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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   18/06/2003

Diario del Capitano

Ho già scritto in un passato diario che il caldo e l'afa sono portatori di strani pensieri, forse dovuti anche alla scarsità di notizie di altro genere ad affollare le nostre menti.
Ma oggi, in una riflessione fra il serio e il faceto, riflettevo sulla visionarietà di alcuni artisti e scrittori (e in cima alla classifica va di diritto Julius Verne). A volte la fantasia modella la realtà, a volte si raggiungono, a volte non si incontrano nemmeno. Curioso per esempio il fatto che nell'immaginario collettivo degli anni '40 e '50 il 21° secolo veniva rappresentato quasi sempre da città in cui si muovevano automobili volanti, mentre nessuno, all'epoca, previde un sistema di comunicazioni quale Internet. Oggi abbiamo Internet, che nessuno immaginò, ma ci muoviamo ancora nel traffico. Ad altre previsioni, come il Nautilus di "20.000 leghe sotto i mari" è andata meglio (di fatto i sottomarini di profondità esistono). Rivedendo di recente Minority Report e ripensando a Matrix: Reloaded mi sono soffermato su di un aspetto marginale ma curioso: i sistemi informativi utilizzati nella filmografia sono sicuramente nati con intenti coreografici, ma hanno dei risvolti sicuramente interessanti, fra i quali ci potrebbe essere un potenziale nuovo Nautilus. Come molto spesso accade nei Diari non è un trattato o un'analisi esaustiva, semplicemente una riflessione sui punti di forza dei quattro che più mi hanno colpito e che meglio ricordo.
Iniziamo con Star Trek, il cui sistema fa sicuramente dell'integrazione il suo punto di forza: le interfacce sono molto spesso uguali o molto simili fra ponti o navi diverse, e attraverso qualunque pannello di comandi è possibile effettuare tutte le operazioni per le quali si hanno permessi. Inoltre il software permette di intervenire direttamente sulla struttura stessa dell'astronave ("isolate il ponte numero 7"...). Un plauso anche al sistema di riconoscimento vocale.
Minority Report, oltre che su un aspetto prettamente coreografico, punta molto sull'usabilità: nei sistemi più potenti è sparita del tutto la tastiera, a favore di un sistema che interpreta i gesti delle mani. Grande attenzione anche alla portabilità dei dati: nel film si vede un solo formato (peraltro superfighetto) che funziona tranquillamente su qualunque terminale.
Nel film di Final Fantasy vediamo un esempio di ergonomia davvero notevole: tastiere, potenziomentri, indicatori e quant'altro vengono proiettati olograficamente quando se ne presenta la necessità. Un notevole risparmio di spazio e di peso, oltre che una riduzione notevole dello stress alle articolazioni. Si può ipotizzare un'alta configurabilità, immaginando la possibilità di personalizzare il layout della proiezione.
Matrix Reloaded punta su un'approccio meno futuristico, ma spingendosi con la fantasia si può fare una ipotesi interessante: l'interfaccia minimale e a tocco superfighetta utilizzata dai quartieri generali di Zion potrebbe essere pensata come una semplice shell del sistema a input diretti utilizzato sulle astronavi. Se questo fosse plausibile (non l'ho volutamente verificato per lasciare correre la fantasia), allora saremmo davanti ad un'architettura nella quale un sistema operativo può essere utilizzato sia attraverso linea di comando sia attraverso shell grafiche evolute a piacere. Ma questo è quello che accade già oggi, per esempio, in ambienti come quello Linux. Casualità o l'ennesima citazione?
Rimaniamo in attesa del giudizio del tempo.

Massimiliano Monti, responsabile editoriale area PC.

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