Yasumi Matsuno non sembra aver ancora trovato l'ufficio dei suoi sogni. Dopo aver concepito il primo Tactics Ogre e Ogre Battle per conto di Quest, durante la sua lunga permanenza in Square ha firmato titoli del calibro di Final Fantasy Tactics, Vagrant Story e Final Fantasy XII, entrando di diritto nel firmamento dei videogiochi. Abbandonata Square nel 2006, ha lavorato al remake del suo primo successo, Tactics Ogre: Let us cling together, e poi si è unito a Level 5, un altro colosso nel mercato degli RPG giapponesi, per realizzare giochi di taglia meno imponente sui quali avere però il completo controllo: Crimson Shroud è il risultato di questa breve unione, un titolo incluso nella compilation Guild 01. In Europa l'abbiamo vista "a pezzi": dopo Liberation Maiden di Goichi Suda e Aero Porter di Yoot Saito, tocca proprio all'opera del Matsuno. Sembra tutto perfetto, ma c'è un inghippo: Crimson Shroud è un RPG... nel più puro senso del termine.
Ci sono RPG ed RPG
Quando parliamo di RPG, in termini videoludici, usiamo un acronimo un po' equivoco. RPG significa Role Playing Game, gioco di ruolo cioè, ed è stato coniato per identificare i giochi da tavolo come il sempreverde Dungeons & Dragons, basati sul tiro di dadi. Dato che i primi "RPG" computerizzati si basavano sullo stesso concetto, il termine si è esteso ad abbracciare anche loro. Col passare degli anni (anzi, dei decenni) il genere si è trasformato e i dadi ormai non si vedono più, anche se fondamentalmente ci sono ancora.
I giapponesi, poi, hanno un modo tutto loro di fare RPG, non a caso da un po' di anni si usa ufficialmente la sigla J-RPG per distinguere quelli nipponici, come Final Fantasy o Dragon Quest, da quelli occidentali, come Baldur's Gate o The Elder Scrolls. Tutta questa pappardella è importante perché, essendo Crimson Shroud un prodotto giapponese, si potrebbe pensare che sia un J-RPG o, in alternativa, un RPG all'occidentale, quando in realtà è un gioco di ruolo vero e proprio, con un sacco di testo da leggere, una specie di "dungeon master" che racconta la vicenda e dadi da tirare praticamente ad ogni respiro. È chiaro che questo tipo di struttura può apparire inusuale quanto affascinante, ma crediamo che faccia gola soltanto a una ristretta cerchia di super appassionati del genere. Fortunatamente, i tantissimi e lunghissimi testi sono scritti magnificamente: tradotti dallo stesso team di Vagrant Story, la loro cura e maniacale raffinatezza rende la storia decisamente più intrigante a fronte della sua breve durata. La localizzazione è completamente in inglese, sia ben chiaro: questo è un particolare che potrebbe facilmente scoraggiare i non anglofoni, sopratutto se consideriamo che c'è da leggere veramente moltissimo. Se non capite bene l'inglese scritto, insomma, potete pure chiudere questa pagina del browser: tutto il gioco è infatti raccontato e descritto da un testo in sovrimpressione su schermate statiche che raffigurano i protagonisti e i comprimari nella forma di vere e proprie statuine da gioco da tavolo, immobili in scenari completamente poligonali. E tuttavia, la storia riesce a essere comunque parecchio intrigante.
L'effetto 3D
Purtroppo l'effetto stereostopico in Crimson Shroud è davvero deludente: a parte che si limita a produrre soltanto un'impercettibile profondità durante le statiche schermate del gioco, tende anche ad incrementare l'aliasing, confondendo e peggiorando la resa dei modelli poligonali. Molto meglio disattivarlo.
Dov'è finito quel d20?
Giauque, Frea e Lippi sono tre cacciatori di taglie e tesori in un mondo fantasy dove, si dice, la magia è stata donata agli uomini dagli dei. Alcuni però pensano che non sia un vero e proprio dono divino, ma addirittura una tentazione del demonio. Sia come sia, una dritta conduce in nostri eroi presso delle antiche rovine dove pare si trovi un antico oggetto, fonte di ogni magia. Ben presto, questa caccia al tesoro comincia a interessare più parti e tra le mura delle cripte i nostri eroi dovranno fare i conti con amici, nemici e sé stessi. Interessati? Bene, perché la storia, divisa in tre capitoli, è un ulteriore flashback e viene descritta con dovizia di particolari un po' dal narratore esterno, un po' dagli stessi protagonisti.
Il gioco si sviluppa in una sola location divisa in più piani: la mappa sul touch-screen ci permetterà di esplorare ogni stanza e corridoio in cerca di nemici e oggetti chiave per proseguire nell'avventura. Quasi qualunque azione è legata al tiro di dadi, modelli poligonali dei mitici d4, d16, d20 eccetera che hanno accompagnato le nostre sessioni di Dungeons & Dragons. I dadi giocano un ruolo ancora più importante durante i combattimenti, naturalmente: ogni personaggio può attaccare le statuine nemiche, utilizzare abilità speciali o lanciare particolari magie, visualizzate unicamente tramite lampi luminosi e brevi vibrazioni delle statuine. Ogni abilità o potere è legato agli oggetti equipaggiati: gli eroi non aumentano di livello come in un gioco di ruolo tradizionale e il loro miglioramento si basa unicamente sugli oggetti trovati sconfiggendo i nemici o aprendo gli scrigni. Durante i combattimenti è fondamentale giocare di strategia: le abilità che potenziano le caratteristiche del party o peggiorano quelle dei nemici sono importantissime, così come la gestione delle "combo" elementali che permette di lanciare dei dadi bonus per incrementare i risultati delle nostre azioni. Meglio si conduce una battaglia e più tesori riceveremo in premio. Il problema è che la difficoltà appare a tratti un po' troppo "hardcore", con nemici spesso avvantaggiati rispetto al party e la necessità, in molteplici occasioni, di doverne uccidere a dozzine per trovare quel bottino casuale che ci permetterà di progredire nell'esplorazione. È tutto molto strano, insomma, dalla grafica al gameplay: quanti giocatori potrebbero essere interessati a questo tipo di esperienza?
Conclusioni
In teoria, ci troviamo di fronte a un prodotto decisamente interessante, ma purtroppo l'intera struttura da gioco di ruolo cartaceo appesantisce un'avventura che risulta fin troppo lenta e frammentaria per la sua breve durata, complice anche una microgestione di statistiche, abilità e inventario non particolarmente trasparente, intrappolata in menù ed elenchi poco pratici. Se da un punto di vista tecnico si può apprezzare il character design (una buona imitazione di Akihiko Yoshida) e la soundtrack di Hitoshi Sakimoto, le schermate interamente statiche e il deleterio effetto 3D lasciano l'amaro in bocca. È insomma un prodotto destinato a una piccola nicchia di entusiasti che difficilmente appassionerà gli utenti più casual.
PRO
- Storia interessante e ben scritta
- Meccaniche semplici ma originali
- Prezzo contenuto
CONTRO
- Troppo breve e troppo lento
- Difficoltà mal calibrata
- Alla larga chi non capisce l'inglese