La recensione di WWE 2K20 mette finalmente 2K Games di fronte all'evidenza di un franchise che ormai da anni aveva bisogno di essere profondamente ripensato, e lo fa purtroppo nel peggiore dei modi.
L'inevitabile bocciatura di questo episodio, completamente affidato alle cure di Visual Concepts dopo l'improvviso abbandono di Yuke's, il team giapponese che gestiva la serie da quasi vent'anni, arriva infatti in concomitanza con la diffusione sui social di svariate immagini e GIF in stile meme che descrivono in maniera tanto comica quanto spietata l'attuale condizione del gioco in termini di glitch.
Noi stessi abbiamo voluto aspettare di capire se una patch risolutiva sarebbe arrivata in tempi ragionevoli, ma a quanto pare ci vorrà più del previsto per riuscire a sistemare i problemi che affliggono il titolo.
Modalità
Partiamo subito col dire che, sul fronte puramente strutturale, WWE 2K20 non si fa mancare nulla.
Abbiamo l'ormai consolidata modalità Showcase, che quest'anno racconta la Women's Evolution, ovverosia il lungo ed entusiasmante percorso di crescita che ha portato le Four Horsewomen (Charlotte Flair, Sasha Banks, Becky Lynch e Bayley) dagli show di NXT al main event di Wrestlemania, legittimando la divisione femminile dopo decenni di chiara ed evidente disparità. Una progressione che si concretizza in un piacevole mix di interviste alle lottatrici e match di grande importanza.
Non si tratta tuttavia dell'unico story mode disponibile: è presente anche una modalità Torri dedicata alla carriera di Roman Reigns, uno dei due atleti di copertina, che ripercorre gli incontri più importanti del lottatore dagli esordi con lo Shield alle title run, anche qui inframezzati da interessanti interviste e testimonianze.
Bisogna tuttavia fare i conti con la classica regola per cui, in caso di game over, bisogna ricominciare tutto da capo. Non mancano peraltro le Torri classiche, a consolidare ulteriormente questo specifico contenuto del gioco.
C'è poi Il Mio Giocatore, una lunga carriera con personaggi originali da creare tramite editor: si tratta stavolta un maschio e una femmina, Tre e Red, due amici che ricordano la loro scalata verso il successo nella WWE durante la cerimonia di ingresso nella Hall of Fame, dunque al termine della loro vita professionale.
Come ormai da tradizione, il racconto trova spazio dentro e fuori dal ring, ci sono pregevoli interventi di vere superstar ma anche tante mancanze sia sul fronte narrativo che su quello realizzativo: se l'idea era quella di creare un parallelo con lo story mode di NBA 2K, diciamo che c'è ancora tanta, tanta strada da fare.
L'ormai tradizionale Universe consente di programmare intere stagioni fra show settimanali e pay-per-view, mettendosi nei panni dei booker e gestendo una marea di parametri, determinando turn face e heel, l'assegnazione dei titoli e la creazione della card di ogni singolo evento.
A proposito di opzioni, il già citato editor è come al solito molto ricco e permette di creare a piacimento le proprie superstar per poi condividerle con la community. Per quanto riguarda invece il comparto online, anche stavolta risulta problematico, incapace di raccordarsi a un sistema di combattimento basato su contrattacchi istantanei che, al primo episodio di latenza eccessiva, vanno a farsi benedire.
Non manca infine la possibilità di cimentarsi con incontri liberi, arricchiti da decine di stipulazioni differenti (che includono ovviamente la Royal Rumble, i match di coppia o con handicap, tornei e quant'altro), da una quantità enorme di possibili scenari (anche vintage, con tanto di effetto televisivo da ricezione non ottimale) e da un roster che quest'anno supera i 150 personaggi, senza contare quelli che verranno aggiunti con i DLC.
A proposito di contenuti post-lancio, c'è grande curiosità nei confronti dei quattro pacchetti WWE 2K Originals, che aggiungeranno non solo nuove superstar ma anche e soprattutto ambientazioni bizzarre, come ad esempio quella ispirata a Halloween.
Gameplay
WWE 2K20 è l'ultimo episodio di una serie che ormai da tempo ha intrapreso un percorso controverso, provando a offrire una trasposizione simulativa di uno show che di realistico ha in realtà poco o nulla, trattandosi come ben sappiamo di combattimenti coreografati; di una storia che viene costruita attraverso promo e segmenti che hanno lo scopo di creare aspettativa e che si risolve quindi sul ring, nell'ambito di uno o più match.
Abbiamo appena spiegato il concetto di feud nel mondo del wrestling, ma si tratta di un elemento che Yuke's non ha mai davvero saputo tradurre in gameplay, vista la piega che il franchise ha preso ormai da anni, fatta di personaggi che si muovono meno agilmente di un carro armato e di dinamiche bizzarre, che impediscono di confezionare un incontro che inizi e finisca esattamente come in uno degli show della WWE.
