"Basta, ti prego! Io capirò, ma rinuncia ai tuoi propositi! Non rimarrà niente di noi... ci oscureremo in un mondo di luce!", diceva Shaka della Vergine a Ikki della Fenice, quando quest'ultimo era in procinto di sacrificare la propria vita per sconfiggere il suo avversario e consentire ai suoi amici di proseguire la loro corsa verso il santuario di Atena.
Va bene, il dialogo originale in giapponese non era propriamente così aulico, ma ogni volta che sentiamo le battute dell'adattamento italiano storico, per quanto fallace, non possiamo fare a meno di emozionarci. È il grande potere de I Cavalieri dello Zodiaco, manga e serie animata degli anni '80 che a trent'anni di distanza continua a spopolare in tutto il mondo, a conquistare nuovi fan, a farsi mungere come una mucca da Namco Bandai che ne possiede i diritti. In realtà, di videogiochi basati su Saint Seiya - questo il titolo originale, per chi non lo sapesse - non ne sono stati sviluppati molti, e sicuramente molti di meno di quanti ne siano stati realizzati per franchise come Dragon Ball o persino il più moderno Naruto. I fan, però, non sono diminuiti, e con il nascere di nuovi spin-off (per esempio, il recente Saint Seiya Omega) e di una nuova serie a fumetti disegnata dall'autore Masami Kurumada, Namco Bandai deve aver pensato che i tempi erano maturi per approfittare del mercato videoludico. La Battaglia del Santuario, 2012, era un discreto "musou", ma i fan volevano picchiarsi in allegria con i loro beniamini, e quindi ecco arrivare Brave Soldiers ad accontentarli. Oscurandosi in un mondo di luce pure lui.
I Cavalieri dello Zodiaco si meritavano un picchiaduro decisamente migliore di questo...
Trofei PlayStation 3
Corposa la lista dei Trofei: 41 di bronzo, 8 d'argento, 2 d'oro e il platino per chi li ha ottenuti tutti. Riuscirci non sarà difficile, ma richiederà un po' di dedizione: si dovranno completare tutte le modalità, sbloccare tutti i bonus, ottenere le valutazioni migliori, eccetera.
I Cavalieri che fecero l'impresa
Per chi non sapesse chi siano i Cavalieri dello Zodiaco, vediamo di fare un po' di chiarezza: l'idea di base sarebbe che le divinità greche (e non solo...) si reincarnino periodicamente in esseri umani predestinati, così da poter continuare a compiere le proprie nefandezze ai danni del pianeta. A vegliare sul genere umano ci sarebbe la dea Atena, incarnatasi nella nobile Saori Kido - o lady Isabel, all'italiana. Atena è protetta da un esercito di guerrieri (o santi) che si battono per lei contro le forze del male. Il destino vuole che Saori sia tutto sommato una cretina che finisce costantemente nei guai: una volta fa da occhio di bue per una freccia, un'altra volta rischia di annegare, poi finisce per donare il sangue alla clinica AVIS dell'aldilà, e via discorrendo. A salvarla accorrono sempre cinque santi della casta più bassa, quella di "bronzo", capitanati da Seiya, un giovanotto che indossa l'armatura di Pegaso e che è chiaramente raccomandato perché arriva al boss finale sempre prima di tutti, puntualmente le prende, quello poi si stanca menando i suoi amici, Seiya si alza, indossa una nuova armatura o canalizza il potere degli altri e sferra il colpo di grazia, salvando Atena e guadagnandosi i suoi occhi dolci, mentre i suoi compagni sono morti, ciechi o riversano in stato comatoso.
