Buone premesse
Amenità a parte, Mercenaries si presenta bene, nonostante lo stato di sviluppo ancora poco avanzato: il gioco è sviluppato da quegli stessi Pandemic Studios di Star Wars Battlegrounds, che evidentemente hanno deciso di mettersi in mostra per le loro capacità tecniche. Mercenaries infatti sfrutta un motore grafico proprietario, con l’ausilio di Havok per la gestione della fisica. La cosa interessante è che tale sistema anche su PS2, notoriamente il meno potente dei sistemi di gioco attualmente in circolazione, con risultati più che buoni. La fisica inoltre avrà influenza diretta sul gameplay, per cui sarà possibile calibrare esplosioni, collisioni di veicoli, cadute di oggetti per semplificarci il lavoro. Lavoro che sarà principalmente sul campo, e non potrebbe essere diverso trattandosi di combattimento. Si, perchè il nostro mercenario, a prescindere dal personaggio che si andrà a scegliere, è un vero lupo solitario, e generalmente ama lavorare da solo, a parte qualche piccolo aiuto dall’esterno.
A questo propostio sembra interessante, anche se non ancora pienamente svelato, il meccanismo delle fazioni: in gioco ci sono diverse forze, tutte non propriamente umanitarie, ciascuna con i propri interessi. Una parte del gioco ci permetterà, con funamboliche mosse politiche, di ottere l’aiuto ora della mafia russa, ora delle triadi cinesi, ora di qualche governo. Naturalmente si tratterà di alleanze tutt’altro che fragili e durature, e molto spesso basterà un proiettile vagante di troppo per trovarsi con il doppio dei nemici e nessun alleato.
Alleati la cui affidabilità, peraltro, è assolutamente confutabile. Con un meccanismo analogo a quello visto in Halo sarà possibile raccogliere, in alcune circostanze, alcuni soldati che ci forniranno supporto in modo assolutamente independente, almeno fino a quando staremo dalla loro parte o in alternativa il fuoco nemico si dimostri troppo fitto per loro.
Per fortuna ci verrà in aiuto un efficente sistema di comunicazione che ci permetterà di ordinare direttamente dal campo di battaglia alcuni “prodotti e servizi” che ci verranno recapitati direttamente da un efficente srvizio aviotrasportato: fra i “prodotti” ci saranno mezzi di trasporto e armamenti pesanti, fra i “servizi” amenità quali bombardamenti a tappeto, distruzione di edifici con detonazioni mirate. Insomma tutto quello che potrebbe servire nel corso di una battaglia. Il modo di ottenere questi gingilli è quanto di più semplice: il loro importo verrà detratto direttamente dal nostro onorario, che per la cronaca aumenta o diminuisce a seconda dei danni causati alla fazione del nostro attuale nemico in termini di infrastrutture, mezzi e uomini.
“Se puoi vederlo... lo puoi rubare, usarlo o farlo esplodere” Questo motto, riportato anche sul press kit del gioco, sottende una libertà di movimento e di azione assoluta. Le missioni sono volutamente lineari (“il tuo uomo si trova qui. Stanalo!”) per consentire al giocatore la più assoluta libertà di movimento e di iniziativa. Qualsiasi mezzo presente nel gioco può essere rubato o fatto saltare, qualunque edificio può essere distrutto, eventualmente usando un carro armato nemico come passepartout se la porta è troppo coriacea. E in questo viene in aiuto anche la dimensione del mondo di gioco, talmente vasta da consentire addirittura dei veri e propri dogfight aerei fra elicotteri, anche se naturalmente di impostazione molto arcade. Se un elicottero nemico vi disturba, nulla vi vieterà di trovarne uno in fase di decollo, invitare gentilmente il pilota a scendere (a colpi di mitra o a mani nude), ingaggiare il distrurbatore, vuotargli addosso l’arsenale ed andare ad appoggiare delicatamente l’ormai inutile mezzo sulla schiena di quegli uomini di trincea che vi sbarravano il passaggio, vedendolo esplodere in un trionfo di modelli fisici, oltretutto vedendo il vostro compenso salire in proporzione. Un gioco chiaramente e esplicitamente hollywoodiano, dove lo scopo finale, oltre al profitto è indubbiamente il divertimento spettacolare.
I ragazzi di Pandemic ammettono candidamente di aver realizzato il gioco in modo così aperto soprattutto per consentire gli scorrazzamenti selvaggi all’interno delle mappe di gioco, oltre alla possibilità di provare strategie diverse: certo farsi strada a colpi di lanciarazzi da una certa soddisfazione, ma che ne pensate di strisciare dietro le linee nemiche, appropriarvi di una jeep e lanciarvi a tutta velocità verso l’obbiettivo prima che i soldati nemici abbiano avuto il tempo di accorgersi di qualunque cosa? Lo stesso dicasi per gli obbiettivi primari, che possono essere sia catturati che freddati, a seconda della necessità e delle circostanze: va da se che tentare di immobilizzare un uomo mentre fischiano le pallottole potrebbe non essere una buona idea...
Altra possibilità di gioco è fornita dai tre personaggi che, disponendo di caratteristiche diverse, offrono ciascuno una sfida a se stante, potenzialmente triplicando il tempo di gioco. Inolte, ma per il momento è poco più di una voce, si parla di alcune features nascoste, quali nuovi personaggi, ma su tutto vige ancora una specie di compiaciuta riservatezza.
Allo stato attuale di lavorazione Mercenaries è un gioco ricco di buone promesse, soprattutto dal punto di vista tecnico: la versione su PS2 dimostrata nel corso della presentazione presentava davvero pochi difetti, considerando lo stato di pre-alpha e tutte le mancate ottimizzazioni del caso. Il gameplay open-oriented di solito offre una buona soluzione e qualche ora di sano divertimento, se supportato da un comparto tecnico adeguato e da una trama in grado di offrire sani spunti per dare il via al meccanismo di gioco. Su questi ultimi punti, il verdetto lo può dare solo il tempo: quanto presentato finora, nonostante le premesse interessanti, non offre ancora abbastanza spunti per dare un giudizio in questo senso.
Qualcuno guarda con diffidenza i giochi troppo semplici e fun-oriented. Forse perchè, in un certo senso, ricordano i primordi del videogioco, forse perchè sembrano vieppiù immaturi, forse ancora per una specie di forma di snobismo culturale (se qualcuno conosce un appassionato di musica, questo suona più o meno come il celeberrimo “Io non ascolto la roba commerciale”). Pandemic evidentemente se ne disinteressa e ci propone questo Mercenaries, un titolo prettamente action oriented, in cui il giocatore vestirà i panni di un mercenario sulle tracce di un organizzazione segreta.
La trama introduttiva finora svelata è semplice, e dal sapore tutto sommato retrò: un’organizzazione segreta di criminali vuole conquistare il mondo e noi, nei panni di un soldato di ventura contemporaneo, ci troveremo a dover scovare e rendere inoffensivi i 52 supercattivi che minacciano la terra. Questi 52 sono raggruppati come un mazzo di carte, e in particolare quattro di questi, i quattro assi, sono i pilastri dell’organizzazione. Sinceramente non abbiavo avuto cuore di chiedere se quasto contiene qualche riferimento alla CIA ed alla lotta internazionale al terrorismo, ma il fatto che il gioco sia ambientato in Corea del Nord piuttosto che in Iraq o Afghanistan ci ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo.