L'ultima volta che abbiamo giocato nei panni di Goku e compagnia, circa un anno fa, abbiamo capito che si stava ormai raschiando il fondo del barile. La serie nata dalla matita di Akira Toriyama, trasformata poi in una serie animata e in un fenomeno mondiale, è salita sul palcoscenico dei videogiochi innumerevoli volte ed è diventato difficile proporre qualcosa di diverso dalle decine di picchiaduro a incontri che Bandai, negli ultimi vent'anni, ha prodotto per praticamente ogni piattaforma, cominciando timidamente con gli sprite bidimensionali per arrivare alla grafica 3D in cel shading delle ultime iterazioni. Battle of Z aveva cercato di cambiare le carte in tavola a modo suo, avvicinandosi più di ogni altro gioco al vero feeling delle pirotecniche battaglie a cartoni animati, ma aveva fallito su più fronti e così Bandai Namco, avendo intuito le potenzialità di quella formula, ha fatto ricorso a uno sviluppatore decisamente più prestigioso di Artdink per l'esordio di Dragon Ball sulle console di nuova generazione: ha infatti affidato lo sviluppo di questo Xenoverse a Dimps, la software house che ha firmato alcuni tra i più apprezzati tie-in di Dragon Ball per le ultime due generazioni di console. Il risultato è un deciso passo avanti verso il futuro, ma c'è ancora molta strada da fare.
Dragon Ball: Xenoverse è un esperimento interessantissimo che pone delle ottime basi per il futuro
Il destino del multiverso
L'approccio di Dragon Ball: Xenoverse nei confronti della famosissima saga di Goku è davvero intelligente e probabilmente è il punto di forza della nuova produzione Bandai Namco. La storia del Saiyan trapiantato sulla Terra ormai la conoscono anche i sassi perciò, invece di raccontarla da capo per la trilionesima volta, Dimps ha deciso di giocare sul concetto di "what if".
Cosa sarebbe successo se... Radish si fosse scansato all'ultimo momento e il Makankosappo di Piccolo avesse ucciso solo Goku? Cosa sarebbe successo se... Freezer si fosse trasformato subito nella sua forma perfetta, senza lasciare scampo a Crilin, Gohan e Vegeta? La "campagna" di Dragon Ball: Xenoverse risponde a queste domande mettendoci nei panni di un personaggio tutto nostro che creeremo all'avvio della prima partita. Potremo scegliere la sua razza tra cinque che si differenziano leggermente per poteri e statistiche: i terrestri, i Saiyan, i Nameccani, gli alieni della stirpe di Freezer e i gommosi Majin. La schermata di creazione è sufficientemente ricca di opzioni, e permette di costruire il nostro Guerriero Z ideale scegliendone per esempio l'acconciatura, il colore della pelle e altri dettagli. Una volta conclusa l'operazione, saremo subito accolti da Trunks nella città di Tokitoki. Il figlio di Bulma e Vegeta, infatti, guida le pattuglie temporali che si occupano di monitorare il corso della storia, e ha scoperto che qualcosa sta interferendo con alcuni tra i più cruciali eventi verificatisi nel passato. È l'occasione buona per rivivere i momenti più importanti di Dragon Ball Z, dall'arrivo di Vegeta sulla Terra allo scontro con Freezer e poi con Cell, per esempio, e c'è spazio anche per i fatti dell'ultimo film a cartoni animati, La Battaglia degli Dèi. Purtroppo, però, mancano all'appello alcuni capitoli forse meno decisivi ma altrettanto memorabili nella lunga saga di Dragon Ball, e Dimps ha saltato a piè pari alcune battaglie, facendo una cernita che siamo sicuri non riuscirà ad accontentare tutti. Bisogna comunque ammettere che l'idea è veramente intrigante, e permette di rivivere le avventure che conosciamo a memoria da una prospettiva completamente diversa: il nostro alter-ego, infatti, dovrà viaggiare nel tempo e intervenire per assicurarsi che la storia segua il suo corso. Le sue azioni, d'altra parte, genereranno un'infinità di universi paralleli in cui i fatti si sono svolti in modo completamente diverso e che costituiranno il succo delle nostre attività secondarie. Casomai non fosse chiaro, insomma, in Dragon Ball: Xenoverse si combatte, e pure tanto, anzi tantissimo.
Il gatto di Schrödinger
Definire Dragon Ball: Xenoverse un picchiaduro è, a nostro avviso, abbastanza fuorviante. È vero, bisogna picchiare nemici su nemici per ore e ore, ma la struttura del gioco, il sistema di controllo, il contesto e la cornice sono totalmente diversi da quelli dei "soliti" picchiaduro. Xenoverse è, più che altro, una lunga avventura suddivisa in missioni: ci sono quelle che ci affidano Trunks e il Kaiohshin del Tempo, che seguono la storyline principale, e poi ci sono quelle secondarie - le cosiddette missioni parallele - che possiamo affrontare in qualsiasi momento.
