Il mondo dei videogiochi deve davvero tanto a Tom Clancy. Lo abbiamo ricordato proprio ieri, in vista di questa recensione di The Division 2, solo l'ultimo di una lunga serie di titoli che portano il nome del maestro del techno-thriller scomparso prematuramente nel 2013. Un nome erroneamente ritenuto di facciata da parte di chi pensa che la presenza della firma di Tom Clancy su tanti titoli Ubisoft sia figlia di un'operazione di marketing, dimenticando o ignorando che proprio allo scrittore di Baltimora si deve la fondazione di Red Storm Entertainment, il team di sviluppo dietro al primo, indimenticabile Rainbow Six e in tempi più recenti anche al piccolo gioiellino per realtà virtuale che è stato Werewolves Within. La prova evidente dell'influenza di Tom Clancy sul mondo dei videogiochi è tangibile ancora oggi in giochi come The Division 2 e il suo predecessore, in grado di richiamare con la loro ambientazione alcune delle atmosfere da complotto fantapolitico impresse nella memoria di chi ha letto i suoi libri. Oltre al nome di Tom Clancy, in The Division 2 c'è però anche tanto di Massive Entertainment, altro team con esperienza ormai ventennale chiamato alla prova definitiva di maturità dopo il lancio del franchise avvenuto nel 2016. In questi tre anni, lo studio di Malmö ha dimostrato di saper imparare dai propri errori, rimediando a situazioni che proprio nel primo The Division avevano portato diversi giocatori a storcere il naso. Dopo una settimana trascorsa recuperando risorse per i nostri campi presenti in giro per la città, siamo finalmente in grado di dirvi se The Division 2 può effettivamente essere tutto ciò che il suo predecessore non è stato all'uscita.
Ambientazione e trama
Se state leggendo questa recensione è senza dubbio perché nutrite interesse per The Division 2, ma non è detto che abbiate seguito tutti i passaggi che ci hanno portati a questo appuntamento finale. Partiamo dunque dalle basi del gioco, ambientato come saprete a Washington D.C., una città che come abbiamo ripetuto più volte ha un fascino minore rispetto alla New York scelta per il primo capitolo. Sulla capitale però Massive Entertainment ha lavorato in modo egregio, proprio per colmare le differenze con la Grande Mela. I fatti raccontati in The Division 2 avvengono circa sette mesi dopo l'attacco bioterroristico del Black Friday, con cui New York era caduta in ginocchio insieme ad altre città, inclusa appunto la capitale americana.
Mentre il primo capitolo ci mostrava gli eventi immediatamente successivi all'accaduto con l'arrivo della seconda ondata di agenti della Divisione a New York, The Division 2 fa il passo successivo, cambiando stagione per raccontarci una Washington D.C. alle prese con una situazione di emergenza ormai assimilata, nella quale continuano però a esserci criticità come il completo spegnimento della rete Shade quando ormai l'estate è alle porte. Il nostro agente entra quindi in gioco per rimettere in piedi la città, entrando in contatto con coloro che già operano per recuperare un certo livello di normalità. Il filmato di resilienza della razza umana, contrapposta però alla volontà di alcuni di approfittare della situazione per distruggere gli ultimi brandelli di civiltà rimasta: è naturalmente questo il caso delle bande che al nostro arrivo mettono a ferro e fuoco Washington D.C., nella quale troviamo dunque come nel primo capitolo gruppi organizzati di nemici intenzionati a ostacolare le nostre attività. Da un punto di vista narrativo, esattamente come il suo predecessore, The Division 2 non brilla particolarmente, ponendo poca attenzione nel racconto degli eventi sebbene siano presenti in giro per la città i soliti collezionabili coi quali ampliare la propria conoscenza di quanto accaduto a Washington D.C. per colpa del virus. Il nostro personaggio viene ancora una volta proposto come una specie di pupazzo muto, spettatore interessato delle brevi scene d'intermezzo che di fatto servono a fare giusto da collante tra una missione e l'altra. Come stiamo per vedere, se da parte di Massive Entertainment ci fosse stato anche in ambito narrativo lo stesso sforzo profuso in altri aspetti del gioco, avremmo potuto seriamente considerare l'ipotesi di promuovere The Division 2 a pienissimi voti.
