Sotto il segno del pericolo
Il fascino del personaggio però non è da ricercare soltanto sotto il volto ammiccante e il fascino di Harrison Ford, visto che nel crearlo Spielberg omaggiò il filone dei “cliffhangers”, serial americani degli anni ’30 e ’40 che inserivano nelle situazioni più disparate diversi eroi, lasciandoli magari alla fine di ogni episodio alle prese con pericoli che porterebbero il protagonista a morte certa, come l’essere legati alle rotaie con un treno in transito o il precipitare in un burrone.
Ed è proprio su questo che i creatori di Indy fecero presa: sia che stesse per essere ucciso da milioni di serpenti, sacrificato alla dea Kalì o alle prese con il sacro Graal (e nell’ordine filmico ho citato tre classici momenti “cliffhangers” della serie), l'eroe col cappello riusciva sempre a cavarsela, non tralasciando alle volte una dose di ironia piuttosto sagace.
Ma lo sprite di Indy ha più fascino di Pitfall?
Indubbiamente, un personaggio di questo tipo calamitò già alla sua prima apparizione l’attenzione del mercato videoludico, che all’epoca basava sui tie-in una grossa fetta del proprio mercato.
Arrivati troppo tardi per il primo episodio, la U.S. Gold e la Tengen si gettarono sulla trasposizione del secondo film, ricavandone due platform di discreto successo su C-64 e Nes, con un successivo porting in sala, in cui si dovevano salvare più bambini possibile dalle mani dei Thugs.
Successivamente, sempre andando in ordine cronologico, il C-64 ebbe anche l’onore di ospitare quella che è considerata una delle più belle avventure punta e clicca di tutti i tempi: Indiana Jones and the Fate of Atlantis confermò infatti la qualità delle avventure firmate LucasArts, spaccando nel contempo il genere di giochi relativi ad Indy in un filone platform ed in uno di avventure grafiche. Fate of Atlantis, uscito oltre che su C-64 anche su Pc, Mac e Amiga, è tutt’oggi uno dei titoli più amati dai videogiocatori di tutto il mondo e, sicuramente, il più bel gioco mai realizzato finora sull’archeologo con frusta e cappello, tanto da far riapparire alcuni personaggi secondari anche in I.J. and the Infernal Machine. La storia di Fate of Atlantis ci vede di nuovo alle prese con i nazisti, questa volta desiderosi di mettere le loro mani su una misteriosa macchina di distruzione che avrebbe addirittura causato l’affondamento di Atlantide. Con l’uscita del terzo film però, le software house si affrettarono a sfruttare la licenza e a far uscire una versione elettronica della pellicola su tutte le console presenti all’epoca, partendo dall’oramai defunto C-64 passando per Game Boy, Game Gear, Mega Drive, Master System e Nes: tutti questi tie-in avevano in comune l’oramai consolidata formula platform e si attestavano su un buon livello qualitativo, riprendendo alcuni degli spunti più interessanti del film ma ampliandone le ambientazioni, facendoci passare in una corsa contro il tempo su treni del circo in corsa, dirigibili tedeschi e tra le catacombe di Venezia alla ricerca del Sacro Graal.
Come dicevo, con le pellicole terminate e con l’uscita dell’avventura della Lucas, i programmatori misero in fase di stasi i nuovi progetti sul personaggio (mentre su Mega Drive era uscito Quackshot, parodia Disney con Paperino nei panni del nostro archeologo), dedicandosi nel contempo a sfornare prodotti basati sulla serie televisiva, mandata in onda agli inizi degli anni ’90, dedicata alle avventure del giovane Indiana Jones, pubblicando così nel 1992 un banale platform per Nes e Mega Drive chiamato The Young Indiana Jones Chronicles, seguito poi solo su MD da Instruments of Chaos: Starring Indiana Jones.
Il 1994 invece segnerà una svolta per tutti i fan della serie: la Lucas, in stretta collaborazione con Nintendo, grazie a dei progetti iniziati con la trasposizione videoludica della saga di Guerre Stellari, decide di integrare tutta la trilogia in un platform su Snes, con il titolo di Indiana Jones Greatest Adventures.
Il progetto è ambizioso, visto che per l’epoca l’integrazione di diversi sottogiochi apportati dalla software house non era cosa semplice da realizzare, così come le numerosissime ambientazioni e i moltissimi dettagli da curare per rendere il tutto il più fedele possibile alle pellicole.
