Il chatbot basato sull'intelligenza artificiale generativa Bard di Google avrebbe rubato dei dati di ChatGPT senza autorizzazione. Questa l'accusa di un ricercatore di intelligenze artificiali di Google, ora dimessosi, almeno stando al resoconto fatto da TheInformation.
Stando all'articolo, il ricercatore, Jacob Devlin, se ne sarebbe andato dalla compagnia di Mountain View dopo aver avvisato che Bard stava prendendo informazioni da ChatGPT di OpenAI senza alcuna autorizzazione formale. Il che, se vogliamo, è un po' ironico visto che le intelligenze artificiale generative assimilano ed elaborano i dati di miliardi di persone senza alcuna autorizzazione dalle stesse.
Da specificare che dopo la scoperta fatta, Devlin sarebbe passato a lavorare per OpenAI, il che apre altre questioni. Ma quali dati ruberebbe Bard a ChatGPT? Sostanzialmente le conversazioni condivise dagli utenti sul sito ShareGPT, che è ad accesso pubblico.
La questione qui è davvero controversa, perché di base Bard assimilerebbe dei dati che sono di fatto accessibili da tutti. Inoltre la questione dei diritti d'autore delle opere delle intelligenze artificiali come ChatGPT è ancora tutta da definire. Quindi non è chiaro se la licenza di Microsoft, attualmente l'unica a poter usare ChatGPT a livello commerciale, sia applicabile anche in un caso del genere.
L'unica certezza è che le grandi compagnie tecnologiche stanno investendo una grandissima quantità di risorse nello sviluppo di intelligenze artificiali sempre più sofisticate, viste come il business del futuro, ma non prive di rischi, come sottolineato da un appello firmato da un migliaio di esperti.