Completando le missioni, che si vinca o si perda, si guadagnano punti esperienza e si aumenta di livello, ricevendo anche dei punti da spendere per migliorare le statistiche principali del nostro personaggio, come in un gioco di ruolo. Le contaminazioni ruolistiche, poi, non si fermano qui. La movelist del nostro personaggio è determinata inizialmente dalla razza scelta, ma ben presto si potrà ampliare equipaggiando le tantissime mosse speciali che si sbloccano completando le missioni, quasi come fossero armi. A un certo punto potremo anche apprendere le tecniche speciali dei personaggi più famosi, scegliendoli come mentori e completando delle specifiche missioni per conto loro. Il parco abilità è immenso, anche se molte si somigliano sia d'aspetto, sia d'efficacia; alcune sono proprio identiche, anzi, e cambia solo il colore dell'emissione energetica di turno o dell'animazione che la produce. Volete creare un terrestre che spara onde di energia dalla bocca e conosce le tecniche speciali della squadra Ginew? Prego, accomodatevi. L'unico ostacolo, in effetti, è la fortuna. Se è vero che alcune abilità si possono semplicemente acquistare, altre dovranno essere sbloccate completando le missioni che le custodiscono, ma tutto è affidato al caso e quel Kaiohken che vi piacerebbe tanto imparare potrebbe uscirvi solo dopo aver ripetuto la stessa missione quindici volte.
Lo stesso vale per i costumi con i quali è possibile personalizzare il nostro eroe, migliorandone o peggiorandone le statistiche, e per i personaggi che non si sbloccano completando semplicemente le missioni della storia: potremo giocare nei panni di Goku e soci solo in modalità competitiva o nelle missioni parallele, e anche per quanto riguarda il roster ci sarebbe qualcosa da ridire. Nonostante il numero impressionante di combattenti, i fan di Dragon Ball lamenteranno sicuramente l'omissione di personaggi e trasformazioni importanti. Mancano all'appello sia l'Androide 16 sia il Dottor Gero, ad esempio, eppure Dimps ha sprecato il loro spazio per dedicarlo ad alcuni anonimi sgherri di Freezer. Una scelta decisamente strana e controversa, che ci ha lasciato l'amaro in bocca anche perché Dragon Ball: Xenoverse è tecnicamente delizioso: pur non raggiungendo la soglia dei 60 frame al secondo, la versione PlayStation 4 da noi testata scorre fluida e senza rallentamenti o incertezze, proponendo una modellazione poligonale pulita e curata e personaggi animati davvero alla perfezione. Peccato, invece, per gli scenari, poveri di dettagli e solo marginalmente distruttibili: onde di energia che avrebbero dovuto aprire degli squarci nelle montagne si limitano a lasciare un segno temporaneo o a falciare qualche alberello, limitando notevolmente la catastrofica spettacolarità che ha sempre contraddistinto gli scontri della serie.
Un territorio inesplorato
Nonostante la bontà dell'idea, infatti, Dragon Ball: Xenoverse è un titolo che meriterebbe di essere rifinito e migliorato sotto molti aspetti. Al di là del caso che domina lo sblocco di abilità, costumi e combattenti, il nuovo gioco di Dimps non si capisce esattamente cosa voglia essere. È un action game, certo, e potremmo quasi definirlo un picchiaduro se la sua struttura non incentivasse più alla cooperazione che alla competitività, in virtù anche di un sistema di controllo non proprio collaudatissimo. Le battaglie di Xenoverse si svolgono su tre assi, contrapponendo spesso squadre composte da due o più personaggi ciascuna.
I tasti frontali del controller sono associati a due tipi di attacchi in mischia con cui formare le combo, al consueto colpo energetico e a una manovra evasiva. Tenendo premuti i dorsali, invece, si accede a un menù per le mosse speciali basilari e a uno per quelle più potenti, che consumano interamente l'indicatore del Ki. Le seconde rappresentano proprio una delle tante meccaniche che Dimps dovrebbe rivedere: espresse attraverso brevissime riprese dinamiche, esse vorrebbero sostituire le lunghe e spettacolari sequenze d'attacco del passato per rendere gli scontri più fluidi, ma finiscono soltanto col disorientare il giocatore che le scaglia e sbilanciare l'esito dello scontro, considerata la potenza di alcune di esse. Ogni combattimento, dunque, è un susseguirsi di combo, teletrasporti e voli ad alta velocità inframmezzati da saltuarie onde di energia ed esplosioni atomiche; spettacolari a vedersi, e anche discretamente divertenti durante le prime ore di gioco, gli scontri si fanno via via più pesanti e ripetitivi quando ci si rende conto che aver delegato le mosse speciali a semplici shortcut ha ucciso ogni tecnicismo, e che cimentarsi nelle manovre aeree più complesse è molto difficile a causa del pessimo sistema di collisioni e di una telecamera che, colta nella frenesia dell'azione, non sa mai cosa inquadrare anche quando si aggancia un bersaglio specifico. Ci aspettavamo di peggio vista la difficoltà di riprodurre gli eclettici combattimenti di Dragon Ball, ma Xenoverse soffre anche lo stesso problema di Battle of Z, e cioè una curva della difficoltà sbilanciata che spesso costringe i giocatori ad aumentare di livello ripetendo le missioni parallele per superare quello del nuovo avversario, piuttosto che ad approfondire la conoscenza di un personaggio o delle tecniche di gioco che, a dirla tutta, praticamente non ci sono, tant'è che non c'è neppure una modalità di addestramento. Anche l'intelligenza artificiale dei nostri comprimari lascia parecchio a desiderare, rendendo alcune missioni di scorta terribilmente frustranti, specie a causa della sistematica assenza di checkpoint durante i capitoli divisi in fasi. Ecco perché consigliamo caldamente di affrontare il "grinding" delle missioni in compagnia. Tokitoki City in fondo esiste per questo.