Gameplay
Sin dal primo momento in cui si mette piede alla Casa Bianca che fa da quartier generale della Divisione a Washington D.C., ci si ritrova letteralmente sopraffatti dalla mole di contenuti che The Division 2 mette davanti ai nostri occhi. La struttura di gioco resta simile a quella vista nel 2016, ma con una serie ampliata di possibilità che partono dalle missioni principali per arrivare alla conquista degli avamposti nelle mani dei nemici nei vari quartieri, liberando i quali è possibile ottenere ricompense. È una fortuna che gli sviluppatori abbiano pensato d'introdurre una voce di menu per suggerire la prossima attività da svolgere, che altrimenti rischierebbe di trovarsi spaesato di fronte alle tantissime cose da fare in The Division 2 già dai livelli iniziali. L'imbarazzo della scelta non manca neanche in termini di personalizzazione delle abilità del proprio personaggio, per il quale sono disponibili gadget vecchi e nuovi da sbloccare durante la corsa al livello 30, approfittando della lunga cavalcata per provare quale delle varie combinazioni possibili possa fare maggiormente al caso proprio.
Rispetto al suo predecessore, The Division 2 semplifica le dinamiche ruolistiche in termini di gestione, rendendo all'atto pratico molto più semplice passare da un set d'equipaggiamento all'altro per assumere il ruolo richiesto dalla situazione che ci troviamo ad affrontare. Tornando alle missioni, la struttura alla loro base si può riassumere nello scontro con ondate di nemici di livello sempre più alto, fino alla comparsa di uno o più boss da sconfiggere per chiudere la partita. Rispetto alle prime ore anche dal punto di vista della ripetitività abbiamo potuto apprezzare passi in avanti, prendendo parte a scontri abbastanza evocativi all'aperto tra pioggia e fulmini. Per quanto riguarda le fasi all'interno, confermiamo invece quanto detto circa una settimana fa: alle ambientazioni spesso anonime viste nel primo The Division, Massive Entertainment fa adesso seguito con alcuni luoghi molto ben pensati in ottica puramente artistica, dando vita a scontri memorabili come il planetario, dove si tiene una delle missioni più belle dell'intero gioco. Tutte le attività che svolgiamo hanno come fine ultimo l'ottenimento di un bottino, che nel caso di The Division 2 è costantemente cospicuo. L'aggiornamento dell'equipaggiamento è garantito da loot presenti in ogni dove: che sia nel semplice girovagare tra le strade della città o come frutto dell'impegno profuso in una missione di conquista di un avamposto, la ricompensa è sempre garantita.
Trofei PlayStation 4
The Division 2 ha un totale di quarantatre Trofei. Il solito Platino che comprende tutti gli altri viene accompagnato da quattro di tipo Oro, cinque Argento e trentatré Bronzo. Tra questi troviamo naturalmente quello che premia il completamento della campagna con l'arrivo al livello trenta, cosa che non basta però per essere sicuri di avere completato tutto. Per portare a casa tutti gli obiettivi è necessario infatti darsi da fare tra le tante attività messe a disposizione dagli sviluppatori, compresa la Zona Nera e i vari punti di controllo disseminati per la città.
Nemici e gunplay
Tra gli aspetti del primo The Division che avevano fatto un po' discutere c'era anche l'eccessiva resistenza dei nemici ai proiettili sparati, che di fatto rendevano i nostri avversari delle spugne da proiettili. Pur mantenendo il suo approccio ben lontano dal concetto di "un colpo e muori", The Division 2 abbandona la strada del suo predecessore, permettendoci così di affrontare scontri più equilibrati nei quali sono solo alcuni boss a poter assorbire un quantitativo più alto di colpi. Una scelta più che saggia, grazie alla quale Massive Entertainment ha potuto anche lavorare sulla versatilità delle unità avversarie in lotta, governate da un'ottima intelligenza artificiale. Una volta schierate sul campo, le unità nemiche raramente restano ferme al loro posto, preferendo un lavoro di accerchiamento nei confronti del gruppo di giocatori che è quindi esortato a compiere uno sforzo in più in termini di tattica, eliminando un avversario posizionato in un luogo chiave o disponendosi in modo da non essere preso di sorpresa.
Da questo punto di vista è particolarmente utile la possibilità d'indirizzare verso nemici ben precisi il fuoco di gadget come la torretta o il drone, permettendo così al giocatore di coprire eventuali buchi nella formazione adottata in combattimento. Bisogna sempre agire evitando di compiere un passo più lungo della gamba, anche per non rischiare di ritrovarsi fuori posizione all'arrivo di una nuova ondata di nemici. Rimanendo nell'ambito degli scontri a fuoco, il gunplay di The Division 2 ci ha soddisfatti allo stesso modo dell'intelligenza artificiale. Che sia un mitra, un fucile d'assalto o una semplice pistola, ogni arma presenta un comportamento tutto suo, che dobbiamo quindi imparare a conoscere per sfruttarne al meglio i punti di forza limitando allo stesso tempo quelli deboli. Usando le mod a nostra disposizione (rinnovate nella loro gestione, ora decisamente più semplice), è comunque possibile personalizzare alcuni aspetti dell'arma che abbiamo in mano, rendendola più adatta a quello che è il nostro stile di gioco.
