Come tante altre serie "minori" ma storiche di JRPG, Atelier si è affacciata sui nostri lidi relativamente tardi nel suo percorso: nata nel 1997 sulla prima PlayStation, i giocatori europei e americani hanno dovuto aspettare quasi dieci anni prima di accoglierne un episodio localizzato. Con gli anni, però, complice la lungimiranza dei vari publisher, in primis NIS e Tecmo Koei, che ne hanno curato i porting, si è guadagnata un seguito affezionato e appassionato della sua natura particolare e in un certo senso alternativa rispetto alla classica struttura di un JRPG. Atelier Sophie è la diciassettesima iterazione regolare ma anche la prima a sbarcare su current gen, e inaugura una nuova trilogia, quella per l'appunto denominata "Mysterious".
Atelier Sophie è il nuovo episodio di una longeva e peculiare saga di JRPG: ecco la nostra recensione!
Il Libro Filosofale
Come sempre, al centro della trama di Atelier c'è l'alchimia, oggi considerata una pseudoscienza dal sapore magico ed esoterico buona giusto per ambientarci romanzi, film e videogiochi, ma in realtà vera e propria antenata dell'odierna chimica, in passato serissima e rispettata, obiettivo delle attenzioni di illustri e insospettabili filosofi e scienziati. Nella cittadina di Kirchen Bell vive, sola, la giovane Sophie: sua nonna era una grande alchimista, alla quale da ogni dove si rivolgevano per ottenere medicine importanti e gli oggetti più vari, e la ragazza cerca di ripercorrerne le orme, senza però grande successo.
Almeno finché non s'imbatte, tra gli oggetti lasciatile dalla parente, in uno strano libro dalle pagine vuote che apparentemente serve semplicemente per appuntare le varie ricette di cui un alchimista si serve quotidianamente. Appena Sophie vi scrive la sua prima ricetta, però, il libro si anima, vola e comincia addirittura a parlare, con voce da donna: il suo nome è Plachta ma per il momento è tutto quello che riesce a ricordare. Plachta infatti ha perso tutta la memoria dei suoi 500 anni di vita, e la recupererà man mano che Sophie arricchisce la sua padronanza della disciplina, segnandosi sempre più ricette. Sono queste le premesse della trama di Atelier Sophie, una trama che nella piena tradizione della saga è molto leggera, non priva di momenti d'ironia e che solo verso la fine si avvicina ai canoni del genere; non mancano però le sorprese, tra cui una della quale, pur costituendo spoiler, è difficile non parlare almeno brevemente visto che impatta sul gameplay, in particolare sul combattimento, e introduce un sistema detto "Dollmake", tramite il quale Sophie creerà vestiti e vere e proprie parti del corpo di una bambola, modificandone statistiche e attributi. Nell'impresa di recuperare la memoria di Plachta però sono poi molto numerose le sottotrame legate ai tanti personaggi che in un modo o nell'altro entreranno in contatto con Sophie: alcuni, come Monika, Oskar o Julio, l'aiuteranno a liberarsi dei nemici, altri, come Logy (l'unico già apparso in un titolo precedente), Pamela o Horst, le forniranno assistenza tramite i loro negozi e le chiederanno di svolgere particolari missioni, che vanno a costituire le sottotrame cui accennavamo. Alcune di queste (poche, per la verità) sono, per quanto brevi, più interessanti della trama principale soprattutto per il modo in cui vanno ad approfondire un determinato character e le sue sfaccettature, e si rivelano tra i mezzi migliori che Atelier Sophie possiede per mantenere vivo l'interesse del giocatore lungo la cinquantina di ore necessarie a completare tutto. Per procurarsi gli ingredienti che le servono, poi, la nostra ha certamente a disposizione i negozi di cui sopra, ma soprattutto deve uscire dalla cittadina a raccogliere erbe, minerali e i più svariati materiali: detto di una world map nuova nella sua rappresentazione e sulla quale è possibile spostarsi a piacimento tra tutte le località scoperte, ogni località ha i suoi ingredienti da raccogliere, influenzati stavolta anche da un ciclo giorno/notte e dalla pioggia, ma anche le sue creature ostili da affrontare.
Trofei PlayStation 4
Sono 45 i Trofei che è possibile ottenere in Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book. Suddivisi in 34 Bronzi, 6 Argenti, 4 Ori e l'immancabile Platino che li racchiude tutti, sono principalmente legati allo sviluppo della trama principale e delle sottotrame, o comunque al compimento di azioni indispensabili all'andare avanti, ma non mancano le ricompense per chi completa il Libro delle Ricette, per chi porta i personaggi al livello massimo possibile e per chi si divertirà a scoprire qualche azione inutile ai fini del gameplay ma divertente e che, per l'appunto, premia anche con un bel Trofeo.
