Eragon Wannabe
Drakengard 2 comincia ben 18 anni dopo gli eventi che conclusero il prequel, e questa volta il nostro protagonista non è certo il precedente Caim, ma un giovane cavaliere di nome Nowe. Allevato da un drago di nome Legna, Nowe fa parte dei Cavalieri del Sigillo e protegge lo stesso mondo che avevamo salvato dalla distruzione nel primo Drakengard; ovviamente, come in ogni storia fantasy che si rispetti, il già delicato equilibrio viene sconvolto dall'arrivo di una ragazza: quest'incontro incrinerà le certezze di Nowe, facendolo ribellare e combattere i suoi stessi commilitoni per la causa più giusta. Alla battaglia di Nowe si uniranno ovviamente altri personaggi, ognuno dotato delle proprie peculiari capacità, e il suo stesso drago Legna, distruttivo mezzo di trasporto e di battaglia. Come nel prequel, Drakengard 2 mantiene una fredda, oscura e cinica impostazione narrativa, dove i personaggi sono quanto di più lontano immaginabile dagli spavaldi eroi che hanno popolato i numerosi RPG made-in-Square: gli ambigui protagonisti sono l'elemento più interessante di una trama piuttosto banale, che al contrario del predecessore non stupisce, intrigando il giocatore quel poco che basta a farlo proseguire, senza tuttavia stupirlo con colpi di scena davvero interessanti. Tutto sommato un peccato, per il sequel di un gioco in cui i punti di forza erano una potente caratterizzazione dei personaggi e una trama complessa e inquietante.
Squadra che vince...?
Il problema di Drakengard non è mai stato il gioco in se: la sua struttura era infatti abbastanza interessante, anche se non certo originale, ma i vari difetti qua e là ne avevano minato la godibilità generale. In Drakengard 2 la Square Enix avrebbe dovuto correggere i già citati buchi ludici, rendendo il titolo un buon prodotto per gli amanti del genere, ma purtroppo questo è avvenuto soltanto in minima parte. I problemi che tragicamente si ripetono in Drakegard 2 sono principalmente due: l'estrema linearità delle missioni, e la loro ripetitività. Drakengard 2 si gioca proprio come il prequel, controllando Nowe o uno dei suoi tre compagni (intercambiabili tramite la scelta della loro arma principale) nei vari ambienti che faranno da palcoscenico a copiosi spargimenti di sangue. Ecco che già si presentano i due difetti di un battle-system che, essendo il cuore del gioco, dovrebbe essere il più curato possibile: primo, i combattimenti si riducono a una lobotomizzante pressione ripetuta dello stesso tasto; secondo, nel qual caso si abbia fretta o si sia stufi di menare un nemico alla volta, si può fare ricorso alla magia per spazzare via interi plotoni nemici. La ripetuta pratica di queste due possibilità d'azione non rende certo le lunghissime missioni avvincenti, quanto invece estremamente tediose: neanche l'obbligo di cambiare personaggio per affrontare certi nemici, contro i quali è più dannosa una certa arma rispetto a un'altra, aiuta a spezzare la monotonia che alla lunga offre ogni missione. Un simpatico diversivo è rappresentato da Legna: nelle aree all'aperto Nowe può richiamare il suo drago, saltargli a cavalcioni e vomitare fuoco ovunque per disintegrare decine di nemici insieme; sulla carta, Legna è la smart-bomb che tira fuori dai guai, ma in pratica l'invulnerabilità alle fiamme magiche di alcuni nemici e le scarse possibilità d'azione offerte dal drago rendono il supporto di Legna meno ricercato di quanto possa sembrare. Legna è purtroppo ancora protagonista negli stage più noiosi di Drakengard 2: le battaglie aree che ricordano tanto Panzer Dragoon, e che se in Drakengard erano abbastanza piacevoli, in Drakengard 2 sono quasi una presa in giro, riducendosi spesso alla frenetica pressione del tasto collegato alle homing-fireball o alla smart-bomb, quando non è possibile tirare dritto dal punto di partenza alla fine dello stage, evitando ogni avversario.
... ma non si cambia proprio?
Drakengard 2 da' l'impressione di essere un titolo realizzato frettolosamente anche attraverso il comparto tecnico, definibile solo come mediocre. Il primo problema che si riscontra è la terribile gestione automatica della telecamera, che tende a posizionarsi costantemente nei punti più infelici, rendendo le già caotiche battaglie virtualmente incomprensibili; questo, unito al notevole calo del framerate che si verifica nelle fasi più concitate, rischia spesso di causare inopportuni "Game Over". I rozzi modelli poligonali criticati nel prequel fanno il loro ritorno, infelice scelta stilistica per rendere più alienante il mondo fantasy estremamente dark in cui è ambientato il gioco, così come le animazioni legnose e innaturali. I protagonisti sono invece realizzati molto meglio, ma danno comunque la sgradevole impressione che il team di sviluppo non si sia impegnato a sufficienza, forse perchè vittime della combinazione nemici/environment che lascia davvero interdetti: le ambientazioni, sopratutto all'aperto, sono infatti scarne, ripetitive e mal texturizzate. Si potrebbe fare un discorso a parte per i locali chiusi, decisamente più convincenti e dettagliati, ma le missioni al coperto sono talmente poche che la loro presenza è quasi ininfluente. Discorso a parte meritano fortunatamente le meravigliose sequenze in computer graphic e la colonna sonora: benchè leggermente ripetitiva come nel caso del prequel, la soundtrack di Drakengard 2 riesce ad accompagnare il giocatore nell'avventura senza stancarlo, grazie all'ottima composizione. Doppiaggio in inglese eccellente, peraltro.
E' un vero peccato che una saga promettente come Drakengard inciampi nuovamente negli stessi difetti del primo episodio, tollerati in virtù di elementi originali come la trama o le battaglie aeree. Drakengard 2 delude, chi aveva apprezzato il prequel sperando in un dignitoso seguito si ritroverà con una versione di Drakengard leggermente migliorata dal punto di vista ludico ma un po' meno avvincente da quello narrativo. Il comparto tecnico soffre di terribili alti e bassi, e non aiuta di certo scoprire, a gioco terminato, che si dovrà portare a termine l'avventura altre due volte, ricominciandola da capo, per conoscere il vero finale della storia. Una strana caduta di stile da parte della Square, insomma, che sembra cominciare a disinteressarsi di questo progetto, probabilmente impegnata sul versante multipiattaforma della nuova generazione, o su produzioni molto più importanti - e remunerative - come una certa dodicesima fantasia finale.
Pro
- Un discreto hack'n'slash
- Trama interessante, anche se banalotta
- Mix di picchiaduro e sparatutto
- Ripetitivo, noioso e frustrante
- Problemi tecnici decisamente vistosi
Drakengard è stata una delle poche incursioni di Square Enix nel campo degli action-adventure e degli hack'n'slash, dimensione che sembra esserle sempre più ostica vista la qualità dei suoi più recenti prodotti: i mediocri The Bouncer e Musashi Samurai Legend vengono in mente proprio per confermare questo trend. A circa due anni fa risale oltretutto Drag-on Dragoon, conosciuto in Occidente proprio come Drakengard: in questa bizzarra avventura, Square concentra tutto il suo amore per l'elemento narrativo regalando al giocatore una storia eccellente... ma un apparato ludico mediocre. Il seguito di Drakengard aveva promesso di porre rimedio ai numerosi difetti del prequel, che proprio brutto non era, in primo luogo alla ripetitività: se questo si è verificato, lo scoprirete nelle prossime righe.