Il concetto di "boss" è sbocciato dai semi gettati dai film di Bruce Lee nei primi anni '70, opere nelle quali l'abbattimento delle orde di minion precedeva sempre l'apparizione di un avversario visivamente unico e decisamente più pericoloso. Game of Death, nello specifico, fu la pellicola capace di ispirare alcuni degli scontri più iconici dei primi picchiaduro: la stella delle arti marziali avrebbe dovuto scalare dieci piani di una pagoda thailandese, ciascuno presidiato da un maestro di karate di forza crescente. Tale concetto ha iniziato a cementificarsi nel contesto del game design solo con l'emersione di Dungeons & Dragons nel 1974: la prima comparsa di un boss nei confini di un videogioco risale infatti a "DnD" del 1975, celebre opera per l'altrettanto celebre terminale didattico PLATO progettato dall'immenso Donald Bitzer.
Nel corso degli anni i boss dei videogiochi sono cambiati completamente per forma e soprattutto per funzione: se, inizialmente, il boss medio dell'epoca arcade doveva rappresentare l'addio definitivo al quarto di dollaro inserito nella macchina per poter giocare, l'avvento delle console da salotto ha portato al completo stravolgimento dell'interpretazione della difficoltà. I videogiochi non avrebbero dovuto più risultare esclusivamente sfidanti, aprendo un ventaglio di nuove soluzioni che spesso sono andate di pari passo con l'integrazione della narrativa.
Tuttavia, ai videogiocatori - o almeno a una frazione di essi - la difficoltà piace, e piace anche parecchio. Il fascino della sfida, il morso amaro della sconfitta, la soddisfazione della conquista: sono solo alcuni degli elementi alla base del successo coltivato da FromSoftware nel corso degli ultimi anni. Il medium è costellato di serie che hanno scelto di associare il proprio stesso nome alla presenza di nemici estremamente difficili da abbattere, scontri volenterosi di accogliere il giocatore nel circolo dei pochi "eletti" capaci di completare tali sfide.
E quali sono i boss più difficili nella storia dei videogiochi? Abbiamo realizzato una selezione delle battaglie più complesse, logoranti, frustranti e inavvicinabili incontrate fra opere vecchie e nuove, tentando di coprire il ventaglio di generi più ampio possibile e di portare evidenze a sostegno delle scelte, ben consapevoli che nella storia delle classifiche non esisterà mai quella indiscutibilmente oggettiva, capace di mettere tutti d'accordo. Sappiate però che sono stati seguiti un paio di criteri fondamentali: non sono stati inseriti boss effettivamente impossibili - come ad esempio la prima versione di C'Thun inserita in World of Warcraft - e nemmeno boss che trovano le ragioni della difficoltà in meccaniche di gioco antiquate o penalizzanti, come la gestione della telecamera in alcune varianti di Ninja Gaiden. Non c'è bisogno di dire che, dal momento che si tratta di boss, alcune parti di questa analisi potrebbe contenere spoiler relativi alle opere di riferimento.
10) Malenia, Lama di Miquella - Elden Ring
Le discussioni su chi sia il boss più difficile nella storia dei soulsborne di FromSoftware probabilmente non si placheranno mai. C'è chi è convinto che il drago Midir o Sorella Friede non temano nessun rivale, c'è chi è rimasto scottato dalla doppia battaglia con il Re Senza Nome, c'è chi è pronto a giurare che l'Orfano di Kos di Bloodborne sia l'esperienza più frustrante di tutta la sua carriera. Nessuno di questi avversari, tuttavia, ha mai raggiunto i numeri di Malenia, la guerriera scelta da Hidetaka Miyazaki come emblema della sua ultima opera: l'empirea ha infatti sconfitto oltre 319 milioni di personaggi, dimostrandosi il nemico più letale di Elden Ring, che per inciso è l'opera più diffusa della casa con 20 milioni di copie piazzate. Si tratta di un numero impressionante di Senzaluce spezzati, specialmente se consideriamo il momento del gioco in cui è possibile affrontarla.
Al giorno d'oggi solo una frazione di videogiocatori completa l'interezza delle avventure: solitamente, nelle produzioni di FromSoftware, l'avversario che miete più vittime s'incontra durante i primi passi nel mondo. Il Cavaliere della Nebbia di Dark Souls 2, ad esempio, ha una percentuale di successo del 7%, ma rispetto a un Demone Capra qualsiasi sono pochissimi i giocatori a presentarsi al suo cospetto. Malenia, invece, ha superato tutti gli altri boss di Elden Ring e lo ha fatto nella difficile posizione di boss opzionale posto a presidio di un'area segreta di fine gioco. Se la sua celebre Danza dell'Acqua equivale a un presagio di morte, e chi si trova a fronteggiarla impreparato finisce per risvegliarsi all'ultimo Luogo di Grazia in un battito di ciglia, la scoperta della presenza di una seconda fase è stata sufficiente per portare il giocatore LetMeSoloHer alla follia, spingendolo a dedicare la sua esistenza alla sconfitta di Malenia.
