Ci rendiamo conto che è passato moltissimo tempo dalla loro uscita e che non tutti sono stati così fortunati da giocarli all'epoca, ma quando parliamo di Suikoden e di Suikoden II ci riferiamo a due dei migliori JRPG della storia. Usciti in uno dei momenti di massimo splendore del genere, l'epoca d'oro della prima PlayStation, a un tiro di schioppo da capolavori come Final Fantasy VII, Xenogears, Breath of Fire IV e molti altri. Il motivo per il quale oggi la saga di Suikoden non è molto conosciuta è purtroppo banale: non ha retto botta nelle successive iterazioni, con il terzo capitolo che non è mai stato nemmeno distribuito in Europa e gli altri che hanno visto la fanbase assottigliarsi, fino a sparire del tutto.
Il creatore della serie, Yoshitaka Murayama, autore dei primi due Suikoden, aveva lasciato Konami proprio prima dell'uscita del terzo capitolo. Per i suoi primi due lavori, che non erano stati dei bestseller, ma avevano impressionato l'azienda per le vendite costanti dovute al passaparola, Murayama aveva preso ispirazione da un romanzo storico cinese, I Briganti, nel quale 108 guerrieri si ribellano all'ingiustizia, seguendo un ideale di pace e libertà. Aveva deciso di riportare anche nel suo progetto lo straordinario numero di personaggi: 108, in gran parte giocabili, che avrebbero formato la resistenza alle angherie di uno Stato corrotto. L'idea era così rivoluzionaria da trasformare i due videogiochi in cult.
Anni dopo, Murayama avrebbe fondato la sua azienda, la Rabbit & Beat Studios, e lanciato una delle campagne Kickstarter più di successo di sempre: appena 3 ore per finanziare Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, il successore spirituale dei primi due Suikoden, uscito nel 2024, poche settimane dopo la morte dello stesso Murayama. La saga che aveva creato, invece, è sparita da tempo. L'ultimo capitolo, Suikoden V, è uscito quasi vent'anni fa su PlayStation 2. Contestualmente i collezionisti si sono tenuti stretti le versioni PlayStation di Suikoden I e II, ormai introvabili se non a prezzi folli. Anche perché non hanno mai goduto di alcuna riedizione fisica in Occidente. Ecco perché Suikoden I&II HD Remaster Gate Rune and Dunan Unification Wars è così importante: oltre a modernizzare alcune delle inevitabili asperità di due titoli che sono usciti rispettivamente 30 e 27 anni fa, ci dà la possibilità di recuperare due pietre miliari del genere. Sarà riuscita Konami a rendere giustizia a questi capolavori?
La leggenda delle 108 stelle del destino
Nell'impero della Luna Scarlatta, il generale Teo McDohl è chiamato a rispondere all'appello del sovrano e a scendere in campo come condottiero. Parte, lasciando suo figlio (il nostro protagonista del quale possiamo scegliere il nome) nelle premurose mani dei suoi fedeli servitori: Gremio, Pahn e Cleo. Anche il ragazzo ha iniziato un lungo percorso per scalare i vertici dell'esercito imperiale e, nonostante la giovane età, è già un guerriero promettente. Per una serie di vicissitudini, però, il protagonista scopre che l'impero è profondamente corrotto e che c'è una rivolta in atto da parte di un gruppo di ribelli. Nonostante il suo nobile lignaggio e l'apprensione dei suoi mentori, il nostro sceglie di schierarsi con i rivoltosi e di partecipare alla lotta, arruolando tutti coloro che sono stanchi delle angherie del potere.
Uscito nel 1995 in Giappone, Suikoden ci racconta una storia di formazione e il viaggio, non privo di dolori e tormenti, che il nostro protagonista dovrà affrontare nella sua lotta contro il potere. Per quanto oggi tutta la vicenda, il modo in cui si dipana e i suoi espedienti che ci vedono in fretta diventare leader della forza eversiva, possano apparire semplicistici, è innegabile il gusto estremo con cui questa viene raccontata. Grazie alla presenza di personaggi carismatici (che in molti casi torneranno poi nel secondo capitolo) come Odessa, Viktor, Flik, Gremio, e soprattutto al ritmo invidiabile dell'avventura, praticamente priva di tempi morti, capace di metterci in mano dopo poche ore due degli aspetti più interessanti e divertenti della produzione, diventati poi marchi di fabbrica della serie: la gestione del castello e il reclutamento dei personaggi.
