Da un'intervista pubblicata da MCV veniamo a sapere che Square Enix monitora abitualmente i videogiocatori che si dedicato ai titoli del publisher, utilizzando i dati raccolti per analizzare abitudini e trend generali del popolo videoludico.
Ma tranquilli, non si tratta di un grande fratello che fa capo ad una cospirazione per il controllo delle menti, quanto piuttosto di un sistema per raccogliere informazioni in maniera diretta e sicura da parte del publisher: sostanzialmente, quando accettiamo i "termini e condizioni" di Square Enix presenti all'interno dei loro prodotti, implicitamente diamo il nostro assenso alla raccolta di questi dati. "Finché non si hanno dati concreti, possiamo solo fare supposizioni", ha spiegato il producer Chris Dillon di Square Enix London Studios, "a volte, un valore raccolto può essere una chiara indicazione di un particolare problema o desiderio" da parte del pubblico e si è così in grado di porre rimedio a mancanze o venire incontro a richieste particolari.
Pare che questo sistema di raccolta dati sia stato particolarmente utilizzato in Sleeping Dogs, con un monitoraggio completo dei dati degli utenti, comprese le configurazioni hardware e le opzioni selezionate nel menù principale. L'idea è quella di cercare di impostare i giochi di default su certe opzioni preferite dai giocatori, derivanti dai dati raccolti: ad esempio le impostazioni video di base, o la configurazione dei controlli. Insomma, nulla di particolarmente inquietante dunque, nessuno verrà a chiedervi conto di quante volte avete parlato con le signorine di strada in Deus Ex o del contenuto di quella misteriosa cartella da 30 GB dal titolo totalmente fuorviante inserita in mezzo ai file di sistema di Final Fantasy XIV. Tuttavia alcuni risvolti fanno riflettere, perché il sistema raccoglie anche dati contenutistici come i luoghi maggiormente visitati in un gioco, le missioni intraprese e quelle tralasciate, le statistiche che possono dire qualcosa sul comportamento dei giocatori nel mondo virtuale.
Per esempio, Dillon riferisce che i dati raccolti da Sleeping Dogs fanno capire come ai giocatori tendenzialmente piaccia ricorrere alla "violenza" nel gioco, creare il caos per le strade, visto il comportamento medio tenuto dai giocatori. Un'invasione della privacy dunque? Un attentato al sacrosanto diritto di scatenare la distruzione per le sicure strade digitali dei videogiochi? Dite la vostra.
Fonte: MCV