Messa giù così fa un po' ridere, bisogna ammetterlo, e Saint Seiya segue i tòpoi degli anime giapponesi per ragazzi che ha anche contribuito a fondare, ma è caratterizzato, soprattutto grazie a un adattamento italiano - letteralmente - di altri tempi, da un carisma e da un'epicità che oggigiorno è raro trovare nei fumetti giapponesi. La maggior parte dei personaggi sono molto più complessi di quei soldatini giudiziosi che appaiono a prima vista, e la loro storia tragica emerge in duelli all'ultimo colpo segreto che non hanno mai un lieto fine. Chi ricorda la meravigliosa quanto triste storia dei gemelli Alcor e Mizar? Beati quelli che hanno alzato le mani, perché per i God Warrior e la saga di Odino, da sempre bistrattati in Giappone, non c'è spazio in questa modalità Storia che segue pedissequamente le vicende del manga. Con un po' troppo zelo, oseremmo dire, visto che ciascuno dei tre capitoli (il Santuario, Poseidone e Ade) si divide in numerosi combattimenti che coinvolgono ripetutamente anche lo stesso avversario. Perché se Hyoga/Crystal nel manga affrontava Camus prima nella casa della Bilancia e poi in quella dell'Acquario, lo fa anche qui. E quindi bisogna combatterlo due volte. E bisogna combattere tre volte contro Saga dei Gemelli: prima come Seiya, poi come Ikki, poi di nuovo come Seiya. Il combattimento è sempre lo stesso, e se fosse divertente non prenderebbe neppure per sfinimento, ma tant'è. Zelanti, quelli di Dimps che l'hanno sviluppato, capaci di lasciarci scegliere l'ordine in cui affrontare una serie di combattimenti (prima Chrysaor, Baian o Scylla?) ma non tanto da offrirci degli intermezzi narrativi più interessanti di una cospicua mole di testo che si sussegue descrivendoci la vicenda o riportando le battute degli eroi coinvolti, contemporaneamente doppiate in giapponese.
Sullo sfondo si alternano i modelli statici dei personaggi, o le "still" originali del cartone animato, che peraltro non sono invecchiate proprio benissimo. Una modalità Storia proposta in modo incredibilmente noioso, insomma, che rischia di allontanare quei giocatori che non conoscono la saga e che così difficilmente ne apprezzeranno le sfumature e i toni epici. La traduzione in italiano, peraltro, ci ha lasciati un po' interdetti: è un discreto miscuglio di nomi originali e adattamenti italiani classici, talvolta neppure riportati correttamente. Fa piacere che alcune battute, per quanto "storpiate" nell'edizione italiana originale, siano state ricordate tali e quali, ma fa meno piacere se la stessa cura non è stata riservata alla proposta nella sua interezza. Alla modalità Storia se ne aggiunge un'altra manciata magari meno interessante ma comunque in grado di offrire una discreta varietà. Oltre all'immancabile Allenamento, Saint Seiya: Brave Soldiers permette anche di combattere contro un amico oppure online in partite classificate e non, di affrontare una modalità Sopravvivenza che non ha bisogno di spiegazioni e di intraprendere la Battaglia Galattica, un torneo ad eliminazione contro la CPU o un massimo di altri sette giocatori.
Due parole sulla Collector's Edition
Saint Seiya: Brave Soldiers viene proposto anche in Italia in edizione standard e da collezione, quest'ultima molto simile a quella distribuita in Giappone, a differenza di quanto avvenuto con il precedente La Battaglia del Santuario. La scatola contiene, oltre al gioco, quella che i negozi spacciano comunemente per "statuina", ma che statuina non è: si tratta di un Myth Cloth, una linea di action figure che Bandai produce da dieci anni. I Myth Cloth sono modelli di plastica articolati che possono "indossare" delle armature realizzate in metallo. Il Pegasus Seiya nella Collector's Edition, peraltro, appartiene alla più recente linea Myth Cloth EX: dimensioni maggiori, articolazioni migliori, proporzioni più precise e armatura più dettagliata e curata. Come se non bastasse, il Myth Cloth EX in questione non è lo stesso uscito nel giugno del 2012, ma una versione Original Color Edition che, fedele alla (non) colorazione del manga, propone una sorta di monocromia, e non sarà venduta separatamente. L'edizione è cara, attenzione, ma per i collezionisti potrebbe rappresentare un'occasione da non perdere.
