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World's End Club, la recensione

Dai creatori di Danganronpa e Zero Escape arriva una strana avventura su Apple Arcade, vediamo la recensione di World's End Club.

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   11/09/2020
World's End Club
World's End Club
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A prescindere dalla valutazione che può essere fatta al termine di questa recensione di World's End Club, chiunque abbia voglia di qualcosa di originale e dal gusto fortemente nipponico su Apple Arcade dovrebbe probabilmente provare questo gioco di Izanagi Games. Il progetto proviene dalle (distorte) menti di Kotaro Uchikoshi, creatore della serie Zero Escape, e Kazutaka Kodaka, autore di Danganronpa, ovvero un vero e proprio dream team se si vuole costruire un gioco in grado di unire inquietudine da thriller psicologico, spirito anime e un pizzico di ironia nipponica, cosa che traspare piuttosto bene da World's End Club, che in più aggiunge a tutto questo una caratterizzazione apparentemente infantile, con il risultato di rendere ancora più angoscianti alcune situazioni. D'altronde il background dei due autori emerge chiaramente fin dalle premesse e dai primi minuti della storia, quando una situazione apparentemente quotidiana e gioiosa si trasforma in un incubo dai toni allucinati.

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In una classe di una scuola elementare di Tokyo è stato creato il "club dei temerari", composto da ragazzini dalle caratteristiche e personalità peculiari, ma apparentemente nei limiti dell'ordinario. Durante una tranquilla gita scolastica alle porte della capitale nipponica, un cataclisma sconvolge la realtà e trasferisce tutti i ragazzi in una sorta di incubo ad occhi aperti: al loro risveglio si ritrovano intrappolati in un luna park subacqueo e costretti a giocare a un inquietante "Gioco del Destino" che li costringe a combattere l'uno contro l'altro, per poi scoprire una realtà ancora più angosciante una volta riconquistata la libertà in superficie. Senza approfondire troppo per non incappare in spoiler, la premessa è che questi bambini si ritrovano in una sorta di mondo post-apocalittico e in un luogo lontano da casa, costretti a percorrere una lunga marcia di 1200 chilometri in un ambiente che cela minacce ovunque.

In una situazione così disperata, tuttavia, si risvegliano in loro degli strani poteri, che rendono ogni bambino dotato di abilità straordinarie e svelando progressivamente il vero ruolo del Club dei Temerari in questo nuovo mondo in rovina e dominato da forze metafisiche e sconosciute.

Gameplay: un action adventure narrativo

Sia Uchikoshi che Kodaka sono autori molto più portati alle esperienze narrative, magari con una certa attenzione sui puzzle soprattutto per quanto riguarda il primo, dunque il fatto che si siano cimentati in questo caso su un action adventure con strutture in 2D ed elementi platform è una cosa inedita che incrementa la curiosità per World's End Club. Il background di entrambi emerge però chiaramente, nel bene e nel male, nella struttura del gioco: il controllo diretto dei personaggi, in stile action a scorrimento in 2D, è probabilmente la cosa peggiore riscontrabile nell'esperienza. L'uso del controller è praticamente obbligatorio per non incappare in un esaurimento nervoso ma in ogni caso il design resta stranamente improntato su un'azione compassata che stride in maniera assurda con l'emergenza di alcune situazioni, che dovrebbero alzare il ritmo. Quello che viene fuori è dunque più uno strano adventure in 2D a scorrimento con semplici enigmi che non un vero e proprio action con puzzle, ma anche questo da un certo punto di vista incrementa il suo bizzarro fascino.

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La prima fase con l'introduzione al "Gioco del Destino" propone un'atmosfera subito in linea con i tipici giochi sadici di Danganronpa e Zero Escape, non a caso, ma sembra quasi una sorta di auto-citazione voluta, un espediente per introdurre il tono e le tematiche del gioco in maniera improvvisa e scioccante ma anche un po' fuorviante rispetto al prosieguo. Dopo i primi minuti nel luna park subacqueo, infatti, la struttura si apre e si trasforma, proponendo un level design più ampio e studiato in modo da sfruttare le diverse abilità dei vari personaggi. Si scopre allora che l'obiettivo è percorrere i 1200 chilometri che ci separano da Tokyo scegliendo di volta in volta le tappe del percorso da effettuare e visitando diverse ambientazioni tratte dalla reale geografia nipponica. Tuttavia gli elementi di mistero permangono e si riflettono nei rapporti tra i ragazzi, che alternano fasi distese ad altre di grande tensione, con la costante minaccia di tradimenti ed egoismi che mantengono vivo il "gioco" a cui, loro malgrado, sono costretti a prendere parte per sopravvivere.

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La narrazione prende comunque sempre il sopravvento: la quantità di dialoghi e di scene d'intermezzo fa ben capire come l'intento degli autori sia soprattutto di raccontare una storia ed è in effetti questa l'elemento portante di tutta l'esperienza di gioco, peraltro con testi interamente tradotti in italiano (le voci restano in giapponese). La costruzione dei livelli, dei piccoli enigmi e dei nemici porta raramente a sfide impegnative e l'uso dei vari poteri è sempre abbastanza guidato, dunque il gameplay non riesce mai a brillare più di tanto. La forza motrice che spinge ad andare avanti è dunque scoprire i misteri della storia, facendoci prendere dalla narrazione che mischia elementi di thriller psicologico in una sorta di racconto di formazione per un pubblico giovane. Si crea così un bizzarro misto che può essere ben apprezzato dagli amanti degli anime, che possono anche accogliere positivamente alcuni cliché e stereotipi tipici di questo genere di produzioni.

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Conclusioni

Versione testata iPad 1.0.1
Digital Delivery App Store
Multiplayer.it
7.2
Lettori (4)
8.6
Il tuo voto

World's End Club è sicuramente una delle esperienze più particolari presenti attualmente su Apple Arcade e un gioco che vale la pena provare anche solo per calarsi nello strano mondo inventato da Uchikoshi e Kodaka. Lo spirito e l'atmosfera a metà tra thriller psicologico, racconto di formazione on the road e anime isekai non si vedono spesso da queste parti e valgono sicuramente un'immersione nell'inquietante "Gioco del Destino". L'attrattiva esercitata dalla storia, purtroppo, non è sorretta da una struttura di gioco veramente solida, visto che la strana soluzione dell'action adventure a scorrimento, pur supportata da alcune buone idee legate alle varie abilità dei personaggi, risulta semplicistica e poco rifinita, ma è possibile passarci sopra se ci si fa prendere dalla narrazione.

PRO

  • Storia, personaggi e ambientazione interessanti
  • Buona l'idea dei tanti personaggi con varie abilità
  • La struttura "on the road" con la scelta del percorso è stimolante

CONTRO

  • Gameplay semplice e poco strutturato
  • Controlli alquanto tragici con il touch screen