Non davo un euro bucato alla serie di Twisted Metal. Tantopiù dopo il poco esaltante trailer con cui si è presentato al mondo, un insipido miscuglio frutto di una fotografia a tratti amatoriale, una regia tutt'altro che d'impatto, un'interpretazione degli attori coinvolti a dir poco macchiettistico.
Tra i tanti marchi nella faretra di Sony, del resto, chi avrebbe mai pensato, e quindi voluto, un adattamento di Twisted Metal? Chi avrebbe mai potuto provare un minimo di aspettativa per la trasposizione di una serie che può certamente contare su una piccola schiera di fan, ma che negli ultimi anni è stata cavalcata poco e, soprattutto, con progetti assolutamente secondari?
Provate a mettetevi solo per un attimo nei panni degli sceneggiatori. Squilla il telefono e dall'altro capo c'è un pezzo grosso di Hollywood che vi sgancia una bella gatta da pelare con pochi preamboli e convenevoli: "c'è questo videogioco di gente che si spara da una macchina all'altra dentro un'arena. L'ultimo che rimane vivo vince. Voglio dieci puntate su questa roba entro sei mesi. Grazie e arrivederci". Sicuramente non il lavoro più semplice e stimolante della propria la vita, no?
Eppure, Sony, in collaborazione con Universal Television, ha scommesso fortissimo e, a ben vedere, ha vinto alla grande confezionando una serie tv spassosa, perfettamente calibrata, persino coerente con il materiale d'origine. Fruibile in Italia solo tramite abbonamento al PlayStation Plus Premium, in ritardo di un anno e mezzo sull'uscita negli Stati Uniti, potremmo aver già trovato uno dei migliori adattamenti da un videogioco del 2025.
Got Milk?
Un bug ha disattivato tutti i computer del mondo e nel giro di vent'anni la civilizzazione, così come la conosciamo, ha cessato di esistere. In due decenni di tempo l'umanità, come suo solito e molto poco a sorpresa, ha ovviamente saputo dare il peggio di sé. Una risicata porzione di sopravvissuti vive all'interno di città fortificate la cui solidità è garantite da un forte controllo sociale. Buona parte del mondo, invece, vive assiepato in minuscole comunità, oppure in bande armate capeggiate da leader più o meno fuori di testa che rendono le strade luoghi insicuri, in cui ogni curva può celare una trappola, un'imboscata, un furioso scontro a fuoco.
Un po' come in Death Stranding, il sostentamento delle comunità organizzate è vincolato dall'attività dei lattai, né più né meno dei corrieri che battono parte delle vie di comunicazione dei vecchi Stati Uniti D'America, trasportando a loro rischio e pericolo merci di scambio tra un avamposto e l'altro. I corrieri di questo domani post-apocalittico, tuttavia, non guidano lenti furgoncini ben visibili da distanza siderale con le loro fiancate verniciate di rosso. Si sono adeguati ai tempi che corrono e per questo sono al volante di potenti auto, corazzate in ogni punto e assetate di benzina, opportunamente equipaggiate di mitragliatori, lanciafiamme e bazooka. Auto e armi, insomma, esattamente come nel videogioco.
Le premesse che fanno da sfondo all'avventura di John Doe, uno dei protagonisti della serie videoludica e qui interpretato da Anthony Mackie, noto per essere l'attuale Capitan America della Marvel, sono tanto semplici, quanto brevemente riassunte in un'intro che non ruba allo spettatore più di un paio di minuti. Un breve inciso, prima di lanciarlo immediatamente in una scena d'azione che mette subito in chiaro le cose: le imprecazioni, il piombo e le sgommate, sono parte integrante del DNA di questa serie.
Come anticipato in apertura, poteva non essere semplice inventarsi una storia da raccontare a partire dai videogiochi. Eppure, paradossalmente, la scarsa cura al comparto narrativo ostentata, anche volontariamente, nei vari episodi per PlayStation ha lasciato ampia libertà allo showrunner Michael Jonathan Smith per instillare vitalità e background ai principali volti della rosa di piloti che dal primo Twisted Metal in poi si sono puntualmente sfidati.
Questa libertà creativa, tanto per cominciare, ha dato forma ad un tono spassoso e ironico. Non si tratta di demenzialità fine a sé stessa, beninteso. A fare da padrone è il volgare cinismo figlio di un mondo che si sta letteralmente sgretolando, che si palesa in battute al vetriolo, nonché in figuri grotteschi che estremizzano perversioni e devianze facilmente riscontrabili anche nella nostra contemporaneità "civilizzata".
Da questo punto di vista, i protagonisti Anthony Mackie e Stephanie Beatriz, già amata ai tempi di Brooklyn Nine-Nine, rappresentano una scelta di casting perfetta, nonché un duo perfettamente equilibrato. Una dolce canaglia il primo, una dura dall'animo ferito l'altra, John e Quieta (terribile adattamento di Quiet) alternano con un ritmo perfettamente calibrato siparietti comici, scene d'azione scenografiche al punto giusto e toccanti momenti di introspezione innescati, per un motivo o l'altro, dal dover fare i conti ognuno con il proprio passato.
Proprio quando la serie si apre al flashback si possono apprezzare le molteplici sfaccettature dei personaggi, scoprendo così qualcosa in più sul villain di questa stagione, ovvero l'agente Stone, altro volto noto ai fan, nonché su quella scheggia impazzita che è Sweet Tooth, mascotte della saga, per così dire, meravigliosamente interpretato da Joe Seanoa, wrestler professionista e già voce di King Shark nello sfortunato Suicide Squad: Kill the Justice League. Anche quando la serie indugia sui comprimari, su personaggi che si avvicendano sullo schermo per qualche scena o al massimo per un paio di puntate, ognuno di essi brilla per caratterizzazione, mettendo in mostra tutta la qualità di una scrittura che ha evidentemente beneficiato di un lavoro di background accorto ed efficace.