Troppi cavalieri da quelle parti
"Sì, insomma, Brave Soldiers è un picchiaduro: chi se ne frega della modalità Storia, quando posso picchiare amici e sconosciuti controllando gli eroi della mia infanzia?" Ci siamo sforzati di ripetercelo più e più volte, ma alla fine ci siamo arresi. Proprio non ci riusciamo. Andiamo con ordine, comunque, perché in questo caso è bene partire dalle note positive, e cioè dal fatto che i Cavalieri di Brave Soldiers sono estremamente fedeli alla loro controparte animata, grazie anche a una modellazione certosina, ad animazioni curate e a un ottimo cel shading.
Peccato per quell'aliasing un po' troppo evidente, ma facciamo finta di nulla. Tanto di cappello a Dimps, peraltro, per aver "inventato" gli stili di combattimento e le animazioni di personaggi, come Aiolos del Sagittario o la stessa Saori con l'armatura divina di Atena, che nella serie animata non abbiamo mai visto lottare. Dimps ha rielaborato e perfezionato quanto fatto con i due picchiaduro usciti per PlayStation 2, e dobbiamo complimentarci anche per il modo in cui sono state realizzate le armature, davvero convincente e piacevole, e i vari stage, sufficientemente differenziati e caratteristici nonostante l'assenza di elementi di riferimento o dettagli precisi. I personaggi prendono vita, insomma, con una qualità visiva più che buona che rende ancora più difficile mandar giù l'amaro boccone di una giocabilità che fa acqua da tutte le parti. Vi sveliamo un segreto, e cioè che Saint Seiya: Brave Soldiers non è un vero e proprio picchiaduro a incontri, ma una specie di "musou" spacciato come tale. In certi momenti, poi, il sospetto che siano stati riciclati gli asset de La Battaglia del Santuario, è stato piuttosto forte, e una volta preso confidenza con un sistema di controllo in cui si salta premendo il tasto X, e che permette di girare liberamente per il terreno di scontro, ne abbiamo avuto praticamente la conferma. L'idea sarebbe anche ottima, se non cominciassero già i problemi. Primo, la telecamera capricciosa che segue maldestramente l'azione. Secondo, l'inquadratura che quando si sposta alle spalle del nostro personaggio, o si concentra su di lui da angoli strani, impedisce di valutare per bene le distanze e di mettere a segno i nostri attacchi come vorremmo. Attacchi che, poi, non sono neppure tanti: quattro o cinque combo tutte uguali per personaggio e due mosse speciali, attivabili premendo il tasto cerchio o premendo il tasto cerchio insieme a L2. Ad esse si aggiungono una manciata di manovre, come gli "attacchi impetuosi" che scagliano via il nemico, le proiezioni o l'avvicinamento a scatto. Quasi tutte queste tecniche speciali consumano una tacca di una barra che rappresenta il nostro Cosmo, la quale si rigenera nel tempo o può essere caricata tenendo premuto il tasto L2.
