Nato agli albori del medium videoludico, il genere dei cosiddetti shoot'em up, da noi meglio conosciuto col nome di sparatutto a scorrimento (orizzontale o verticale), ha vissuto la propria epoca d'oro a cavallo tra gli anni '80 e la seconda metà dei '90, un intervallo di tempo nel quale sono stati lanciati tutti i titoli rimasti nel cuore degli appassionati, come R-Type, DonPachi, Gradius, Radiant Silvergun e Project-X del Team 17 su Amiga.
Benché giunti quando il genere aveva già iniziato a perdere la propria influenza sul mercato, prodotti più moderni alla stregua di Ikaruga (seguito spirituale di Radiant Silvergun) e Gradius V dei Treasure, piccola software house fondata da ex dipendenti di Konami, ne incarnavano alla perfezione spirito e virtù, portando in dote tutta l'esperienza accumulata dagli sviluppatori negli anni passati. Dopo il successo bis di Ikaruga, tradotto su Steam lo scorso anno, per il ritorno del quinto capitolo di Gradius (pubblicato in origine nel 2004 su PlayStation 2) si è optato per la PlayStation 3, una soluzione piuttosto anacronistica considerando le prospettive di vendita sul lungo termine e l'affermazione sul mercato della quarta ammiraglia Sony. Glissato sulla mossa di Konami, già nell'occhio del ciclone per le notizie che giungono da Tokyo, e rispolverato il DualShock 3, siamo tornati nello spazio a bordo della mitica Vic Viper e questo è il racconto del nostro viaggio nel passato.
Treasure porta su PlayStation 3 il quinto, difficilissimo capitolo di Gradius
C'era una volta
Il primo dettaglio di cui tener conto in questa "operazione nostalgia" da parte di Konami è la necessità di dimenticare i termini remake e remastered, che tanto vanno di moda (anche troppo) all'avvio di questa nuova generazione di console. Il gioco infatti, non è altro che una copia carbone di quello già visto su PlayStation 2 oltre dieci anni fa, con tutto ciò che ne consegue sotto il profilo tecnico e ludico. Scaricati dal PlayStation Store i circa 600 MegaByte di dati che compongono il pacchetto, nell'hard disk ci si ritrova comunque uno dei migliori sparatutto a scorrimento orizzontale della storia, le cui dinamiche più intime sono figlie di quella vecchia scuola legata alle fumose sale giochi di un tempo e, soprattutto, ai cabinati arcade mangiasoldi.
In parole più semplici, siamo innanzi ad uno shooter dalla difficoltà esasperante, con una curva d'apprendimento nulla e una longevità tecnicamente effimera: vi basti sapere che per portare a compimento una partita completa, dal primo livello ai titoli di coda, si impiega al massimo un'oretta e una manciata di minuti. Detto questo, prima che riuscirete nella faticosissima impresa, probabilmente saranno passati mesi e mesi di imprecazioni e di piccolissimi passi in avanti, che sessione dopo sessione, memorizzando pattern di attacco e apparizioni dei nemici, miglioreranno il vostro approccio al titolo e l'efficacia in battaglia. Il menù principale, tradotto in italiano, si presenta piuttosto semplice e dal sapore vintage, ed oltre a poter avviare una nuova partita, in esso è possibile selezionare uno degli stage già sbloccati in precedenza, giocare una sfida a punti, osservare la classifica (con i punteggi accompagnati dalle iconiche tre lettere) e configurare le opzioni. Queste ultime non sono moltissime, ma possono "addolcire" gli spigoli dell'enorme scoglio che si palesa innanzi al giocatore sin dai primissimi miniboss. Al di là del tradizionale livello di difficoltà, da molto facile a molto difficile, per un totale di cinque configurazioni distinte, è possibile regolare il numero di astronavi di riserva (ovvero le vite) e abbassare i punteggi che una volta raggiunti regalano vite extra. Fra le altre cose si può attivare anche il cosiddetto punto di ripresa, un utilissimo checkpoint - disabilitato con l'impostazione predefinita - che ci permette di non dover ricominciare daccapo uno stage ad ogni morte, sebbene, a dirla tutta, non è esattamente accessibile come nei giochi più moderni, dato che può farci rigiocare sessioni piuttosto lunghe e tremendamente complesse. Prima di avviare una partita e lanciarsi sul campo di battaglia è necessario impostare la versatile Vic Viper: esistono quattro differenti "Type" dell'astronave, legati all'arsenale e alle modalità di fuoco secondario, che si attivano raccogliendo i classici bonus rilasciati da specifici nemici distrutti, solitamente di colore arancione.
