Pochi ma eroi
E' innegabile e lodevole il tentativo di miscelare il più tradizionale concept degli strategici in tempo reale con l'anima dei GDR, fatta di narrazione, eroi senza paura, nemici dal nome impronunciabile e un bestiario che non conosce selezione naturale. Il risultato è una via di mezzo che forse non rende giustizia alle fonti d'ispirazione, ma resta comunque interessante. L'azione è centrata sempre su di un personaggio che inizialmente dovà afforntare divere missioni per proseguire lungo il cammino e procurarsi le risorse necessarie alla costruzione di edifici o per ottenere il controllo di postazioni già presenti sul territorio. In effetti in Rising Kingdoms sono gli eroi il fulcro dell'azione e per ogni razza ce ne sono quattro tra cui scegliere, dotati di poteri e abilità molto numerose e quanto mai distruttive. Attorno ad essi ruotano le truppe che vedono tra le loro fila numerose comparse dotate di abilità uniche, tra le quali anche creature innovative introdotte dagli sviluppatori allo scopo di allargare l'orizzonte di Equiada. L'utilizzo dei personaggi principali è molto interessante perché se da un lato con il denaro e le risorse che riuscirete a procurarvi sarete in grado di erigere nuovi edifici per alimentare la vostra forza bellica, la crescita degli eroi è però legata all'accumolo di punti-gloria, che derivano dalla cattura di colonie nemiche, per effetto dell'espansione territoriale o per aver completato con successo determinati incarichi. La spesa di tali crediti vi permette di accedere ad un numero sempre più vasto di abilità e magie da utilizzare per piegare il fato sul campo di battaglia, e spaziano dalle cure per i vostri uomini fino al devastante richiamo di un drago. E' interesante notare come alla grandezza del potere esibito dagli eroi corrisponda un generale equilibrio del gioco, che non si sbilancia ma conferisce al contrario l'aura della leggenda ai campioni senza privare le truppe del potere offensivo che meritano. Parlando delle razze in gioco è importante sottolineare che il mondo di Equiada è popolato in realtà da altre cinque fazioni neutrali, fra le quali militano troll e draghi e che rivestono un ruolo chiave nella componente strategica di Rising Kingdoms. Prendendo possesso delle colonie si accede infatti alle loro preziose risorse, potendo inoltre attingere ad abilità esclusive per i propri eroi; la costruzione di nuove strutture e la conquista di insediamenti neutrali divengono così elementi portanti della parte menageriale che ogni strategico in tempo reale mette in scena.
Così tanta ricchezza sembrerebbe preludere ad un grande gioco di strategia ma la realtà purtroppo è molto più semplice, nel senso che proprio la povertà dell'azione vera e propria destabilizza pesantemente l'impianto di background. Manca infatti la complessità necessaria in termini di azioni che possano orchestrare un vera gestione delle unità allargate a più componenti, mentre si finisce per puntare sull'utilizzo di pochi specifici personaggi, quando lo schermo si affolla nel frattempo di uno sciame multivariegato di creature che somiglia più al sacco di Roma che ad un esercito orientato strategicamente. Sono punti di vista e lo scenario fantasioso lo concede, ma la scarsa capacità della CPU unita ai controllo ben pochi snelli, che tra l'altro non impediscono alle vostre truppe di assaltare chiunque capiti a tiro o a naso (in effetti qui ci sono pure i lupi mannari), rendono lo scontro poco appagante e a tratti banale . Si finsice dunque per occuparsi più che altro di come ottenere punti necessari al potenziamento dei propri avatar piuttosto che pensare al controllo dell'esercito, anche se questo non significa una risoluzione frettolosa delle missioni, che richiedono al contrario una discreta pianificazione.
Low budget: low cost?