Pertanto, il ’94 segnò l’uscita di questa promettente opera sviluppata dai Factor 5, che venne accolta abbastanza bene sia da pubblico che da critica, soprattutto per l’ottima grafica e l’atmosfera data dalle musiche originali, nonostante i sottogiochi 3D sopracitati (ovvero i momenti topici dei film, come l’inseguimento aereo de 'L’Ultima Crociata' e la corsa sui carrelli de 'Il Tempio Maledetto') fossero alle volte piuttosto frustranti rispetto ai ben più divertenti livelli 2D.
Purtroppo, questo titolo coincise con la seconda, ben più lunga, stasi dei videogiochi dedicati ad Indy: infatti, oltre al mini-adventure game 'I.J. and his Desktop Adventures', più che altro un voluto omaggio Lucasiano ad uno dei suoi personaggi più celebri, immerso stavolta in brevi quest da completare raccogliendo in ordine di utilizzo gli oggetti presenti negli scenari, non abbiamo più titoli fino al 1999, l’anno del grande ritorno; l’anno di I.J. and the Infernal Machine su Pc, Nintendo 64 e Game Boy Color.
A volte ritornano, in 3D
Quasi a simboleggiare un punto di passaggio verso una nuova epoca, Infernal Machine ha una collocazione cronologica successiva agli eventi narrati nei film e nei giochi: ci troviamo infatti nel 1947, in pieno clima post bellico.
I nazisti hanno perso la guerra nel 1945 e il nuovo pericolo è rappresentato dallo smisurato desiderio di espansione dell’impero sovietico, ansioso di ritrovare un misterioso macchinario investigando intorno alle rovine della Torre di Babele. Indiana viene ingaggiato da un ricco studioso che vuole impedire che il macchinario venga riportato alla luce, ma questa volta sarà davvero dura, e districarsi tra mezza Armata rossa, robot da guardia e trappole antiche potrebbe costargli molto caro… Il titolo, che può essere classificato nella schiera degli adventure in terza persona (paragoniamolo magari al primo Tomb Raider o a Montezuma’s Return), ha avuto la stessa buona accoglienza del precedente Greatest Adventures su Snes e, senza ombra di dubbio, è un prodotto non innovativo che riesce ad offrire una certa attrattiva per il fascino del personaggio e anche perchè si è trattato del suo primo gioco completamente in 3D.
Ora, come avrete certamente letto nell’esclusiva anteprima apparsa su Multiplayer.it, il mitico avventuriero sta per tornare sulle console e sui Pc d’ultima generazione, per cercare di battere i nazisti e la triade cinese nel recupero del Cuore del Drago, una perla dagli immensi poteri.
La controparte femminile, che ci aiuterà nel recupero del manufatto, sarà rappresentata da Mei Ying, un’intraprendente ragazza cinese. Il gioco uscirà a marzo nei negozi di tutta Europa: armati di frusta e cappello vi faremo sapere un giudizio finale al più presto!
Un uomo, una frusta...
Indimenticabile eroe di quasi una generazione fa, Indiana Jones ha lasciato sicuramente un segno in quasi tutti i fanciulli che hanno seguito le sue avventure, magari tentando con forte spirito di emulazione di fare una frusta con la cintura – come il sottoscritto - e cercando di vivere qualche epica impresa un po’ più “casalinga”.
Nato agli albori degli anni ’80 dalla coesione di Steven Spielberg e di George Lucas, il professore di archeologia e storia antica Junior “Indiana” Jones (Indiana era il nome del suo cane) passa il suo tempo libero a ritrovare manufatti perduti e a sventare i piani di conquista dell’allora in ascesa impero nazista, magari in compagnia di qualche bella ragazza in pericolo.
Certo, è strano vedere come certi personaggi possano cadere nel dimenticatoio: il nostro eroe infatti non è più sugli schermi cinematografici dal 1989, anno de “I.J. e l’Ultima Crociata”, mentre i due precedenti film erano usciti nel 1981 –I Predatori dell’Arca Perduta- e nel 1984 –I.J. e il Tempio Maledetto-, e oramai da troppo tempo si vocifera riguardo un fantomatico “I.J. e il Fato di Atlantide”; quarto episodio della saga ripreso dalla mitica avventura su PC, ma di quest’ultimo parleremo più avanti.