Il castello, ovvero il quartier generale del nostro esercito di ribelli, va espugnato nelle prime fasi di gioco, strappandolo dal controllo di un perfido drago. L'idea di avere una base d'appoggio che vediamo crescere ora dopo ora, osservando sbocciare attività commerciali, servizi utili a migliorare l'equipaggiamento, ma anche divertimenti come la sauna, la sala scommesse o la libreria, e vedendo aumentare il numero di persone che lo abitano, è preziosa. Così com'è ancora spassosa l'attività di reclutamento dei personaggi: a volte gli basterà sapere che fate parte dell'esercito di ribelli per unirsi alla battaglia, altre volte vi chiederanno di aiutarli a risolvere i loro problemi, presentandovi delle vere e proprie quest secondarie.
Questo è uno degli aspetti nei quali il gioco si distacca maggiormente dalle produzioni più recenti: non esiste alcun quest log, né un'indicazione di alcun tipo sulla mappa di gioco che vi indichi dove trovare questi personaggi e come aiutarli. Erano tempi diversi, e i videogiocatori non erano abituati a molte delle semplificazioni che sarebbero arrivate in seguito. Per questo motivo capita spesso, giocando a Suikoden o a Suikoden II, di non sapere immediatamente come proseguire: i personaggi tendono a dare delle indicazioni sommarie sulle destinazioni da raggiungere o sui loro obiettivi. Le mappe non sono poi troppo grandi, e con un po' di fantasia e ingegno non è mai troppo difficile capire come proseguire. È bello lasciarsi trasportare dall'incertezza, ma se volete arruolare tutti e 108 i personaggi (condizione necessaria per vedere i finali migliori), sarebbe meglio armarsi di una guida, almeno per capire come non perdere definitivamente alcuni di essi.
Amore e guerra
La formula di Suikoden, che i fan hanno dimostrato di amare anche grazie al fascino dei suoi grandi numeri (oltre ai 108 personaggi, le battaglie permettono di schierarne ben 6 contemporaneamente), viene ripresa e ampliata in Suikoden II. Questo sequel, uscito nel 1998 in Giappone, recupera l'ampio respiro della storia di Suikoden e ci aggiunge una commovente vicenda di amicizia, tradimenti e abnegazione che diventa anche una profonda riflessione sul potere.
L'innegabile salto di qualità nella scrittura, è merito di due aspetti che sono particolarmente curati in Suikoden II: il primo è il gruppo di protagonisti, che oltre al nostro eroe (come da tradizione, il giocatore può chiamarlo come vuole) vede anche Jowy, amico d'infanzia, e Nanami, sorella adottiva. Murayama e i suoi furono abili a muovere i fili dei nostri burattini per orchestrare una tragica sequenza di avvenimenti che vedevano sempre al centro questi tre ragazzini: Jowy è un idealista, in cerca della forza per porre fine alla guerra, ma incapace di resistere all'oscurità che quel potere inevitabilmente genererà; Nanami è l'anima comica del gruppo, ma è anche dolce, apprensiva e affettuosa.
In seconda battuta, il grande merito è averci regalato uno degli antagonisti migliori dell'intera storia dei giochi di ruolo giapponesi: il terribile principe folle, Luca Blight. Un personaggio consumato dal potere, incapace di provare empatia, totalmente asservito ai suoi desideri. Così spregiudicato che sembra uscito dalle pagine di manga come Hokuto no Ken o Berserk. I nostri tre protagonisti - che ovviamente si trovano invischiati in una lotta politica tra impero e ribelli - dovranno vedersela con lui in diverse occasioni. Anche nelle tante battaglie campali, altro fiore all'occhiello della serie Suikoden, che aggiungono una dimensione strategica (seppure molto basilare) al videogioco. È proprio in questi momenti che avvengono gli scontri tra gli eserciti e la storia assume quell'ampio respiro che alterna i due registri: da una vicenda intima di amicizia e tradimenti, a un'odissea politica, una lotta di classe, una battaglia per la libertà.
Suikoden II apporta diversi miglioramenti alla formula del primo capitolo: un inventario comune anziché quello ad personam del primo capitolo, più slot disponibili per le rune che danno la possibilità di lanciare magie o abilità ai personaggi, una gestione del castello più profonda, e una migliore scrittura dei personaggi secondari. Ma è ovviamente la storia il vero fiore all'occhiello: è in quella vicenda così umana e dolorosa che si nasconde il motivo per cui dovreste giocare a Suikoden II se non lo avete ancora fatto. Nella scrittura sublime dei suoi personaggi, nelle tragiche fragilità umane che li animano, e nei suoi epiloghi quasi shakespeariani, a volte amari, a volte dolcissimi. Anche in questo caso, per vedere il finale migliore dovrete reclutare tutti i 108 personaggi, stando attenti a non perderne alcuni che vanno ottenuti in una finestra di tempo ben precisa.