Tetris alchemico
Il sistema di combattimento è stato semplificato rispetto agli ultimi episodi, che vi puntavano parecchio: oltre alle classiche scelte tra attacchi, abilità e oggetti è possibile assegnare ad ogni personaggio un atteggiamento offensivo o difensivo, e questo a sua volta scatena in automatico, previo riempimento di una barra, una mossa di supporto particolare. Non che questo non abbia implicazioni strategiche, in particolare nello stare attenti all'alternanza tra personaggi del party e nemici durante un turno, che si rivelano importanti negli scontri con le creature più pericolose, le quali sono decisamente più ostiche della media rivelando una certa inconsistenza nella calibrazione della sfida; è comunque possibile avvalersi di quattro diversi livelli di difficoltà, intercambiabili durante la stessa partita. Il centro di tutto il gameplay resta però l'atelier di Sophie, nel quale, una volta ottenuti gli ingredienti, è possibile creare gli oggetti di cui si ha una ricetta: queste, stavolta, non si trovano su tomi da acquistare, ma vengono in mente alla protagonista compiendo le più svariate azioni, il che incoraggia il giocatore a esplorare e sperimentare.
Ogni ingrediente ha diverse specifiche, a partire dalla sua qualità, dalle dimensioni e dalla forma: il calderone infatti (anche questo migliorabile da Sophie tramite l'alchimia, e a un calderone migliore corrisponde un miglior risultato) è rappresentato come una griglia nella quale incastrare gli ingredienti a mo' di Tetris, stando attenti non solo a che non si sovrappongano, ma anche a fare in modo che le stelle e i simboli presenti vengano esaltati dalla particolare combinazione in modo che l'operazione di crafting rechi alla ricetta le caratteristiche migliori possibili. È un sistema più facile da comprendere giocando che non a parole; anch'esso spinge alla sperimentazione soprattutto in virtù dei tantissimi ingredienti disponibili e delle loro numerose varianti e caratteristiche diverse. Tutto ciò, unito alle tante sotto quest e trame, alle tante località da esplorare e a un reference system non particolarmente completo né intuitivo, corre il rischio di rendere un po' dispersiva tutta l'esperienza, ma Gust aveva pensato bene già nello scorso episodio di disfarsi dei limiti di tempo che caratterizzavano la serie, e anche Atelier Sophie ci permette di assecondare i nostri ritmi come preferiamo, dedicandoci a piacimento ad avanzare nella storia o, cosa a nostro parere più sensata data la natura del gioco, alla creazione di item sempre migliori e più avanzati senza avvertire mai ansia e urgenza. Sfortunatamente il reparto tecnico che sostiene un impianto positivo specie per chi già apprezza la serie, non ne è all'altezza: Atelier Sophie è un titolo cross-gen e di questa cosa porta tutti i segni. I personaggi sono ottimi in realtà, anche se a ben guardare molto semplici dal punto di vista del dettaglio data anche la caratterizzazione anime del tutto. Il design fantasioso (stavolta affidato a ben due character designer) e ricco, e l'attenzione riservata loro dai programmatori li rende un vero piacere da guardare, ma lo stesso non si può dire degli scenari, specie per quanto riguarda la cittadina che funge da hub e nella quale quindi passerete molto tempo. Kirchen Bell è spoglia, priva di dettagli e quasi di vita, con texture sì pulite ma molto piatte, che il cel shading, mentre esalta i characters, non riesce a mascherare in alcun modo; un po' meglio alcune zone esterne che almeno sono ricche di colori, ma in generale ci troviamo di fronte a un titolo per PlayStation 3 e neanche tra i meglio riusciti. Fortunatamente almeno tutto scorre a una fluidità granitica, ma per il vero balzo in avanti dal punto di vista tecnico bisognerà puntare sul già annunciato Atelier Firis, in sviluppo solo per l'ammiraglia di casa Sony. Meglio ma ancora non rimarchevole il sonoro: le musiche sono piacevoli e tradizionali ma mai indimenticabili, il doppiaggio inglese (a proposito, non c'è traccia di italiano neanche nei testi) in linea con altre produzioni del genere, e cioè non eccelso e dalla recitazione un po' sopra le righe, per la gioia dei fan è però possibile selezionare le tracce originali giapponesi.
Conclusioni
Nonostante i proclami di Gust, non è Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book il titolo che rivoluziona la serie, sebbene sia il primo su current-gen e il primo di una nuova trilogia. Alcune novità convincono - il ciclo giorno/notte, per esempio - e altre meno, specie per quanto riguarda il battle system, ma in generale lo spirito del gioco rimane quello di sempre, leggero, spensierato, da godersi magari poco alla volta lasciandosi andare alla tentazione di sperimentare il più possibile. Se questo però è un male solo ed esclusivamente se conoscete già benissimo gli Atelier e volete qualcosa di nuovo (Sophie potrebbe pure essere un ottimo titolo per iniziare, tenuto conto però di una certa dispersività), l'occasione persa dal punto di vista tecnico è decisamente più netta, e speriamo su questo versante che Gust si rifaccia col già annunciato Firis.
PRO
- Alcuni personaggi e sottotrame molto interessanti
- Tantissima varietà nel sistema di crafting
- Approccio rilassato e libertà nello scegliersi il proprio ritmo
CONTRO
- Passo indietro nel battle system
- Un po' dispersivo
- La grafica decisamente non è all'altezza