9) Fatalis - Monster Hunter World: Iceborne
Nonostante Monster Hunter Rise abbia portato una fresca ventata d'accessibilità e convinto tantissimi giocatori a dare un'opportunità alla serie di Capcom, le battaglie all'ultimo sangue protagoniste dei vari capitoli non vanno certo affrontate a cuor leggero. Ciò è ancor più vero quando si tratta di Draghi Anziani, i mostri più terribili che ci si può trovare a fronteggiare in mezzo all'aggressivo e avvolgente ecosistema naturale del brand. Ma persino fra loro esiste una categoria di bestie capaci di far tremare anche i cacciatori più navigati, ovvero i Draghi Neri: l'Alatreon, il Disufiroa, il Dire Miralis e il Fatalis restano tutt'ora i predatori più temuti in assoluto, l'apice della catena alimentare.
In particolar modo, lo scontro con il Fatalis introdotto come evento finale di Monster Hunter: World - Iceborne si configura probabilmente come la battaglia più ardua mai emersa dalle pieghe dell'intera serie, un combattimento nel quale al minimo errore segue uno svenimento quasi assicurato. Nelle prime fasi non è nemmeno consentito farsi aiutare da altri cacciatori, fallire nel rompergli la testa per due volte significa prendersi dritto in faccia il suo attacco più devastante, e ogni singolo soffio infuocato ha il potenziale per rispedire il giocatore diretto alla tenda, investendo i fedeli Felyne del compito di trascinare milioni di giocatori privi di sensi fino al rifugio.
8) I cinque Judge Archadiani - Final Fantasy XII: International Zodiac Job System
La saga di Final Fantasy ha dato i natali a molti dei superboss più ardui emersi dal tessuto dei videogiochi, alzando il sipario su scontri pensati esclusivamente per i giocatori hardcore, spesso disponibili dopo aver completato tutto ciò che il gioco base aveva da offrire nonché sottesi al presupposto di aver ottimizzato al massimo tutto l'ottimizzabile. Ci sono stati scontri come quello con Yazmat in Final Fantasy 12, lo storico drago che poteva contare su milioni di punti vita; c'è stata l'incursione contro Der Ritcher del decimo capitolo, avversario che richiedeva di completare l'intera Sferografia e nonostante ciò riusciva a spazzar via la squadra con un colpo; non si può non far menzione dello scoraggiante confronto con Ozma in Final Fantasy 9, nel quale la fortuna assumeva un ruolo tanto determinante da squalificare quasi completamente l'elemento tattico. Il boss più difficile della serie, tuttavia, è uno di cui buona parte dei giocatori non sono nemmeno a conoscenza: affrontando la Trial Mode introdotta inizialmente in Final Fantasy 12: International Zodiac Job System era possibile prendere parte a una sequenza di cento battaglie al cardiopalma, con la possibilità di salvare i dati solamente ogni dieci sfide concluse.
L'ultimo combattimento richiedeva di affrontare i cinque Judge Archadiani contemporaneamente: oltre a richiedere una perfetta padronanza del sistema Gambit e i migliori accessori presenti nel mondo di gioco - alcuni dei quali soggetti a frequenze di drop infinitesimali - sapeva spingere al limite le capacità tattiche degli appassionati. Dopo aver scatenato una tempesta di status negativi e colpito l'avanguardia come treni in corsa, questi avversari non esitavano a curarsi vicendevolmente con degli Elisir, dando vita a una durissima guerra di logoramento che richiedeva una strategia perfetta, e che addirittura prevedeva "counter" specifici per le principali tattiche sfruttate dai giocatori. Nella più moderna versione The Zodiac Age, in cui è possibile salvare dopo ogni piano e sono state introdotte una serie di ulteriori semplificazioni nella modalità base, il Trofeo di Platino è rimasto uno dei più rari dell'intero ecosistema PlayStation, con solo il 2,6% dei giocatori capaci di impossessarsene proprio a causa della presenza di questa particolare impresa.