I problemi del gioco vengono dunque da lontano e finiscono per essere enfatizzati dall'obbligo commerciale dell'uscita annuale, specie a fronte di un'organizzazione che dà l'idea di "tirare a campare" piuttosto che di voler realmente rinnovare il prodotto.
L'ultima grande novità di WWE 2K risale infatti ad alcuni anni fa, quando il motore grafico è stato potenziato, dopodiché siamo nuovamente piombati in un limbo fatto di semplici aggiornamenti del roster e di modalità che sembrano realizzate con lo stesso editor che viene messo a disposizione dei giocatori, considerando la scarsa cura riposta in tutto ciò che avviene al di fuori del ring.
La cosa interessante è che il primo impatto con WWE 2K20, in realtà, è positivo: i ragazzi di Visual Concepts hanno capito che non aveva senso utilizzare i trigger nell'ambito di un sistema di counter immediati, vista la sistematica lentezza di quel tipo di input, e così hanno rivoluzionato i controlli rendendoli, a nostro avviso, molto più sensati.
Ecco dunque che i contrattacchi vanno attivati premendo il tasto Triangolo e, in generale, i pulsanti principali del controller vengono utilizzati per l'esecuzione di colpi e mosse che cambiano a seconda dell'intensità della pressione e della direzione dello stick analogico: un tocco rapido sul Quadrato e il nostro personaggio tira un pugno, una pressione prolungata e sferra un colpo caricato che mette a tappeto l'avversario, ad esempio.
Lo stesso vale per le mosse: con una pressione rapida si effettuano manovre che ci vedono generalmente danzare attorno all'altro lottatore, con hip toss o cose del genere, mentre con una pressione prolungate lo si solleva per un suplex, un back breaker, un neck breaker e così via.
Purtroppo questa pur positiva voglia di rimettere un po' a posto le cose si scontra con una serie di criticità importanti, come una rilevazione delle collisioni a dir poco problematica e un sistema di aggancio che funziona in maniera incostante.
A ciò si aggiungono i difetti che il franchise si porta dietro ormai da una vita: l'eccessiva legnosità e l'assoluta mancanza di agilità dei personaggi (che ancora si muovono come dei carri armati), un'interazione ambientale macchinosa, un eccessivo ricorso ai quick time event che spezza parecchio il ritmo dell'azione e un'intelligenza artificiale bizzarra, che spesso e volentieri rompe le uova nel paniere laddove si cerchi effettivamente di riprodurre le dinamiche di un normale match della WWE.
Trofei PlayStation 4
I cinquantadue Trofei di WWE 2K20 sono particolarmente variegati e spaziano fra le molteplici possibilità offerte da una struttura così ampia. Molti achievement sono legati ad azioni precise, ad esempio fuggire per la prima volta da una gabbia, completare una torre, eseguire una finisher dopo il payback, liberarsi da una presa di sottomissione e così via.
Realizzazione tecnica
Il punto più dolente nell'ambito dell'esperienza offerta da WWE 2K20 risiede nel comparto tecnico, piagato non solo da un evidente e inspiegabile downgrade rispetto ai precedenti episodi ma anche, come scritto in apertura, da una quantità terrificante di glitch che influenzano il gioco dal punto di vista visivo ma anche e soprattutto da quello del gameplay.
Alcuni bug rendono talvolta impossibile completare i match e/o eseguire le manovre necessarie a portare a termine gli obiettivi richiesti: un aspetto particolarmente frustrante, a maggior ragione quando obbliga a ripetere determinate sequenze.
Ci sono diversi personaggi irriconoscibili, e non ci riferiamo all'ormai assodata (e inevitabile) distanza fra le stelle di prima grandezza e i midcarder. La divisione femminile, in particolare, evidenzia design fortemente altalenanti, che confermano come questa parte del roster non fosse ancora pronta a finire sotto i riflettori della modalità di gioco principale.
La sensazione, al di là di qualche effetto più pregevole, è dunque quella di trovarsi di fronte a una produzione molto datata, che apporta qualche miglioramento unicamente sul fronte del commento audio, effettivamente più vario rispetto al passato.
Conclusioni
Vittima di una cadenza annuale che sta decisamente stretta a un franchise del genere e dell'abbandono del team di sviluppo storico, che pure ha le sue grosse colpe nel non aver mai provato a ripensare l'esperienza, WWE 2K20 si pone come il probabile capolinea della serie. Se infatti il gameplay lento, frustrante e legnoso che si trascina ormai da anni non era stato sufficiente a evidenziare l'esigenza di un profondo rinnovamento, quest'anno saranno i tanti, clamorosi glitch e la loro inevitabile diffusione mediatica a determinare una necessaria pausa di riflessione. Il potenziale c'è, non ci sono dubbi, ma bisogna rimboccarsi le maniche e ricominciare da zero.
PRO
- Due story mode, la carriera e tanti contenuti
- Comparto audio più vario e fresco
- I nuovi controlli funzionano meglio...
CONTRO
- ...ma c'è sempre tantissimo legno
- Una quantità enorme di glitch
- Tecnicamente è un evidente passo indietro