Endgame sì, endgame no
Dopo una serie di valutazioni legate a questa recensione di The Division 2, abbiamo deciso di rimandare un'analisi più approfondita dell'endgame a un secondo momento. La scelta è stata dettata dalla presenza di tantissimi contenuti fruibili anche prima dell'arrivo al fatidico livello trenta, compresa la modalità Conflitto PvP presente dalle prime fasi di gioco. Troverete quindi prossimamente un nuovo articolo dedicato alle meccaniche endgame di The Division 2, a proposito delle quali è comunque importante sapere dell'aggiunta dei cosiddetti Black Tusk all'elenco delle fazioni presenti nel gioco. Il nuovo gruppo è dotato di unità robotizzate di alto livello, alle quali possiamo rispondere con la specializzazione che scegliamo alla fine del percorso per il nostro personaggio. Rispetto al primo gioco viene infatti a mancare l'abilità speciale, rimpiazzata in The Division 2 con un'arma legata alla scelta tra esperto in demolizioni, sopravvivenza od occhio di falco. Le stesse specializzazioni, insieme al resto dei contenuti, saranno aggiornati da Massive Entertainment nel corso dei prossimi mesi. Dopo la carente esperienza endgame del primo The Division al lancio, il piano degli sviluppatori per The Division 2 è infatti quello di non far mancare niente sin dalle sue prime fasi: nelle prossime settimane arriverà infatti il primo dei raid da otto giocatori promessi già da tempo, dando il via ai contenuti Anno 1 che, come annunciato da Ubisoft, saranno gratuiti.
Grafica e sonoro
La recensione che state leggendo si riferisce alla prova di The Division 2 effettuata su console PlayStation 4 Pro, presa quindi come riferimento per la valutazione del comparto tecnico del gioco. Una scelta sensata se teniamo in considerazione quelli che erano i difetti che avevamo riscontrato nella versione della beta dedicata proprio alla console di Sony, apparsa indietro rispetto alle edizioni PC e Xbox One. Le sessioni passate in compagnia della versione finale del gioco ci hanno permesso di chiarire meglio i dubbi che avevamo in proposito, permettendoci di apprezzare di nuovo la Washington D.C. progettata da Massive Entertainment in termini puramente artistici: la città si fa apprezzare per la sua variopinta gamma di colori, contrapposta alla New York innevata che avevamo conosciuto in precedenza. A mesi di distanza dall'attacco bioterroristico la capitale assiste alla ricrescita della vegetazione, nonché alla colonizzazione da parte di razze animali selvatiche che iniziano a girovagare per le strade.
Se in termini di fascino il passaggio da New York a Washington D.C. ci faceva porre alcuni punti di domanda, come già anticipato il lavoro svolto da Massive Entertainment rende la capitale più viva e operosa, contraddistinta anche per quanto riguarda le fazioni delle Iene, True Sons e Reietti da segni distintivi ben delineati, così come lo è il comportamento delle unità che compongono i tre gruppi. A livello squisitamente tecnico, su PS4 Pro sembra essere diminuito il numero di texture che venivano caricate in ritardo, anche se un occhio attento può ancora riuscire a cogliere elementi che diventano più definiti nel corso del nostro passaggio o altri che compaiono dal nulla. Segnaliamo inoltre qualche crash del gioco che ci ha costretti a tornare alla dashboard della console, perdendo così i progressi della missione, insieme a qualche episodio di calo del numero di fotogrammi al secondo. Per quanto riguarda invece il comparto audio, buonissima la colonna sonora che ci accompagna insieme a tutti gli effetti ambientali, con un doppiaggio in italiano mediamente di buon livello.
Conclusioni
La recensione di The Division 2 non ci coglie di sorpresa, confermando quanto sapevamo da tempo grazie ai numerosi contatti avuti col gioco fino alla sua uscita. Per chi ha apprezzato il primo capitolo si tratta esattamente di quanto atteso: un gioco completo in ogni suo aspetto, dove la continuità del "more of the same" viene confortata da quello che appare come un ragionamento intelligente su ogni elemento modificato o aggiunto rispetto al primo capitolo. Considerate le somiglianze col gioco di tre anni fa e l'appartenenza al genere dei looter shooter è più che probabile che The Division 2 non piaccia a tutti, ma la fatica di Massive Entertainment riesce a collocarsi senza dubbio ai vertici di questa categoria di videogioco.
PRO
- Divertente e ben congegnato
- Tantissimi contenuti sin dall'inizio
- Washington D.C. non soffre particolarmente rispetto a New York
CONTRO
- Qualche difetto grafico ancora presente
- Aspetto narrativo trascurato