Esordire con un platform su una console Nintendo non è mai stata impresa facile, vista l’ingombrante presenza di un certo signor Mario; tuttavia, Backbone Entertainment non si è lasciata scoraggiare, ed ha deciso di portare su Wii il secondo capitolo della saga di Death Jr. nata su PSP. Vediamo ora se una grafica migliorata ed un sistema di controllo all’altezza riusciranno a far compiere al titolo il salto di qualità.
Piccole morti crescono
Come nell’originale per PSP, Death. Jr.: Root of Evil narra le vicende dell’omonimo protagonista e dell’amica Pandora, impegnati a fermare la malvagia Furi, colpevole del rapimento della Morte in persona e del conseguente trambusto causato nel mondo degli umani. Su questo fronte nulla è cambiato, nemmeno -ahimè- la qualitativamente discutibile sequenza introduttiva in CG, rimasta ancorata a valori tecnici vecchi di almeno un paio d’anni. E purtroppo non si può dire che il prodotto Backbone si faccia perdonare con una grafica in-game, anch’essa piuttosto lontana dagli odierni standard qualitativi: Death. Jr.: Root of Evil muove un numero poco esaltante di poligoni, senza compensare tale dato con uno stile particolarmente accattivante o con effetti degni di nota. Dal punto di vista cosmetico ci troviamo di fronte dunque ad una situazione di completa mediocrità, evidente figlia delle origini handheld del titolo e dell’impegno non propriamente encomiabile da parte degli sviluppatori. Disquisizioni tecniche a parte, Death. Jr.: Root of Evil anche in questa versione Wii si riconferma un platform di stampo classico, con livelli rigorosamente lineari infarciti di bonus da raccogliere e nemici da eliminare.
Death Jr. è un porting senza grosse pretese
Piccole morti crescono
Per fare ciò, i due protagonisti possono contare su attacchi ravvicinati all’arma bianca o sull’utilizzo di una varietà di armi differenti, entrambi potenziabili nel corso dell’avventura. In questo frangente, Death. Jr.: Root of Evil sfrutta discretamente il motion sensor del Wii Remote, permettendo all’utente di puntare i nemici direttamente su schermo e scongiurando quello che era uno dei difetti principali della versione PSP, ovvero uno scomodo sistema di controllo. Va però detto che, al di là di questo aspetto, ben poco è stato fatto per tradurre i movimenti del giocatore in forma ludica: la gran parte delle azioni che i nostri eroi compiono sono dettate da classici input analogici e digitali, rendendo evidente per l’ennesima volta le origini del prodotto. Insomma, Death. Jr.: Root of Evil non fa nulla per nascondere il fatto di essere un porting senza grosse pretese, e non ci vuole molto perché un qualunque utente se ne renda conto.
Back to the roots
Anche se decisamente scarso in termini di personalità, Death. Jr.: Root of Evil è comunque un platform di qualità più che accettabile, che dovrebbe riuscire ad essere digerito senza troppe difficoltà anche da chi è abituato a pane e Super Mario. Lungi da rappresentare un serio contendente di Super Mario Galaxy, Death. Jr.: Root of Evil scorre via senza infamia e senza lode, una condizione che sembra investire l’intero comparto ludico della produzione Eidos. Il design degli stage è dunque anonimo ma globalmente soddisfacente, il livello di difficoltà è discreto ma decisamente non insormontabile e la presenza di bonus ed extra di vario tipo garantisce una certa profondità, comunque di gran lunga inferiore a produzioni ben più corpose.
Death. Jr.: Root of Evil scorre via senza infamia e senza lode
Senza contare che, sotto il profilo strettamente ludico, Death. Jr.: Root of Evil si porta dietro ogni singolo difetto dell’originale incarnazione PSP: su tutti, un odioso, costante ed inutile respawn dei nemici e l’evidente sbilanciamento di talune ami che vanifica totalmente l’utilizzo dell’arsenale al completo. Anche in questo caso risulta seccante notare come Backbone non abbia fatto nulla per rimediare ai propri “peccati di gioventù”, ma va anche detto che simili magagne non rovinano più di tanto l’esperienza di gioco. Rimane costante comunque la fastidiosa sensazione di trovarsi di fronte ad un prodotto realizzato con una certa sufficienza, al quale sarebbe bastato qualche piccolo accorgimento per raggiungere vette qualitativamente più elevate: un indizio in tal senso è dato anche dall’esclusiva modalità in cooperative per due giocatori, un’idea sulla carta interessante ma che a conti fatti si traduce in un’azione split-screen decisamente confusionaria e poco appagante.
Commento
Death. Jr.: Root of Evil è una conversione da PSP. Questa frase racchiude in sé l’intero valore del prodotto Eidos, che non prova, se non in maniera estremamente timida, ad uscire dai canoni del proprio status: graficamente sotto gli standard ed incapace di sfruttare a dovere le opportunità offerte dalla nuova piattaforma, il platform Backbone non è comunque un titolo da buttare, ma si poteva fare decisamente di meglio.
Pro
- Gameplay godibile
- Sistema di controllo migliorato
- Tecnicamente mediocre
- Gli stessi difetti della versione PSP
- Sfrutta poco le caratteristiche di Wii