hanno solo modificato il loro vecchio motore e i risultati sono sugli occhi di tutti. Modelli poligonali rozzi, pop-up saltuario di edifici e poligoni, e un sistema a scalare che definisce gli oggetti in avvicinamento (guardate le foto, un’immagine vale più di mille parole).

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...vicino...
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VITTIME DI GUERRA

A questi difetti si aggiungono diversi bug che affliggono il gioco e ne minano il divertimento: persone incastrate nelle porte, soldati che perdono le gambe nell’asfalto e non avanzano più; problemi che in più di un’occasione hanno costretto al reload dell’ultimo salvataggio. Un esempio evidente è alla prima missione quando bisogna salvare i superstiti della jeep; un militare in fuga avanzava nel cemento bloccandosi sul marciapiede manco ci fossero le sabbie mobili! (e la partita quindi non può continuare). L’aspetto grafico generale è molto spigoloso, specie sugli uomini e negli ambienti urbani. Buona invece la realizzazione delle armi che raggiunge l’assurda cifra di 60(!) modelli. Questi si differenziano a livello di precisione e lentezza nella ricarica (il fucile a pompa è il più lento mai visto in un FPS!). Proseguendo nel gioco gli spazi aperti si lasciano guardare e gli effetti di clipping diventano più rari. Il gioco fa uso degli shader 2.0 (senza i quali non si può installare!) che però si notano timidamente solo sui modelli dei soldati, che restano comunque inferiori a quelli di Medal of Honor: Pacific Assault. Concludiamo la triste carrellata con le espressioni facciali dei personaggi, totalmente anonime e prive di sguardi emotivi che, nelle fasi più drammatiche, restano nell'espressività di un busto di gesso. Certo non è che sia tutto da buttare ma storcerete il naso in molte occasioni, soprattutto per il fatto che in certi momenti il gioco scatta su un PC di fascia media (P4, 1 GB di RAM, GeForce 6600GT 128Mb AA 4x, FA8x), ingiustificatamente per quello che offre.

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WE WERE SOLDIER

I titoli dei paragrafi fanno tutti riferimento ai film che hanno saputo ritrarre la guerra del Vietnam da diversi punti di vista, mettendo in luce tutti gli orrori che questo conflitto ha portato, non solo sotto l’aspetto degli scontri ma soprattutto su quello umano, che spesso vede i propri valori finire calpestati dal vortice della violenza. Tra i tanti titoli spicca sicuramente Platoon, capolavoro di Oliver Stone, in cui un giovane Charlie Sheen entra in un mondo che gli appare totalmente diverso da quello che credeva. Il film vede anche il grande William Dafoe nella parte di un soldato che nonostante ciò che ha passato mantiene ancora la propria umanità. Toccante.

GOOD MORNING VIETNAM!

L’audio del gioco è assolutamente soddisfacente. Rumori, spari, esplosioni sono al loro posto e volendo è possibile utilizzare le nuove librerie EAX 4 (a patto di avere l’ultima scheda Creative che rende il sonoro più reale che mai). Onnipresenti sono le radio vietnamite che lanciano i loro messaggi di propaganda in continuazione; fortunatamente vengono coperte dagli spari! Purtroppo il gioco non è stato tradotto in italiano (a differenza del primo Vietcong) e per chi non mastica l’inglese sono d’obbligo i sottotitoli. Questi però non traducono tutto ciò che si può sentire e in particolare i simpatici dialoghi dei nostri compagni. Per le musiche invece troviamo temi simili al vecchio titolo e qualche intermezzo musicale molto breve; avremmo gradito un accompagnamento più presente in certe situazioni ma d’altronde in guerra non si sentono suoni piacevoli.