7) Isshin, il Maestro - Sekiro: Shadows Die Twice
Solitamente nelle opere di FromSoftware la totale libertà consegnata nelle mani dei giocatori consente di abbattere qualunque cancello, a patto di forzarlo nel modo corretto. È possibile evocare alleati per puntare tutto sulla superiorità numerica, è permesso fare incetta di Anime per potenziare oltremisura il personaggio, si può fare affidamento su una lunghissima serie di armi e accessori talvolta dotati di caratteristiche "rotte"; la difficoltà della succitata battaglia con Malenia, ad esempio, può essere decisamente abbattuta sfruttando l'immenso ventaglio di opzioni celate nei meandri dell'Interregno di Elden Ring. Sekiro: Shadows Die Twice, dal canto suo, ha preso questa tradizionale filosofia e l'ha gettata fuori dalle finestre dei più alti templi di Ashina: l'unica strada possibile per raggiungere i titoli di coda è quella di immergersi nelle meccaniche di gioco e apprenderle lentamente, fino ad arrivare al punto da padroneggiarle come un'antica arte marziale orientale capace di sbaragliare qualunque avversario.
Isshin, in questo sentiero, si pone come l'esame definitivo, praticamente un test per la consegna della cintura nera, una sfida che una volta completata consente a chiunque di ricominciare da capo il viaggio e attraversare i campi di battaglia come uno schiacciasassi, sbaragliando tutti i nemici che un tempo sembravano invincibili. Isshin va oltre il crudo concetto di difficoltà, perché è uno dei boss meglio disegnati nella storia del medium: come spesso accade nei manga, Sekiro - o meglio, il giocatore che impugna il controller - diventa sempre più forte man mano che insiste ad affrontare il Maestro; la schermaglia introduttiva contro Genichiro Ashina serve proprio a questo, a far percepire concretamente la crescita che porterà all'abbattimento dell'ultimo nemico.
6) Demi Fiend - Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga
Avete portato al livello massimo tutti i personaggi, compresi quelli che all'apparenza sembravano inutili? No? Bene, allora lasciate perdere lo scontro con il Demi Fiend. L'avete fatto? Perfetto, ma sappiate che molto probabilmente non sarà sufficiente. Dopo aver completato per la prima volta Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga, è possibile avviare il Nuovo Gioco + e spassarsela finché nel dungeon di Anahata ci si imbatte nel Demi Fiend, nientemeno che - per i cultori del genere - il protagonista di Shin Megami Tensei III: Nocturne. Il Demi Fiend è spesso considerato il boss più difficile nella storia dei JRPG, avvicinato solamente da altri mostri sacri spesso legati a serie lontane dai riflettori.
La battaglia, nel corso degli anni, è stata pesantemente criticata in ragione della componente legata al caso, dal momento che la sfortuna può portare alla completa devastazione del party nel giro di un manciata di turni; al tempo stesso, la struttura stessa del combattimento è pensata per mettere fuori causa la maggior parte delle strategie convenzionali, perché il Demi Fiend nullifica buona parte degli attacchi e ha il brutto vizio di rispondere alle immunità più diffuse con mosse capaci di far fuori tutto il gruppo in un sol colpo. Come se non bastasse, è accompagnato in battaglia da una coppia di demoni, quando la sua salute viene dimezzata si cura completamente una volta per scontro, ed è soggetto a un complesso sistema di letture delle statistiche che porta molto di frequente a sconfitte inevitabili. Al momento è nota una sola strategia per facilitare la battaglia ma, oltre a richiedere una perfetta esecuzione, non è esente dal rischio di incappare in una generazione casuale sfavorevole capace di rendere l'impresa impossibile. Nonostante ciò, lo scontro rimane estremamente tecnico e richiede una perfetta padronanza di ciascuna meccanica dell'opera.
5) Yozora - Kingdom Hearts III Re Mind
Quando Square Enix si è presentata sul mercato con Kingdom Hearts, mescolando i fondali dei classici Disney con l'anima di Final Fantasy, la sensazione era quella di trovarsi al cospetto di un'opera pensata esclusivamente per il pubblico più giovane. Poi, verso la fine della prima avventura, ci si imbatteva in una serie di boss opzionali degni delle prime produzioni di Squaresoft, destinati a culminare nella storica battaglia con Sephiroth nell'arena del Monte Olimpo. Da allora, non si sa bene per quale ragione, ciascun capitolo della saga - specialmente nelle varianti Final Mix - ha finito per ospitare scontri al limite dell'impossibile fatti di letture perfette e finestre di frame millimetriche, nemmeno si trattasse della variante Dante Must Die di un qualsiasi capitolo di Devil May Cry.
