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Microsoft non abbandonerà le console, ma non ha bisogno di vendere 100 milioni di Xbox per avere successo

Con la strategia di Microsoft in ambito videoludico sempre più vicina a quella di un grande publisher multipiattaforma, ha ancora senso vedere delle console Xbox?

NOTIZIA di Stefano Paglia   —   17/02/2025
Xbox Series X e S

Che Microsoft negli ultimi anni abbia completamente cambiato la propria strategia in ambito videoludico è sotto gli occhi da tutti. Se prima il suo obiettivo principale era vendere Xbox Series X|S e i giochi realizzati dai team interni erano votati a questo obiettivo, ora è uno dei più grandi publisher sul mercato e le produzioni interne arrivano anche su PS5 e Nintendo Switch.

Phil Spencer, il boss di Microsoft Gaming, è stato abbastanza chiaro: perdere la generazione Xbox One, quella dove è nato il concetto di libreria digitale su console, è stata una sconfitta tremenda per il brand e da cui è impossibile o estremamente dispendioso riprendersi. E dunque? Si decentralizza il business dalle console e si provano strade alternative, con Microsoft che negli anni ha puntato ad allargarsi sul mercato PC, guarda al cloud come mezzo di accesso a un pubblico enorme che non possiede una console (ad esempio, l'Asia è un target perfetto) si punta a servizi come il Game Pass e infine si elimina il concetto di giochi in esclusiva. Del resto, se hai decine e decine di team di sviluppo e vendere una console Xbox non è il tuo focus principale, tanto vale portare tutto anche su altre piattaforme e diventare "anche" un publisher multipiattaforma, senza abbandonare il segmento hardware.

Una console senza esclusive ha senso?

Sempre Phil Spencer in una recente intervista ha dichiarato che Xbox non farà la fine di Sega, ovvero non smetterà di essere un produttore di console per diventare esclusivamente un publisher multipiattaforma. Insomma, Microsoft può essere entrambi, con i ricavi ottenuti vendendo i giochi su altre piattaforme che finanziano la costruzione di un portfolio immenso di giochi.

Phil Spencer
Phil Spencer

Tuttavia, viene da chiedersi: ha davvero senso una console senza esclusive? Ai consumatori del futuro l'ardua sentenza, ma l'idea di base è che con la prossima generazione Microsoft non punterà più a competere direttamente con PlayStation, ma si creerà un suo percorso parallelo, come per certi versi fa Nintendo con Switch. Potrebbe avere senso: una console non deve per forza vendere 80 o 100 milioni di unità per essere profittevole a meno che il tuo intero business non si basi sulle royalties derivanti dall'acquisto di giochi, DLC e contenuti. Piuttosto, la prossima console verdecrociata (portatile o fissa che sia) sarà solo uno dei tanti dispositivi che Microsoft potrà chiamare Xbox (vi ricordate lo spot "questa è un'Xbox" e l'espressione usata da Sarah Bond "ogni schermo è una Xbox"?) e tramite il quale potrà raggiungere il pubblico, affiancandosi al cloud, al mercato PC e alle vendite dei giochi pubblicati anche su PS6 e Nintendo Switch 2.

Ma allora perché acquistare un dispositivo simile? Il Game Pass senza dubbio rappresenta un servizio esclusivo su console che potrebbe rappresentare un grandissimo punto di forza. Inoltre, a questo proposito Spencer recentemente ha dichiarato: "Voglio che le persone scelgano l'hardware in base alle sue caratteristiche e al modo in cui questo si adatta alle loro preferenze. Vogliamo che il nostro hardware vinca in base alle sue capacità. [...] Costruiamo hardware innovativo che la gente voglia usare per giocare. Che sia nelle loro mani, che sia all'interno dei televisori. [...]Voglio fare progressi in questo campo. Da LG [TV] e dal lavoro che stiamo facendo sul cloud. Tutto questo ci aiuta a far evolvere il software della nostra piattaforma, in modo da consentire a qualcuno di essere un membro di Xbox su qualsiasi schermo voglia giocare".

Sarà una strategia vincente? Parliamone.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.