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Spada dell'anima in miniatura

Soul Calibur diventa portatile e la PSP sorprende ancora una volta.

RECENSIONE di Christian Colli   —   17/09/2009
Soul Calibur: Broken Destiny
Soul Calibur: Broken Destiny
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Alla convulsa storia dei porting di Soul Calibur: Broken Destiny si aggiunge ora un nuovo capitolo, quello portatile: dopo aver girovagato praticamente su ogni console, la serie di picchiaduro cappa e spada di Namco approda su PlayStation Portable. Una sfida, sinceramente, sulla quale pochi avrebbero scommesso. Adattare la barocca complessità visiva della serie al piccolo schermo del handheld Sony, preservando al contempo le meccaniche collaudate da anni? I ragazzi di Project Soul ce l'hanno messa davvero tutta e, fondamentalmente, Soul Calibur è arrivato su PSP tutto intero. O quasi.

I devs che fecero l'impresa

Partiamo subito con un'affermazione chiara e precisa: graficamente Soul Calibur: Broken Destiny è davvero impressionante. PSP ha già dimostrato di poter proporre un ottimo 3D con titoli come God of War, Monster Hunter Freedom Unite e Final Fantasy VII Crisis Core, Soul Calibur è l'ulteriore conferma della qualità di questo hardware portatile. I ventotto personaggi che compongono il roster di Soul Calibur IV sono stati trasportati in Soul Calibur: Broken Destiny con una minuziosa attenzione per i dettagli, riproponendone fedelmente costumi, armi e animazioni.

Spada dell'anima in miniatura

Tutti eccetto i combattenti di Star Wars, infatti i tanto chiacchierati (e criticati!) Yoda, Darth Vader e Apprentice lasciano il posto a due new entry: Dampierre, un buffo lottatore di mezz'età dallo stile imprevedibile, e l'acclamatissimo Kratos, protagonista della serie God of War. Inutile specificare che questi personaggi si inseriscono molto più garbatamente nell'universo medievaleggiante di Soul Calibur, nonostante i suoi poteri sovrannaturali Kratos è un'aggiunta perfetta, e le peculiari armi e abilità mostrate nei giochi originali sono riproposte intelligentemente nella sua vasta schiera di attacchi e combo. La fluidità dei combattimenti è eccellente, con pochissimi e microscopici rallentamenti, percepibili nei momenti più convulsi; le arene arrivano direttamente da Soul Calibur IV e sono riprodotte fedelmente, visivamente complesse e sgargianti, facendo da contorno all'azione in maniera eccellente insieme alla canonica colonna sonora orchestrale dai toni epici e incalzanti.

A tale of forgotten modes...

Sul versante del gameplay, Soul Calibur: Broken Destiny lascia piuttosto perplessi. Intendiamoci, le meccaniche sono rimaste quelle di Soul Calibur IV, inalterate e perfettamente fedeli all'idea di base della serie, ovvero un sistema di combattimento semplicissimo da utilizzare ma molto più complesso di quanto sembri, ricco di profondità e tecnicismi. Tornano, per esempio, gli attacchi finali chiamati Soul Crash, attivabili quando l'avversario para eccessivamente i nostri colpi e la sua armatura va' in pezzi, e tutta quella miriade di abilità e tecniche addizionali da perfezionare per diventare dei veri esperti.

Spada dell'anima in miniatura

Eppure, l'ottimo gameplay viene penalizzato dalla pochezza delle modalità proposte in questa edizione. Il canonico Arcade Mode per esempio non esiste, rimpiazzato da un posticcio sistema di sfide basate su obbiettivi principali come difendersi, contrattaccare o sopravvivere a più scontri. La modalità Storia, da sempre fiore all'occhiello di ogni episodio, è riproposta in una variante strampalata e decisamente non ufficiale, che non aggiunge niente alla complicata trama portante della saga: composta da decine di sfide della durata di pochi secondi, essa è più un tutorial che spiega come giocare e migliorarsi, buttando nella mischia brevi scenette dialogate in cui vengono esternati alcuni aspetti dei vari personaggi decisamente bizzarri.

Spada dell'anima in miniatura

Da vedere un po' come una sorta di "storia parallela", questa modalità è più frustrante che divertente. L'obbiettivo principale, comunque, è sempre fare abbasta punti per acquistare nuovi indumenti con cui personalizzare i vari personaggi o il combattente da noi creato ex novo: questa modalità, già apprezzata in Soul Calibur IV, perde qui un po' di senso per via dell'assenza di statistiche che cambino le nostre performance in base all'equipaggiamento, e diventa più che altro un divertissement e nulla più.
Il meglio, insomma, Soul Calibur: Broken Destiny lo offre in multiplayer, giocando in locale ad hoc con un avversario umano: che si sfidino lottatori di default o personalizzati, in questi momenti l'eccellente cuore di Soul Calibur pulsa più che mai, peccato che non lo faccia online.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (56)
8.2
Il tuo voto

Soul Calibur: Broken Destiny non deluderà certamente i fan della serie, ma la mancanza di modalità di gioco degne di nota è un problema non indifferente. Perfino a livello narrativo il gioco non aggiunge niente alla saga, e non c'è motivo per il quale un possessore di Soul Calibur IV debba acquistare anche questa versione, a meno che non voglia giocarci in viaggio. La fedeltà alla controparte per console casalinga è infatti impressionante dal punto di vista tecnico. Consigliato, insomma, a chi vuole un bel picchiaduro portatile o a chi Soul Calibur non l'ha mai giocato prima.

PRO

  • Tecnicamente eccellente
  • Gameplay solido come sempre

CONTRO

  • Modalità di gioco deludenti
  • Non è giocabile online