La vicenda nella sua globalità, inoltre, scorre via che è un piacere. Non ci sono puntate riempimento, non c'è traccia di tempi morti. Tutto è estremamente funzionale alla storia, al lungo viaggio che conduce John e Quieta verso New Chicago partendo da New San Francisco per una consegna speciale, un itinerario che, tra l'altro introduce le altre grandi protagoniste di Twisted Metal, ovvero le auto. Anche in questo caso non mancano i diretti rimandi alla serie, con vetture che nei nomi utilizzati e nell'aspetto estetico ricalcano le controparti videoludiche. Roadkill, Twister, il furgoncino di Sweet Tooth ruberanno la scena in versioni estremamente vicine a quelle apprezzate negli episodi della serie. Ad occupare buona parte del palcoscenico, tuttavia, sarà una new entry, Evelyn la Subaru Impreza che accompagna John da tantissimi anni nel suo lavoro da lattaio.
Oltre a vederle correre lungo le strade disabitate di quest'America post-apocalittica, saranno naturalmente protagoniste di veri e propri momenti alla Destruction Derby, in cui si vomiteranno addosso chili di piombo e un po' di esplosivo, richiamando direttamente i videogiochi. Fortunatamente, come per tutto il resto della serie, non si tratterà mai di puro fan service, quanto di sequenze perfettamente integrate alla trama e, soprattutto, dirette come si deve.
Meno CGI c’è, meglio è
Twisted Metal ostenta cura e attenzione al dettaglio in quasi ogni suo aspetto. Delle capacità attoriali del cast coinvolto ci siamo già globalmente espressi, ma vale la pena sottolineare come Anthony Mackie abbia la perfetta faccia da schiaffi per interpretare un eroe dal cuore tenero e con la battuta sempre pronta. Stephanie Beatriz è perfettamente in parte per restituire le sfaccettature di un personaggio sofferente, ma che cela una vitalità che trabocca di continuo, spesso involontariamente. Thomas Haden Church ha il ghigno giusto per suscitare immediatamente antipatia e far trasparire tutta la rabbia repressa dell'agente Stone. Joe Seanoa, con la sua fisicità, dà vita ad uno Sweet Tooth ora bizzarro, ora comico, ora inquietante. Vale la pena citare anche Jason Mantzoukas chiamato ad interpretare il pazzo esaltato, esattamente come già gli capitò in Brooklyn Nine-Nine.
Se gli attori funzionano, non è da meno la regia, per quanto non sia possibile parlare di eccellenza. Abbonano le inquadrature scolastiche, mentre gli inseguimenti e le battaglie sono spesso un susseguirsi di campi stretti e primi piani, proprio per non impattare troppo sull'impianto scenografico e risparmiare sui costi. Manca certamente l'estro, ma per merito di set densi di dettagli e di un saggio uso delle luci, ogni scenario gode di una sua tridimensionalità.
La fotografia, dal canto suo, richiama vagamente alla serialità di certe produzioni degli Anni '80 e '90. Il vago tocco di amatorialità, la patina da serie TV a basso budget è comunque funzionale ad inquadrare ulteriormente Twisted Metal nel contesto ilare e ironico che la sceneggiatura si prende la briga di costruire battuta dopo battuta.
Pessimi, invece, gli effetti in computer grafica. I modelli delle auto che corrono verso l'orizzonte sono estremamente posticci, così come buona parte delle esplosioni, che palesano una certa arretratezza nella realizzazione. Fortunatamente Twisted Metal fa un ampio utilizzo di props e oggetti realmente presenti in scena, limitando estremamente i momenti di puro imbarazzo suscitati da una CGI per nulla all'altezza.
Vale la pena tessere le lodi anche riguardo alla durata complessiva di questa prima stagione. Dieci puntate, ognuna di massimo trenta minuti. In una serialità ormai zeppa di produzioni che si trascinano solo per raggiungere un minutaggio tale da potersi così definire di alto livello, abbiamo ulteriormente apprezzato la creatura di Sony e Universal per averci regalato puntate che vanno dritto al punto, per nulla diluite in inutili lungaggini.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Twisted Metal, un po' come accadde a suo tempo con The Last of Us, è una serie ideale sia per chi si innamorò dei videogiochi ai tempi della prima PlayStation, sia per chi non aveva mai sentito parlare di questa serie del publisher nipponico. Le dieci puntate che compongono questa prima stagione sono un autentico spasso, un piacevole ottovolante fatto di battute volgari, sparatorie, inseguimenti in auto. Il mondo immaginifico creato per l'occasione, pur non essendo particolarmente originale, è credibile, vivo, abitato da personaggi ben interpretati e dal background sfaccettato. A sorprendere più di ogni altra cosa, è la capacità della serie di essere sempre equilibrata sia nelle sue parti più ironiche, che in quelle spiccatamente drammatiche. Da vedere assolutamente, anche perché il rispetto e la riproposizione delle fondamenta della saga a cui si rifà manderà in brodo di giuggiole i fan sfegatati di Twisted Metal. Non vediamo l'ora di goderci la seconda stagione che, fortunatamente, dovrebbe esordire tra pochi mesi, in piena estate.
PRO
- Volgare, esagerata, divertente
- Attori perfettamente in parte
- Non esistono tempi morti
CONTRO
- Regia un po' troppo scolastica
- CGI davvero pessima