Probabilmente pochi avranno sentito parlare di Little Big Adventure, primo perché parliamo di 30 anni fa, secondo perché era ed è un titolo particolarissimo. Siamo nel 1994 quando un gruppo di sviluppatori di Alone in the Dark si mette insieme per realizzare un titolo dallo stile grafico abbastanza unico per l'epoca, capace di parlare di tematiche legate ai totalitarismi e alle dittature e condito da dialoghi non banali. La sua particolarità gli vale sicuramente il diritto di divenire un piccolo cult, un'opera di nicchia ma ispirata, capace di mettere ben in linea elementi isometrici tipici delle migliori produzioni giapponesi del Super Nintendo con trovate narrative e registiche occidentali. L'idea è unire la tradizione punta-e-clicca tipica dell'horror Infogrames con un impianto basato sull'azione, sull'interazione con i personaggi a schermo e sulla scoperta, nonché sull'esplorazione di un ambiente più aperto del solito (per l'epoca). Il mondo di Twinsen ha caratteristiche capaci di agganciare il giocatore, complice anche colorate pillole di ambientazione tutte francesi.
Esce su PC e poi PlayStation, l'esperimento riesce e si pianifica un seguito, pubblicato nel 1997, ma il franchise si esaurisce lì. Risulta quindi abbastanza incredibile sapere che nel 2023 Microids ha messo in piedi uno studio creato apposta per sviluppare questo remake, capitanato da parte del team originale. L'obiettivo è svecchiarlo, ripulirlo, traslarlo nella modernità, aggiornarlo nei controlli senza intaccare l'alone di scoperta che riempiva l'originale. Ci saranno riusciti?
Controlli ad arte
Va detto che non è difficile migliorare i controlli originali: al tempo, Frederick Raynal scelse di offrire comandi piuttosto legnosi, poco intuitivi, che appunto dessero l'idea di fare cose, ma sempre legandole a un'anima punta-e-clicca. Oggi un'opzione del genere è improponibile ed è bastato sfruttare tutti i comandi di un pad per offrire controlli più riconoscibili. Ogni tasto corrisponde a un'azione, c'è libertà di movimento completa e per quanto la gestione di qualche interazione tra comando e risultato a schermo sia un po' macchinosa, funziona sicuramente meglio.
La scelta ha influito sul fascino dell'originale? Sicuramente, sarebbe un po' come togliere lo z-targeting a un remake di Zelda: Ocarina of Time, ma capiamo l'esigenza di doversi rivolgere a un pubblico nuovo. Al tempo come oggi Little Big Adventure vi chiederà di muovervi, parlare, fare semplici minigiochi, provare a essere stealth, combattere. Ecco, diciamo che non tutto va come dovrebbe, nel senso che il combattimento è frustrante, le fasi platforming non funzionano troppo, il rapporto input-output non è molto rifinito. Twinsen's Quest si pone come un aggiornamento completo e in effetti lo è, ma i limiti della produzione si notano abbastanza presto.
Il ritorno di Didier Chanfray come direttore artistico, per fortuna, restituisce un risultato corretto: la nuova direzione stilistica e artistica ci ha convinto a sufficienza, sia perché l'atmosfera cartonata, quasi di pongo, del mondo di gioco è credibile rispetto all'opera che si promette di ammodernare, sia perché il flusso di gioco è unico, non più una sequenza di schermate, e questo ha permesso di impreziosire l'aria che si respira con piccole trovate estetiche come effetti atmosferici, vegetazione, animaletti in movimento.
Il mondo è quindi capace di respirare e se l'obiettivo era mandare nel futuro il gioco del 1994, almeno a livello artistico ci sono riusciti. Buon lavoro è stato fatto anche dal compositore originale, Philippe Vachey, tornato apposta per l'occasione e deciso a rendere l'accompagnamento sonoro un elemento di sottofondo, che non vuole sovrastare l'azione e probabilmente non vuole rimanere nella testa. Altro elemento di nota è la presenza del doppiaggio, ma ovviamente non aspettatevi l'italiano, presente però lato testi.
Dottori tiranni
Nonostante la storia fosse già ben impacchettata al tempo, il team ha scelto di aggiungere piccole migliorie e integrazioni, così da permettere al giocatore di identificarsi meglio nel flusso di eventi. Twinsen ha compiuto l'incredibile crimine di aver sognato cose strane e per questo è stato incarcerato dal tiranno di turno.
Dopo il prologo e la fuga, starà a noi cominciare il percorso di scoperta del nostro ruolo nel mondo, un mondo - va detto - abbastanza variegato come ambienti: città, montagne, deserto, ghiacciai, isole, la prospettiva francese era già al tempo cangiante e il tutto è stato riproposto, anche se oggi fa sicuramente meno "festa" in quanto abbiamo imparato a dare per scontato il salto tra biomi. Le missioni esistevano già nel 1994 e ovviamente ne troverete tante, sicuramente non sfaccettate come qualche ben open world odierno ci ha abituato: siamo agli albori del genere, quindi è coerente ritrovarsi tonnellate di quest molto basilari.
Il problema è che, nel 2024, non è più così divertente avanzare nella storia di Little Big Adventures, per quanto interessante sia, e il gioco ha diversi bug che ogni tanto rendono noioso lo svolgimento. Nel completare le quest bisognerà girare a parlare con i vari personaggi, ma l'avanzamento è abbastanza confusionario e non sarà raro girovagare un po' a caso, sperando di essere fortunati nell'incrociare il giusto dialogo. Come detto, i controlli non sono il massimo e le sezioni stealth non restituiscono grandi emozioni, così come il combattimento o l'esplorazione. In soldoni? Per quanto alleggerito rispetto all'originale, dovrete digerire ancora un po' di legnosità, più ludica che narrativa: l'epopea di Twinsen è variegata, alcuni dialoghi sono carini, ma dovrete fare appello a tutta la vostra voglia di cultura videoludica per superare alcune sezioni perché, a conti fatti, nonostante le migliorie, è come tornare indietro di tre o quattro generazioni di creativi.
Conclusioni
Non sappiamo se questo fosse il remake che aveva in mente il team, forse sì, ma rimane una domanda fissa nella testa: a chi è rivolto questo titolo? Vuole parlare all'utenza che lo giocò nel 1994 o alle nuove leve? Ci verrebbe da dire ai primi, ma quanti effettivamente furono così stregati al tempo da correre a spendere 30€ e rigiocarsi questo gioco oggi? Little Big Adventure - Twinsen's Quest non è pessimo, è che risulta complesso consigliarlo a chi non viva di attacchi di nostalgia anni '90, in quanto ha chiaramente dei limiti strutturali e il flusso di avanzamento non è particolarmente divertente, per quanto lo stile grafico sia indovinato e la storia, dignitosamente figlia di quell'era, rimanga graziosa. Dopodiché, è pur vero che è un cult che arricchirà la vostra cultura videoludica, specie se siete assetati di storie e biografie videoludiche europee.
PRO
- Una buona riproposizione dello stile estetico
- Sicuramente il modo migliore di rigiocare un titolo cult
CONTRO
- Controlli migliorati, ma ancora legnosi
- Il gameplay è purtroppo invecchiato male
- Alcune sezioni un po' frustranti