Assassino eri ed assassino rimani
Killer 7 e No More Heroes sono legati da un doppio filo: quello della grafica, condividendo la medesima tecnica artistica, e quello dello storyline. Anche nel suo nuovo titolo, SUDA 51 ha voluto mettere come protagonisti degli assassini, in particolare uno: Travis Touchdown, alter ego del giocatore ed intrigante via di mezzo tra un samurai, un wrestler e un otaku. L’incipit di No More Heroes (liquidato volutamente con una intro di pochi minuti) vede il nostro eroe fermamente intenzionato a diventare il sicario numero uno del paese, traguardo da raggiungere eliminando progressivamente i dieci killer in cima alla classifica. Partiamo dall’anello debole della produzione Grasshopper, ovvero ciò che si inserisce tra un uccisione e l’altra: in queste fasi, l’utente è costretto ad aggirarsi per la città di Santa Destroy a bordo della propria assurda motocicletta, svolgendo lavori parti time o delitti su commissione al fine di racimolare sufficiente denaro per iscriversi alla sfida successiva. In una sola parola: noia. Lo scenario urbano è tristemente spoglio, sia a livello grafico sia in termini di contenuti, con poco traffico, pochi pedoni e soprattutto poche location da visitare in rapporto all’estensione della mappa. Ci sono alcuni negozi dove acquistare nuovi abiti e potenziamenti di vario tipo, e due agenzie nelle quali accaparrarsi qualche impiego extra: considerando anche come dette sub-missions non si rivelino particolarmente stimolanti, va da sé che queste fasi di intermezzo di No More Heroes diventino ben presto una ciclica formalità da smaltire nel minor tempo possibile, e non un adeguato contorno all’attività principale. Che, fortunatamente, riesce a compensare in maniera egregia alle deficienze appena descritte. Il cuore di No More Heroes è fatto di scenari ripieni di nemici da spazzare via con la propria pittoresca tecnica di combattimento, un mix fatto di fendenti di spada elettrica (?) e prese di wrestling. Il risultato è esaltante, capace peraltro di sfruttare bene le caratteristiche della combo Remote + Nunchuck. Il tasto Z è usato per il lock-on, mentre A controlla la propria beam katana, che produce colpi diversi a seconda della postura alta o bassa (gestita dall’inclinazione del Remote), e B controllqa le prese effettuabili sui nemici. Sia queste sia le varie finishing moves prevedono il movimento dei due controller nelle direzioni indicate su schermo, un elemento semplice ma che contribuisce notevolmente ad aumentare il fattore divertimento degli scontri. Certo, con tutti gli avversari che ci si trova ad affrontare il sistema di combattimento tende a diventare un po’ ripetitivo, ma finché dura è pura esaltazione...
Killer 10
Paradossalmente, quello che dovrebbe essere il punto più vivido dell’esperienza ludica offerta da No More Heroes -ovvero gli scontri coi boss- non soddisfa al 100% le aspettative, perlomeno dallo stretto punto di vista del gameplay. Alla fine dei conti, la quasi totalità di questi combattimenti si risolve nel girare attorno all’avversario, schivarne la mossa speciale e colpire immediatamente dopo. Il vero tocco di classe risiede nella tipologia dei vari killer, tutti personaggi a dir poco sopra le righe partoriti dalla mente perversa di SUDA 51: la soldatessa con una gamba-lanciarazzi armata di badile è uno tra i più fulgidi esempi in tal senso. E per dirla tutta, il valore di No More Heroes come opera in sé è dettato prevalentemente da aspetti accessori o da sensazioni da esso suscitate piuttosto che dalla mera somma delle parti. Basti pensare alla slot machine che viene attivata alla conclusione di ogni uccisione e che porta a temporanei potenziamenti in caso di combinazione favorevole, o alla necessità di ricaricare periodicamente la propria beam katana premendo il tasto 1 e scuotendo il Remote. O ancora ai deliranti dialoghi dei personaggi, per non menzionare il fatto che per salvare il gioco è necessario sedersi sulla tazza del water...insomma, No More Heroes verrà ricordato più per le vibrazioni positive che è in grado di trasmettere piuttosto che per la bontà del proprio gameplay o della sua realizzazione tecnica. La quale, manco a dirlo, non risulta affatto inattaccabile da un punto di vista squisitamente critico: nonostante lo stile accattivante, No More Heroes offre alla vista pochi poligoni ed una definizione scialba, e la colonna sonora è (volutamente?) ripetitiva come poche. Ma anche qui intervengono elementi inaspettatamente positivi: le icone “pixellate” in stile 8-bit, le sequenze di caricamento che richiamano alla pop art, la poetica inutilità di talune attività (ad esempio giocare con il gatto nel proprio appartamento), un doppiaggio in inglese fra i più trash mai sentiti. Insomma, se è vero che un videogame, come tante altre cose, non si giudica solo dalla fattura delle singole componenti, No More Heroes è la prova più evidente di tale assunto.
Commento
No More Heroes è un prodotto davvero anomalo, non soltanto per le folli scelte stilistiche e narrative che ne costituiscono l’essenza, ma soprattutto per la sua capacità di catturare il giocatore pur non offrendo nulla di davvero eccellente. I combattimenti sono semplici e tendenti alla ripetitività, le parti in free-roaming sono noiose, la grafica -per quanto cool- è piena di difetti. Eppure il titolo Grasshopper è un’esperienza davvero coinvolgente, molto più completa del suo “prequel spirituale” Killer 7. Chissà che con il prossimo gioco SUDA 51 non raggiunga la perfezione...
Pro
- Stilisticamente unico
- Sistema di controllo ben studiato
- Storyline e personaggi folli
- Sezioni free roaming noiose
- Tende a diventare ripetitivo