Abbiamo riflettuto a lungo prima di proporvi la recensione di Harvest Moon: One World per Nintendo Switch. Il problema di fondo principale è stato il seguente: permettere al lettore di conoscere la produzione in tutti i suoi pregi e difetti, ma senza calcare la mano sui secondi a causa delle elevate aspettative degli ultimi mesi. In sé, infatti, Harvest Moon: One World è un titolo rivoluzionario, e ha voluto esserlo sin dall'annuncio. Il problema è che - idee a parte - non riuscirà a rivoluzionare la serie; proporrà semmai un nuovo farming simulator carino e piacevole, condito con minime meccaniche "sociale", ma che allo stato attuale già diverse altre produzioni (uno Stardew Valley qualsiasi, per dire) superano abbondantemente. Comunque, analizziamo per bene quella che è a tutti gli effetti, ve lo anticipiamo, una nuova avventura più che sufficiente ma mai davvero brillante.
Trama
Harvest Moon: One World ha anche una trama, che poi è un pretesto, ma tant'è. Il protagonista (lui o lei, potrete crearlo/a tramite l'editor iniziale, con all'attivo il minimo storico di opzioni possibili) vive in una delle cinque regioni di gioco, Calisson, la più anonima e collinare. Il mondo si ritrova in una situazione tale che l'unico cibo esistente è costituito dalle patate: si possono piantare, coltivare e mangiare patate, e basta; la dea del raccolto nessuno l'ha più vista. Ma, sorpresa sorpresa, il protagonista si rivela un tipetto speciale: può vedere i folletti del raccolto!
Proprio da queste graziose creaturine, il giocatore otterrà subito dei nuovi semi che nessuno aveva mai visto da tantissimo tempo. Di qui l'inizio di una (lunga) avventura attraverso le cinque regioni del titolo, alla ricerca di tutte le colture esistenti, mentre si cerca di riportare il mondo al suo antico splendore (dal punto di vista agricolo, almeno) favorendo il ritorno della dea del racconto, che non ha mai davvero perso del tutto la sua fiducia nell'umanità. Abbiamo parlato di pretesto, e tant'è: per la prima volta nella storia della serie, il protagonista non eredita una cadente fattoria da ristrutturare e riportare agli antichi fasti, ma intraprende un viaggio pieno di scoperte con la sua attività in tasca.
Fattoria portatile
Ed ecco la grande novità rivoluzionaria di cui vi avevamo già parlato nel nostro speciale dedicato ad Harvest Moon: One World: il nostro tono potrebbe sembrare ironico, ma non lo è. Di per sé la meccanica di gioco in questione è davvero notevole e avrebbe potuto davvero rinfrescare l'intera produzione... solo che poi non è stata sviluppata pienamente. Grazie ad un amico scienziato, il protagonista di Harvest Moon: One World può letteralmente mettersi in tasca la fattoria e portarsela dietro in giro per il mondo: arrivato in una nuova regione, la posiziona ritrovando tutto come l'aveva lasciato.
Una fattoria portatile? A cosa serve tutto ciò? A variare l'offerta ludica, ovviamente. Le regioni in tutto sono cinque: Calisson (rurale), Halo Halo (tropicale), Pastilla (desertica), Lebkuchen (vulcanica) e Salmiakki (polare). In ognuno di questi luoghi il giocatore trovare degli animali da allevare, accudire, coccolare che non sono presenti altrove, nonché semi inediti. Questi stessi semi (che vanno sempre ottenuti dai folletti) una volta piantati in altre regioni o hanno bisogno di tempo e attenzioni particolari, o maturano in colture speciali e differenti da quelle originali. Accontenta un NPC di qui, viaggia per trovare un seme di là, si intuisce come l'esperienza in sé sia interessante, e come incentivi a spostarsi costantemente all'interno dell'open world. Ma la realizzazione del tutto è parecchio blanda.
Prendiamo l'open world in sé: uno si aspetterebbe che ben cinque regioni, e così variegate, diano vita ad un modo di gioco vasto, ricco di stimoli, appagante nella sua esplorazione. E invece no: alla fin fine si tratta quasi sempre di strade lineari, piccoli villaggi con case tutte uguali, e personaggi che salvo rari casi (gli scapoli sono una di queste eccezioni) appaiono davvero eccessivamente simili l'uno all'altro. Non aiuta di certo un livello di dettaglio generale ai minimi storici, e un comparto grafico-tecnico sinceramente dozzinale.
Gameplay
L'esperienza di gioco di Harvest Moon: One World si rivela comunque appagante per gli estimatori del genere; ma ci sentiremmo di consigliarlo, appunto, a coloro che amano ripetere allo sfinimento sempre le stesse azioni e che non pretendono troppo da tutto ciò che esula dal gameplay vero e proprio legato ad un farming simulator che si rispetti. E dunque, esplorazione e interazione con i vari personaggi dell'open world a parte, qui dovrete ovviamente gestire una fattoria.
L'appezzamento si mostrerà da subito esoso di stamina: dissodare, zappare, seminare, innaffiare e raccogliere ogni singolo quadratino di terreno richiederà energia. Una volta terminata questa energia, il poveretto non ce la farà più a proseguire: meglio farlo riposare un po' nel letto della sua casa. Lo scorrere del tempo è naturalmente scandito da mesi e stagioni; l'allevamento rappresenta invece la seconda possibilità della fattoria. Tutti i proventi delle vostre attività agricole potranno essere investiti per acquistare nuove risorse e strumenti, ma per i semi avrete bisogno delle fatine del raccolto nascoste un po' ovunque. Trovarle è facile, ma prevedere i semi che vi doneranno è impossibile.
Conclusioni
Harvest Moon: One World ha provato ad innovare un franchise che non sembra riuscire più ad emulare i fasti del (non più recente) passato. Il risultato consiste in alcune idee davvero interessanti, ma realizzate all'acqua di rose. Portarsi dietro l'intera fattoria è una trovata geniale, come geniale sembrava l'adozione di un open world articolato in cinque macro regioni tematiche. Purtroppo il tutto è stato realizzato con blanda superficialità, senza troppa convinzione; così come non è convinto il comparto grafico tecnico, davvero arretrato considerando le possibilità di Nintendo Switch e il "nome" della serie stessa. Che altro aggiungere? Harvest Moon: One World diverte, sì, a patto di essere consapevoli dei suoi difetti. Ed è anche completamente in lingua inglese, scelta questa che potrebbe drasticamente allontanare i più piccoli.
PRO
- Fattoria portatile (in tutti i sensi)
- Tante, tante ore di gioco
- Alcune idee legate ai diversi biomi sono interessanti
CONTRO
- Tecnicamente e graficamente scarno
- Quasi nessuna idea viene davvero approfondita
- NPC per la maggior parte identici, anonimi e dimenticabili