HAMBURGER HILL

Niente da criticare per il multiplayer: il netcode è stato migliorato e si può partecipare a partite fino ad un massimo di sessantaquattro giocatori, per una carneficina totale! Sono disponibili varie mappe con indicata la grandezza e il numero di avversari consigliato. Le modalità di gioco sono le classiche: deathmatch, team deathmatch, capture the flag e assalto (una squadra attacca, l’altra difende), a cui si aggiunge la modalità cooperativa online che permette ad un gruppo di scontrarsi contro dei bot. E’ interessante il sistema di punteggi in base ai nostri risultati: realizzando un certo numero di punti negli scontri online avremmo accesso a una serie di classi superiori, in cui potremmo decidere che tipo di soldato impersonare (cecchino, marine, commando, medico, e altri) contro le tre di base. Ne consegue che l’armamento e le abilità saranno migliori. Altra introduzione è la possibilità di pilotare alcuni veicoli ma, sinceramente, ne farete a meno vista la lentezza e la scomodità del sistema di controllo (Halo non ha rivali). Inoltre le partite si possono affrontare in modalità “Vietnam”, in cui non ci sono Hud e indicatori vari e un colpo spesso risulta fatale. Per chi vuole il realismo! Per finire si può giocare in LAN, Internet e con IP diretto e gestire agevolmente i server, grazie all’interfaccia che permette di personalizzare tutto, incluso il nostro alter ego digitale con un discreto numero di varianti.

questo titolo è l’unico che riesce a trasmettere la vera atmosfera della “sporca guerra”

Vietcong 2 - Recensione
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Commento finale

E’ stato molto difficile assegnare il voto a Vietcong 2 visti gli incredibili alti e bassi che permeano questa produzione. Se da un lato le innovazioni si contano su una mano monca, questo titolo è l’unico che riesce a trasmettere la vera atmosfera della “sporca guerra”, grazie alla fedele ricostruzione storica e ad alcuni scontri davvero galvanizzanti (ma penalizzati dalla grafica arretrata e da un IA a volte veramente idiota). La gestione della squadra è molto semplice e spesso necessaria in certe situazioni e l’ottima realizzazione sonora, contribuisce non poco all’immedesimazione. Gli amanti degli sparatutto classici non lo troveranno di gradimento visto che la collaborazione e la prudenza sono d’obbligo per proseguire. Consigliato soprattutto ai fan del primo che però non potranno non sentirsi delusi per le diverse magagne che affliggono il gioco, mentre a tutti gli altri si consiglia di dargli comunque un'occhiata. Un capolavoro mancato.

Pro

  • Fedele ricostruzione storica
  • Interfaccia funzionale e facilmente gestibile
  • Valido multiplayer e sonoro al top
Contro
  • Grafica a tratti scandalosa e affamata di hardware
  • IA a volte ridicola
  • Molti bug

APOCALYPSE NOW – REDUX

Ritorna il Vietnam, con il seguito del miglior titolo mai pubblicato sulla sporca guerra. Stavolta oltre agli americani, potrete anche vedere la battaglia dagli occhi dei comunisti “gialli”, scelta che ad alcuni potrà non piacere ma che non sarete obbligati a fare (in quanto le due campagne sono distinte). Vietcong 2 non apporta grandi stravolgimenti, ma in quanto naturale evoluzione del primo, dovrebbe includere quelle modifiche atte ad adeguarlo agli ultimi sparatutto. Dispiace dirlo ma non è così. Per non incappare in missioni ripetitive, i Pterodon hanno optato stavolta per l’ambientazione urbana, in cui i marine svolgeranno la maggior parte delle missioni, nel periodo di tregua che si svolse durante il TET (il capodanno Vietnamita) nel 1968. La campagna dei Vietcong invece sarà prevalentemente nella giungla, mostrando il modo di agire del nemico che nessuno aveva mai pensato di far usare. Il tutto offre un quadro storico completo e pieno di spunti di riflessione. La storia viene narrata stavolta con l’utilizzo di filmati FMV (principalmente) e con dialoghi nelle sequenze in-game. Gli appassionati di cinema non faranno fatica a trovare diverse citazioni dai film di guerra più famosi: fin dalla sequenza iniziale (che ricorda spudoratamente Platoon) si potrà assistere a situazioni più o meno già viste, questo senza comunque cascare in banali scopiazzamenti. C’è da assicurare che in molte situazioni il coinvolgimento è altissimo, ma penalizzato da tutta una serie di problemi in seguito elencati, primo fra tutti il fattore difficoltà, che già a media risulta frustrante in diversi punti visto che, realisticamente, basta poco a farsi uccidere.