Nel corso degli anni sono emerse delle ulteriori varianti di Sephiroth, la devastante e all'epoca inavvicinabile Volontà Residua di Kingdom Hearts II: Final Mix e soprattutto il terrificante - in tutti i sensi - Uomo Misterioso di Kingdom Hearts Birth by Sleep, probabilmente il peggior avversario in assoluto sul fronte della difficoltà nuda e cruda. Poi, con Kingdom Hearts 3 Re Mind, è stato introdotto Yozora, protagonista di una battaglia logorante, quindici minuti di meccaniche che si susseguono senza sosta e che richiedono una profondissima comprensione dei tempismi che regolano il sistema di combattimento. A differenza di quello con l'Uomo Misterioso, lo scontro con Yozora è pulito, corretto, un degno gran finale per le battaglie della saga nel quale subire due colpi significa finire al creatore e solamente l'esperienza può traghettare il giocatore fino alla vittoria.
4) Lo Splendore Assoluto - Hollow Knight: Godmaster
Hollow Knight è un videogioco estremamente accessibile, volenteroso di farsi scoprire da qualsiasi genere di appassionato, pronto a srotolarsi lungo una vastissima mappa capace di offrire dozzine di ore di divertimento. Ma sotto l'ammaliante estetica di Nidosacro si cela un lato oscuro capace di spedire al manicomio anche i giocatori più navigati. L'espansione Godmaster, nello specifico, ha introdotto un'ardua modalità sfida che mette il piccolo Ricettacolo di fronte a una serie di lunghe e impegnative corse ai boss, alzando il sipario su orde di nemici inediti e versioni fortemente potenziate di quelli già noti.
Se già il completamento dei primi Pantheon richiede riflessi degni di un Maestro Jedi, l'ultima di quelle scalate - ovvero il Pantheon di Nidosacro - è una vera e propria prova di resistenza mentale, una maratona da correre in equilibrio sull'orlo della follia. In tale contesto bisogna infatti affrontare tutti i boss di Hollow Knight in sequenza, comprese creature uniche e pericolose come il Ricettacolo Puro, che già di per sé rappresenta una forza soverchiante. Arrivati in cima, viene il momento di sfidare lo Splendore Assoluto, variante ancor più letale del "vero" boss finale dell'opera, un avversario che richiede un posizionamento impeccabile e tempi di reazione fulminei. Il problema è che, anche solo per poterlo sfidare a duello e fare un po' di pratica, è prima necessario completare l'interezza della boss rush, e ogni minimo errore viene punito con il ritorno al primo scontro.
3) Mike Tyson - Punch-Out!!
Le leggende non muoiono mai. C'è stato un tempo in cui trovarsi a fronteggiare Mike Tyson su un ring da pugilato significava praticamente affrontare un carro armato, un fulmine con due cannoni al posto delle braccia; per molti appassionati l'inarrivabile grandezza di Alì resterà sempre fuori discussione, ma non c'è mai stato un pugile in grado di dipingere di terrore i volti dei suoi avversari al pari di Iron Mike. Quel terrore è la medesima sensazione che hanno provato i possessori di Punch-Out!! per NES dopo aver traghettato il mingherlino Little Mac fino all'epilogo della sua carriera, quando finalmente gli veniva riservato l'onore di sfidare Tyson.
Al giorno d'oggi si è diffusa l'idea che l'atroce difficoltà di quello scontro sia nulla più che il retaggio di un'epoca scomparsa, una sorta di effetto Mandela che porta a considerare sempre più ardue le opere del passato. Non c'è niente di più sbagliato: lo scontro con Mike Tyson in Punch-Out!! è un'impresa al limite dell'impossibile che richiede riflessi sovrumani e soprattutto una grande, grandissima forza di volontà nell'inseguimento della perfezione. Un colpo: è quanto serve al peso massimo per mettere KO Little Mac, e in seguito al primo crollo diventa praticamente impossibile avere la meglio. Insomma, nessuno è perfetto, tranne chi riesce a sconfiggere Iron Mike in Punch-Out!!.