Sarebbe bello che sul versante visivo ci fosse un guizzo in grado di rendere giustizia al mondo così ricco di Equida, ma il motore grafico per la gestione bidimensionale degli sfondi poggia sui suoi predecessori. Se avete già testato un tiolo che porta il marchio Black Bean riconoscerete molti espedienti tecnici già visti e rivisti per le animazioni del paesaggio, così come le stesse azioni delle unità risultano un po' legnose, soprattutto se consideriamo il progresso raggiunto dai giochi di ultima generazione. Resta però il design delle creature a portare alta la bandiera, conferendo ai personaggi un appeal intrigante e di buona fattura. Oltre alla possibilità di personalizzare la campagna e la presenza di un ineteressante editor, è fruibile l'immancabile componente multiplayer con tanto di opzione per la ricerca di avversari di pari livello. Non guasta naturalmente il commento totalmente localizzato in italiano che per quanto sporadico è appassionato e credibile. Da segnalare alcuni motivi molto riusciti offuscati solo da effetti sonori ripescati in qualche vecchio archivio, mentre il prezzo budget resta sempre un ottimo incentivo all'acquisto, in particolare quando sotto c'è un gioco come Rising Kingdoms, che seppur privo di grandi pregi non manca di presentarsi come un prodotto completo.
Commento
Rising Kingdoms cerca di miscelare un vero e proprio universo fantasy all'interno di un gameplay che poggia sulle basi degli strategici in tempo reale e nonostante una componente tattica un po' semplicistica, mette in gioco numerose razze con tantissime creature differenti. La centralità degli eroi punta verso un gameplay orientato alle singole unità e all'azione direttamente gestita dal giocatore, rinunciando ad una maggiore articolazione dello scontro, che si oppone all'impianto delle missioni molto articolato e coinvolgente. Peccato per la resa grafica antiquata e per le ingenuità che affliggono un sistema di gioco ricco nella presentazione ma privo di basi solide e comunque datate. Nonostante questo ci resta tra le mani un prodotto finito che cammina con le proprie gambe e vanta qualche trovata originale, forse più adatto a chi cerca l'emozione di un mondo fantasy o ama i gdr piuttosto che ad un pubblico orientato agli strategici. Il prezzo ridotto vale comunque il pensiero per entrambi.
- Pro:
- Universo ricco di creature
- Numerose abilità disponibili
- Missioni appaganti
- Contro:
- Tecnicamente datato
- Componente strategica ingenua
- Controlli e interfaccia legnosi
Se dio è morto allora tutto è lecito
Black Bean scende di nuovo in campo con un titolo strategico, che abbandona gli scenari cupi della seconda guerra mondiale per concedersi una più ingenua ambientazione fantasy di tipo tradizionale. Prima ancora di tuffarci nel mondo di Equiada (nome per un mondo di fantasia nel quale qualunque fonema è concesso per battezzare luoghi e persone), non si può risparmiare un elogio alla confezione del gioco. Si tratta infatti di un bel cofanetto con un lussuoso manuale e per di più venduto a prezzo ridotto, una lezione di stile per i tanti grandi titoli accompagnati solo da due foglietti pubblicitari. Detto questo però, alle grandi premesse non corrisponde esattamente la sostanza di questo Rising Kingdoms, che corre un pò troppo sui binari logori dei suoi predecessori, ma che si dimostra un prodotto sincero e realizzato con amore. Vediamo dunque di affrescare lo sfondo con la narrazione tanto cara alla tradizione dei GDR, che vede in scena tre grandi razze tra le quali figurano gli Umani, custodi della cultura e della tecnica, gli Abitanti delle Foresta (ebbene sì, sono proprio gli elfi), insostituibili giardinieri di madre Terra e infine i sudici e sempre temuti Abitanti delle Tenebre, custodi dei segreti che separano i vivi dai trapassati. Al contrario di quanto si potrebbe pensare esisteva un tempo nel quale tutti e tre gli schieramenti coesistevano senza forti attriti, ma la sinsitra scomparsa degli dei ha gettato gli umani nel caos, che senza più un dio sanzionatore hanno dato via libera all'ignoranza che li caratterizza: da quel momento è stata guerra per la pace o per la fine definitva di Equiada. Non vi stupirete nel sapere che Rising Kingdoms prevede tre campagne associate alle razze in guerra, tutte disponibili all'avvio ma ordinate in sequenza secondo un livello di difficoltà crescente. Se non temete la sfida potete cominciare direttamente dall'ultima, ma la coerenza della storia e il ricco tutorial dello scenario umano sono ottimi incentivi per cominciare dal principio, per cui fuoco alle polveri e a morte elfi nudisti e non morti!