Originariamente rilasciato per telefono cellulare in forma episodica, Kingdom Hearts Coded non aveva certo avuto la pretesa di imporsi sul panorama videoludico come una serie significativa per il fortunato franchise creato da Tetsuya Nomura, quindi questa conversione per Nintendo DS, graziata da un comparto tecnico aggiornato e il nuovo titolo Kingdom Hearts re:Coded, lascia già perplessi in partenza, sopratutto in virtù dei numerosi spin-off che Square Enix ha partorito negli ultimi anni. Se aggiungiamo anche le consuete edizioni "Final Mix" per ogni episodio, benché generalmente limitate al solo mercato nipponico, appare chiaro che al momento il franchise è la principale mucca da latte della famosa software house giapponese che ha dato i natali a Final Fantasy. Con Kingdom Hearts re:Coded in un certo senso si tocca il fondo e si comincia anche un po' a scavare e dopo circa una quindicina di ore di gioco l'unica domanda che sorge spontanea è: ce n'era davvero bisogno?
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E nella complicata idea che Nomura si è fatto di tutta la saga, sì, in effetti ce n'era bisogno, perché Kingdom Hearts re:Coded risponde alla domanda che i fan si pongono sin dalla conclusione di Kingdom Hearts 2: era il 2006 e tutti si chiedevano che diavolo ci fosse scritto nella misteriosa lettera di Topolino, il cui contenuto teoricamente era il punto di partenza per quel Kingdom Hearts III che dovrebbe dare un epilogo alla saga e che tutti aspettano e che però non arriva mai. Il puzzle, insomma, si è fatto sempre più complicato e in un certo senso l'intero franchise si è un po' perso per strada, passando dal fantasy spensierato dei mondi Disney ad organizzazioni segrete, tecnologie fantascientifiche e aspiranti Darth Vader.
E' un peccato, quindi, che uno dei tasselli più importanti sia rilegato ai momenti conclusivi di una storia terribilmente confusa e insulsa come quella raccontata in Kingdom Hearts re:Coded, in cui la bassissima qualità dei dialoghi rende a dir poco pesante l'ennessimo peregrinaggio dei mondi Disney che ormai conosciamo allo sfinimento: il Paese delle Meraviglie, Agrabah, l'arena di Ercole e via dicendo. Kingdom Hearts re:Coded è infatti una sorta di rivisitazione della prima avventura di Sora e compagni ma per quanto il contesto sia piuttosto originale, la magia di quella prima avventura si spegne a causa dell'esito prevedibile e l'influenza di termini e situazioni sci-fi che sembrano uscite dalla trilogia dei fratelli Wachowski. Il Grillario del Grillo Parlante nasconde un vero e proprio mistero, così Re Topolino decide di affidarsi alla tecnologia di Cip e Ciop per creare un Sora digitale che possa esplorare i mondi virtuali del diario e scoprire cosa sta succedendo. Confusi? Beh, come dicevamo qualche riga fa, allo scorrere dei titoli di coda di importante rimane soltanto la suddetta lettera e il resto della storia è decisamente da dimenticare.
Collage di generi
Sulla "rilettura" del Grillario si basa dunque l'evolversi dell'avventura, che ricomincia dalle Isole del Destino e prosegue passando per la Città di Mezzo, qualche mondo Disney e alcune aree importanti che fanno ormai parte della mitologia del franchise più dei mondi Disney stessi. In realtà, ogni mondo è stato parecchio ridimensionato ed è ora composto da una manciata di stanze e una o più aree "virtuali" assolutamente anonime. L'esplorazione è basata sul tipico gameplay di Kingdom Hearts; il giocatore controlla direttamente Sora e interagisce occasionalmente con alcuni personaggi secondari, combattendo in tempo reale i vari nemici facendo uso di combinazioni di colpi da mischia, attacchi speciali e svariate magie.
Il battle-system si poggia ora su un sistema di crescita inizialmente un po' confusionario ma poi piuttosto intrigante, che permette di personalizzare decentemente il nostro "data-Sora" sia come statistiche, sia come arsenale di abilità e attacchi.Ciò che comunque caratterizza principalmente Kingdom Hearts re:Coded, e che tutto sommato lo rende una scorribanda più che piacevole, è la varietà di stili di gioco che Square è riuscita a comprimere nella cartuccia. Ogni mondo, infatti, propone una o più sezioni di gioco assolutamente peculiari e distanti dal gameplay classico di Kingdom Hearts. Ci sono dei momenti in cui il gioco diventa un vero e proprio JRPG con combattimenti a turni, ci sono sezioni platform a scorrimento orizzontale e battaglie simil-sparatutto su binari. La varietà non manca, purtroppo però queste sequenze sono forse troppo dilatate nel tempo ed eccessivamente lunghe singolarmente. Si tratta comunque di una scelta piuttosto azzeccata che rende meno ripetitiva l'avventura e mantiene sufficentemente alto l'interesse del giocatore.
Alti e bassi
Da un punto di vista tecnico, Kingdom Hearts re:Coded si comporta senza infamia nè lode, proponendo un engine tridimensionale migliorato rispetto a quello già visto in Kingdom Hearts: 358/2 Days. I modelli poligonali sono più curati e animati decisamente meglio, in generale la resa visiva è definita e dettagliata, sicuramente un passo avanti rispetto al precedente spin-off per Nintendo DS.
La precedente identità di software per cellulare emerge durante le conversazioni tra immagini statiche dei personaggi e balloon in puro stile fumetto, che stonano terribilmente con le meno frequenti, ma decisamente più belle, cutscene completamente doppiate (in inglese, ma sottotitolate in italiano). Il problema principale di Kingdom Hearts re:Coded tutto sommato risiede nella terrificante gestione della telecamera: non solo operarla manualmente è un vero e proprio dramma, ma il movimento automatico rende assolutamente frustranti le numerose situazioni platform che ci vengono comunque imposte dal game-design. Sora deve spesso saltare da una piattaforma all'altra, saltando su blocchi mobili o a scomparsa, operazione non proprio semplice con la telecamera proposta dal gioco, nonostante sia possibile saltare automaticamente da un punto all'altro, per non parlare di quando si ingaggia battaglia e ci si ritrova circondati dai nemici senza potersi guardare attorno in modo più naturale e intuitivo. Un passo avanti e un passo indietro, dunque, ed è un peccato perché dal punto di vista tecnico quest'ultima incarnazione di Kingdom Hearts per Nintendo DS ci aveva davvero convinto.
Conclusioni
Le note di Simple & Clean e la bella voce di Utada Hikaru che accompagnano la cinematica iniziale già identificano questa nuova operazione Square Enix: Kingdom Hearts re:Coded è l'ennesimo riempitivo in attesa di quell'epilogo che sembra non voler arrivare mai. In questo caso si è forse esagerato un po' poiché non c'è una solida base narrativa sulla quale poggiare questa rivisitazione del primo episodio, ma soltanto una marmellata di situazioni ludiche più o meno divertenti che portano avanti una trama quasi delirante che acquista significato soltanto sul finale. Per chi non ha mai giocato Kingdom Hearts prima d'ora e per tutti i fan sfegatati del franchise, Kingdom Hearts re:Coded è senz'altro una cartuccia da provare. Gli altri possono tranquillamente farne a meno.
PRO
- Buona varietà di situazioni
- Tecnicamente sopra le righe
CONTRO
- Trama e dialoghi pessimi
- Telecamera agghiacciante
- Nulla di nuovo sotto il sole (di Agrabah)