Trofei PlayStation 4
Con 36 trofei di bronzo, 11 d'argento, 2 d'oro e il platino a coronare la collezione, Dragon Ball: Xenoverse tiene impegnati parecchio. Non è neppure difficile racimolarli, serve soprattutto costanza dato che, per esempio, bisognerà completare ogni missione e sbloccare tutti i personaggi, i costumi e le abilità.
What's my DESTINY, Dragon Ball
Sorpresa, sorpresa. Dragon Ball: Xenoverse è un picchiaduro, è un action game, è un RPG ed è pure un MMO: un gioco Massive Multiplayer Online in cui il nostro alter ego, creato ad hoc, può incontrare quelli degli altri giocatori nella città del Kaiohshin del Tempo. Vi diciamo subito che l'idea è carinissima, ma anche che l'esecuzione fa acqua da tutte le parti. E il fatto che Tokitoki City sia popolata da decine e decine di Saiyan che si chiamano come i personaggi di Naruto e One Piece è solo una piccola parte del problema.
Dimps ha dato troppa enfasi alla feature sbagliata, trasformando l'hub di Tokitoki City in un elemento cruciale dell'intera esperienza. Possiamo esplorare liberamente la città delle pattuglie temporali, divisa in tre zone piene di negozi e NPC con cui interagire: potremo recarci dal venditore di capsule per comprare qualche consumabile curativo che ci tornerà utile nei momenti difficili o acquistare nuove abilità o costumi dai chioschi appositi, per esempio, e quando giocheremo online la città sarà popolata dagli avatar degli altri giocatori. Offline, invece, i suoi abitanti saranno NPC generati a caso per darci l'idea che sia altrettanto abitata, ma il problema è che Dimps ha deciso di separare i due hub nonostante si colleghino entrambi a Internet, e questo significa che non è raro essere "disconnessi" da Tokitoki City anche quando stiamo giocando per conto nostro. Basta ricollegarsi per riprendere la partita, sia chiaro, ma si tratta di una procedura insensata, così come non ha senso che per cercare una partita competitiva o cooperativa si debba andare a interagire fisicamente con un certo NPC. Ironicamente, dopo ogni partita ci ritroveremo all'ingresso della città, e per giocarne un'altra dovremo tornare dall'NPC in questione ogni santissima volta. A causa anche della sua musichetta ripetitiva e fastidiosa, Tokitoki City diventa ben presto il simbolo di tutto quello che non va in Dragon Ball: Xenoverse, un orpello inutile e implementato sommariamente. Sarebbe stato meglio se si fosse potuto premere un semplice tasto per richiamare l'elenco delle missioni cooperative e competitive disponibili, anche perché se Dimps voleva puntare sull'aspetto social avrebbe dovuto introdurre un modo per interagire con gli altri giocatori più completo e immediato di qualche frase preimpostata e una nutrita lista di animazioni. Così, invece, Tokitoki City sembra la Torre di Destiny, ma molto meno pratica e decisamente più dispersiva.
Conclusioni
Dragon Ball: Xenoverse è un esperimento riuscito a metà sotto molti aspetti. Riesce a svecchiare efficacemente una lunga tradizione proponendo la più fedele trasposizione videoludica della serie dal punto di vista del gameplay, ma al contempo ne frena l'entusiasmante spettacolarità visiva. Le meccaniche da RPG sono una piacevole aggiunta che sfocia subito nella ripetitività del grinding sfrenato, mentre Tokitoki City vorrebbe essere un centro di aggregazione ma diventa, nel giro di pochi minuti, soltanto una gran rottura di scatole. Ciò nonostante, Dimps ha cominciato col piede giusto il suo viaggio nella nuova generazione delle console, e soprattutto ci ha fatto rivivere la saga di Dragon Ball in modo fresco e originale. Il probabile Dragon Ball: Xenoverse 2, insomma, potrebbe veramente sorprenderci.
PRO
- La campagna single player
- Le abilità e i costumi da sbloccare
- Il feeling dei combattimenti
- Tantissimi personaggi
CONTRO
- Alcune assenze clamorose nel roster
- Il grinding delle missioni
- Il sistema di controllo e la telecamera
- Tokitoki City