Anche in questo caso, non mancano dei problemi concettuali, a cominciare dal fatto che ogni scontro si trasforma in un vero e proprio inseguimento continuo, alla ricerca di un momento libero in cui caricare il Cosmo per preparare il prossimo attacco. E se pensate che vedere due cavalieri d'oro che si inseguono per svariati secondi in un'arena circolare senza scontrarsi sia ridicolo, vi sbagliate: è tragicomico. Un altro problema, poi, è costituito dalle animazioni e dall'hitbox dei vari attacchi, spesso senza senso o comunque imprecisi. Premesso che non è possibile interrompere una combo avversaria se non consumando una barra di Cosmo per effettuare l'apposita schivata, le combo e le mosse speciali spesso non riescono a legarsi tra loro, con l'animazione dell'avversario scagliato via che lo rende effettivamente immune a Fulmini di Pegasus, Ali della Fenice e quant'altro. Impossibile determinare cosa colpirà chi, se non per "trial and error". Chiudono il cerchio il Settimo Senso, una barra che si carica col tempo e che una volta attivata potenzia leggermente il nostro eroe, e gli Attacchi Big Bang, che non c'entrano nulla con Vegeta e che dovrebbero rappresentare il momento clou di ogni scontro: super mosse che consumano tre barre di Cosmo e che innescano una cinematica non interattiva in cui prende vita il più spettacolare e potente colpo speciale del nostro cavaliere. Anche qui, problemi: non solo sono meno efficaci di quanto non appaiano, e spesso neanche troppo spettacolari come dovrebbero essere, ma l'animazione che dovrebbe innescare il colpo è talmente breve, evidente e di corta gittata che è quasi impossibile mettere a segno gli Attacchi Big Bang se il nostro avversario si sta muovendo o è un essere umano dotato di un minimo quoziente intellettivo. Fermo restando che non ci si dovrebbe aspettare un sistema di combattimento ultra sofisticato per un gioco basato sul fan service (ma anche in questo caso, Persona 4 Arena e JoJo's Bizarre Adventures HD avrebbero qualcosina da insegnare) e che tutto sommato i fan si divertiranno, c'è da dire che Saint Seiya: Brave Soldiers delude anche da un altro punto di vista: il roster.
Quasi settanta Cavalieri tra cui scegliere; una selezione di tutto rispetto, se non fosse che un buon cinquanta percento sono nient'altro che cloni, differenziati soltanto nella cinematica dell'Attacco Big Bang e nell'armatura indossata. Seiya, poi, ci viene propinato in tutte le sale: prima armatura, seconda armatura, terza armatura, armatura di Sagittario, armatura di Odino, armatura divina, armatura a pezzi, vestito casual, vestito da sposo, yukata estivo, pigiama da notte, costume da Pulcinella, e via dicendo. Togliete cinque o sei Seiya, quattro Shiryu, tre Gemini e via dicendo, e il roster che ne risulta è decisamente meno impressionante, specialmente se si considera che i vari personaggi sono assolutamente identici per quel che riguarda velocità e potenza degli attacchi, cloni già gli uni degli altri che si distinguono solo per le poche mosse speciali. Quest'ultimo problema lo ovviano le Sfere Cosmiche, degli "accessori" che devono essere sbloccati e poi comprati con i punti guadagnati combattendo nelle varie modalità di gioco, e che incastonati in apposite teche permettono di personalizzare i personaggi, magari aumentandone i danni, l'energia vitale, la velocità di caricamento del Cosmo e altro ancora. Le Sfere Cosmiche, però, occupano uno o più spazi nella teca a seconda della loro potenza, quindi sta al giocatore elaborare la combinazione che fa al caso suo.
Conclusioni
Abbiamo giocato Saint Seiya: Brave Soldiers con il cuore in mano, cercando di capire come Dimps possa aver gettato al vento un brand meritevole come quello de I Cavalieri dello Zodiaco. C'erano mille modi per rendere speciale questo picchiaduro, dosando il fan service in modo che non si limitasse a dei colpi speciali cinematici oppure ad un discutibile elenco di action figure e carte da gioco giapponesi in un menu secondario. Invece, ci siamo trovati a giocare un picchiaduro insipido e superficiale con non pochi problemi di gameplay. I fan sfegatati dei Cavalieri di Atena (o dei loro nemici) si divertiranno per qualche ora in compagnia di amici appassionati come loro, tutti gli altri farebbero meglio a guardarsi direttamente il cartone animato.
PRO
- Modelli dei personaggi ben realizzati ed animati
- Buona varietà di modalità di gioco
- Discreto fan service
CONTRO
- Sistema di combattimento imbarazzante
- Troppi, troppi, troppi cloni
- Modalità Storia noiosissima