2) Inbachi - DoDonPachi SaiDaiOuJou
Quello degli shoot'em up è sempre stato un genere difficile, storicamente a causa del modello di business delle macchine arcade che l'ospitavano, volenterose di sottrarre tonnellate di quarti di dollaro dalle tasche dei videogiocatori. Poi, con il passaggio al mercato console, una frazione di appassionati scoprì di aver sviluppato una sorta di masochismo, un'atavica voglia di soffrire che portò all'emersione del sottogenere dei Danmaku, nel nostro continente noti come bullet-hell. Dopo l'emersione di opere come Batsugun, si è sviluppato un filone di titoli al limite dell'impossibile, esperienze interamente votate al grado di sfida come i Tohou e i DoDonPachi, ben più complesse rispetto a un Ikaruga qualsiasi. Nel corso dei 2000, tale genere ha avuto un'impennata di popolarità in seguito alla pubblicazione di numerosi video dal titolo "Il boss più difficile nella storia dei videogiochi", la maggior parte dei quali mostravano lo scontro con Queen Larsa in Mishihime-sama Futari, una battaglia nella quale lo schermo era talmente sporco di proiettili da rendere indistinguibile la hitbox della navicella.
I cultori del genere, tuttavia, sanno bene che esiste un'entità ancora più infame, ovvero Inbachi, il "True Last Boss" di DoDonPachi DaiDaiOuJou, l'unico nemico di questo genere di opere che non è ancora stato sconfitto in modo legittimo nel corso di una partita completa da un credito. La prima caduta registrata ha avuto luogo a dieci anni di distanza dalla pubblicazione, ma solo in modalità allenamento, ed è stato solo allora che la community ha preso coscienza del fatto che quella vittoria fosse un'opzione possibile; CAVE Interactive ha sempre premuto sull'acceleratore della difficoltà, ma con Inbachi è possibile che abbia fatto il passo più lungo della gamba.
1) Absolute Virtue - Final Fantasy XI
19 luglio 2005: Final Fantasy XI, nel pieno dell'espansione Chains of Promathia, spalanca i cancelli sulle rovine di Al'Taieu, una regione costellata di mostri capaci di ridurre in brandelli qualsiasi gruppo di giocatori. Tre mesi più tardi, in quel di ottobre, una Linkshell - ovvero l'equivalente di una gilda dell'epoca - riesce finalmente ad abbattere il Jailer of Love, un avversario potentissimo ed estremamente difficile da fronteggiare in soli termini di preparazione, per poi scoprire con stupore che alla sua morte segue l'apparizione della misteriosa Absolute Virtue, un "High Notorious Monster" fino ad allora sconosciuto. Ciò che seguì fu uno dei più grandi massacri nella storia dei videogiochi: per oltre tre anni, tutti i più forti giocatori di Final Fantasy XI tentarono di reclamare la sua testa senza successo, confrontandosi con battaglie della durata di più di trenta ore nelle quali tale boss procedeva a sfruttare le abilità più forti a disposizione delle classi, a lanciare la skill "Benedizione" per recuperare tutti gli HP perduti nell'arco delle 18 ore precedenti, a utilizzare il classico Regen per diventare virtualmente invincibile.
Rimasta imbattuta per anni, indecifrabile nelle meccaniche, capace di portare allo scioglimento di squadre leggendarie: Absolute Virtue è probabilmente il boss più potente nella storia del medium. Nel 2008, in seguito alle lamentele dei giocatori, Square Enix rilasciò un confusionario video che provava come fosse possibile metterla a tacere in modo legittimo, eppure l'impresa rimase alla portata di una minima frazione della comunità, un minuscolo gruppo di eroi, costringendo gli sviluppatori a dimezzarle i punti vita e tagliare la maggior parte delle sue statistiche. Ma anche allora, solo pochi eletti riuscirono a portare a casa la vittoria. L'imbattibilità di Absolute Virtue vive tuttavia strettamente intrecciata con alcune controverse azioni intraprese dagli sviluppatori, che in seguito a ciascun tentativo vicino al successo procedevano a rilasciare patch per rendere inefficaci le strategie non previste.
I vostri boss più difficili?
È inevitabile: ogni volta che viene stilata una classifica di questo genere, si avrà sempre la percezione che manchi qualcosa all'appello, che sia assente proprio il boss che più ci ha fatto penare, quello che ha richiesto mesi prima d'essere finalmente abbattuto. Sarebbe stato bello poter realizzare una selezione più ampia, dedicare uno spazio ad avversari come il primo M. Bison incontrato nell'epoca arcade, magari al terrificante Shao Khan di Mortal Kombat Trilogy, oppure alla battaglia finale con Alma nei confini di Ninja Gaiden. Quanti nomi eccellenti sono rimasti fuori da questa Top 10, e quanti avversari che fanno una comparsa nei succitate serie meriterebbero analisi più approfondite. Ora tocca a voi: quali sono i boss dei videogiochi più difficili che avete affrontato nella vostra carriera?