Gestibili con il tasto R1, le immancabili bocche da fuoco satellite possono essere bloccate in avanti (Freeze), orientate in diagonale (Direction), spostate lungo l'asse verticale (Spacing) o ruotate attorno all'astronave (Rotate) in base al tipo di Vic VI prescelto, mentre l'arma principale è aggiornabile con vari upgrade. Il fuoco doppio, ad esempio, nella Type 1 viene indirizzato frontalmente e in diagonale, mentre nella Type 2 è in modalità Tailgun, ovvero con proiettili sparati anche dalla coda dell'astronave, una soluzione utilissima, ad esempio, contro il primo boss. Ci sono inoltre diversi bonus per razzi e missili, il laser in sostituzione del plasma (apprezzatissimo dai giocatori più esperti), l'aumento di velocità dell'astronave e l'immancabile scudo, che può salvarvi la vita in tantissime circostanze. L'aspetto interessante di questi upgrade è l'essere tutti legati a una ruota di selezione in tempo reale, e il giocatore, raccogliendo gli appositi bonus rilasciati dai nemici, deve cliccare al momento opportuno per equipaggiare quello che desidera.
Pioggia di proiettili
L'aspetto che ha scolpito il nome di Gradius V nell'olimpo degli shooter a scorrimento, oltre alla sua natura hardcore senza compromessi, è indubbiamente il level design sopraffino, tutt'oggi in grado di affascinare il giocatore grazie alle soluzioni infernali adottate da Treasure, con passaggi nello spazio profondo, enormi stazioni spaziali e sessioni nel cuore di colossali organismi alieni. Oltre ai nemici più semplici da abbattere, ovvero i Bacterion (nemesi storica di Gradius) che solitamente si spostano in formazione, ci sono tantissimi miniboss e boss, alcuni dei quali davvero enormi, così cattivi e subdoli che per averne la meglio è necessario imparare a memoria pattern d'attacco e trasformazioni.
In alcune circostanze si viene letteralmente soverchiati dalla potenza di fuoco nemica, con l'intero schermo inondato dai proiettili e lo spazio di manovra ridotto dalla stazza imponente dei boss; per questa ragione gli sviluppatori hanno leggermente addolcito l'hitbox della Vic Viper, che possiede un certo margine di contatto con proiettili ed elementi dello scenario prima di esplodere. Il livello di difficoltà, come specificato, è elevatissimo, e il rischio frustrazione con conseguente lancio del joypad è sempre dietro l'angolo, dunque per fruire al meglio dell'opera Treasure è necessario progredire con sessioni mordi e fuggi, col solo scopo di fare un piccolo passo avanti rispetto alla partita precedente. Ci sono passaggi che vi faranno davvero dannare l'anima, con boss che sembrano non morire mai continuando a trasformarsi e a cambiare metodo d'attacco; già il secondo metterà a durissima prova la vostra pazienza. Nonostante tutto, il desiderio di procedere sino alla fine resta intatto anche in assenza di una trama, e il livello di sfida sprona a tornare continuamente sul gioco, soprattutto se è possibile affrontarlo col supporto di una seconda Vic Viper controllata da un amico. Come sottolineato nel precedente paragrafo, siamo innanzi ad una copia esatta del titolo lanciato su PlayStation 2 nel 2004, e ve ne accorgerete non appena il vostro schermo si regolerà su una risoluzione di 720x576 pixel. Benché la grafica risulti nel complesso piacevole, pur essendo stata pensata per i vecchi tubi catodici, i colori sfocati, l'assenza di un filtro antialiasing e, soprattutto, alcuni fastidiosissimi rallentamenti nei momenti più concitati, suggeriscono che un lavoro di ottimizzazione avrebbe sicuramente giovato al ritorno di Gradius V, il cui fascino vintage viene esaltato dagli effetti sonori vecchio stile e dall'avvincente colonna sonora firmata da Hitoshi Sakimoto.
Conclusioni
Figlio di una concezione videoludica vecchia scuola legata ai cabinati da bar, Gradius V rappresenta ancora oggi uno dei migliori esponenti del genere d'appartenenza, grazie al level design delizioso, al gameplay frenetico e al numero incredibile di boss e miniboss da affrontare durante la campagna. Nonostante alcuni fastidiosi rallentamenti e un comparto tecnico nel complesso piacevole ma datato, per dieci Euro resta un acquisto consigliato per gli appassionati e per chi non si lascia intimidire da un livello di difficoltà al limite della frustrazione. Curiosa quanto anacronistica la scelta di Konami di farlo uscire su PlayStation 3, anziché sulla nuova ammiraglia Sony.
PRO
- Uno dei migliori shoot'em up mai sviluppati
- Level design delizioso e gameplay frenetico
- Un concentrato di soluzioni hardcore
- Ampia varietà di boss e mini boss
CONTRO
- È una copia carbone della versione PlayStation 2
- La difficoltà estrema non è adatta a tutti
- Fastidiosi e incomprensibili rallentamenti
- Hitbox da metabolizzare