Le migliorie della remaster
Posto che, come dovrebbe essere chiaro da quanto detto finora, i due Suikoden sono ancora oggi dei videogiochi splendidi, per certi versi più moderni e divertenti di alcuni dei JRPG che arrivano attualmente sul mercato, come si comportano queste nuove versioni, e soprattutto quali novità introducono?
Come dicevamo, il valore inestimabile di questa collezione è quello di dare finalmente la possibilità ai nuovi giocatori di riscoprire questi capolavori. Il lavoro fatto sulle riedizioni è tangibile: tutti gli sfondi di entrambi i capitoli sono stati ridisegnati, sia per adattarsi ai 16:9 degli schermi moderni (gli originali erano ovviamente in 4:3), sia per aggiornare le fonti d'illuminazione e l'effettistica. Sappiamo che la volontà di mantenere gli sprite originali e di inserirli in sfondi ad alta risoluzione non piace a tutti, ma gusti personali a parte è innegabile la quantità di lavoro che c'è dietro a queste remaster. Ci saremmo aspettati, però, un selettore che permettesse di scegliere tra la grafica originale e quella rimasterizzata. Lo stesso trattamento è stato replicato su tutti i ritratti dei personaggi, con quelli del primo Suikoden che sono stati addirittura ridisegnati da Junko Kawano, la designer originale. Quelli di Suikoden II sono stati semplicemente portati in HD, con risultati altalenanti che in qualche caso hanno anche finito per modificare i connotati di alcuni protagonisti. Avremmo preferito, a questo punto, che Konami ridisegnasse anche quelli per dotarli di un tratto più moderno. Il lavoro di rimasterizzazione delle musiche e di aggiunta dei suoni ambientali ci è altresì piaciuto e aggiunge sicuramente valore all'offerta.
Entrambi i videogiochi sono andati incontro anche a un redesign dell'interfaccia, specialmente per quanto riguarda i menù, e all'aggiunta di opzioni che prevedono miglioramenti all'esperienza come la possibilità di visualizzare una cronologia recente dei dialoghi (una manna dal cielo quando non ricordi dove ti avevano detto di andare!) e di velocizzare i combattimenti. Sappiamo che qui molti avranno un mancamento, ma gli scontri sono a turni e rigorosamente casuali, pur se con un tasso di comparsa del tutto gestibile.
Quello che abbiamo trovato deludente è la mancanza di un sistema più flessibile per i salvataggi. Come da tradizione si salva solo presso i save point o nelle locande, mentre ci saremmo aspettati la libertà di poter registrare la partita in ogni momento. Questo anche alla luce del fatto che i giochi sono piuttosto inflessibili e, nel caso in cui si incorra in un game over, bisogna ripartire dall'ultimo salvataggio. È stata aggiunta una meccanica di autosave che avviene in quelle aree dove è già presente un save point e della quale, francamente, facciamo fatica a inquadrare il senso. Infine bisogna segnalare la presenza della traduzione italiana per un semplice motivo: è inedita per il primo capitolo, che non è mai stato tradotto nella nostra lingua, e quasi inedita per il secondo, dal momento che quella originale è passata alla storia come una delle peggiori traduzioni italiane di sempre. Pur ancora con qualche errore di troppo, il livello è senz'altro più alto di quella della versione PlayStation.
Conclusioni
Suikoden I&II HD Remaster Gate Rune and Dunan Unification Wars è un'occasione fantastica per possedere due dei migliori JRPG della storia in un unico pacchetto e con diverse aggiunte che migliorano la qualità della vita del giocatore. Entrambi i capitoli di questa saga leggendaria ormai perduta nel tempo, sono ancora oggi bellissimi da giocare, specialmente se si è disposti a chiudere un occhio davanti a qualche asperità tipica dei videogiochi di trent'anni fa. Con un piccolo sforzo si viene ricompensati da un ritmo invidiabile, una gustosa fase di reclutamento e di gestione del castello che è un gioco nel gioco e - nel caso del secondo capitolo - con uno degli intrecci narrativi più belli di sempre. L'operazione di rimasterizzazione è ricca e percepibile, anche se non abbiamo trovato tutte le caratteristiche che ci saremmo aspettati, ci sentiamo di dire che questa è l'occasione giusta per riscoprire (o per scoprire, beati voi) questi due titoli meravigliosi
PRO
- Tanti interventi di rimasterizzazione della grafica e del sonoro
- Sono ancora due videogiochi fenomenali che vale la pena di giocare
- Decine di ore di contenuti, di personaggi, di attività e di storie da vivere
CONTRO
- Avremmo voluto un sistema di salvataggio più flessibile
- Manca un'opzione per scegliere tra la grafica originale e quella rimasterizzata
- Perché non ridisegnare anche i ritratti di Suikoden II?