Ritorno all'isola
Il gameplay, in buona sostanza, è lo stesso del primo episodio: scopo del gioco è curare un giardino e popolarlo di quante più specie di piñata possibili, nel contempo affrontando problematiche gestionali di svariato tipo. Ad arricchire un po’ il background, a dire il vero appena accennato nel primo capitolo, è stata inserita anche un minimo di storia che introduce all’azione del giocatore. Il Prof. Pester, con l’aiuto dei suoi loschi scagnozzi, è penetrato infatti nel computer centrare di Piñata Island, azzerando completamente il prezioso archivio di Piñata Central, contenente tutti i dati sulle varie specie di piñata e sulle assegnazioni di queste nelle varie feste in giro per il mondo. A questo punto entriamo in scena noi, richiamati d’urgenza sull’esotica isola per riprendere in mano la situazione. La partenza è sostanzialmente identica all’originale e con vanga alla mano, ci troviamo a dover iniziare una nuova carriera da "giardiniere". L’interfaccia è mutuata da quella tipica dei gestionali-strategici e, nonostante l’adattamento fatto per calzare al meglio il controller di Xbox 360, invoca ancora l’utilizzo del mouse come sistema di controllo elettivo. Con l’analogico ci troviamo a muovere il "puntatore", che di volta in volta assume diverse caratteristiche a seconda dello strumento scelto: la vanga, ad esempio, è l’oggetto iniziale, con la quale possiamo scavare buche per piantare vegetali, modellare la configurazione del terreno per creare specchi d’acqua o abbattere elementi di scenario e anche "picchiare" le piñata amare, che giungono periodicamente a disturbare la pace del giardino (nel caso si scelga la linea dura e non si voglia tentare di indurle al "bene", secondo la dicotomia tipica di tutto il gioco).
risulta una gestione piuttosto complessa dell’ecosistema-giardino, con dinamiche leggermente perfezionate rispetto alla prima versione
Ritorno all'isola
La vanga è solo uno degli strumenti a disposizione, tutto il resto delle possibilità è richiamabile attraverso il menù principale, con il quale accedere alle varie opzioni e curare diversi aspetti del giardino e delle piñate: acquistare e distribuire sulla superficie nuove tipologie di terreno, far costruire le dimore per le varie specie di piñata, dedicarsi alla cura delle vegetazione, strettamente connessa alle esigenze di habitat degli animaletti. Lo scopo è creare un ambiente che soddisfi le richieste fisiologiche delle varie specie, in modo da attirarle nei dintorni del giardino, farle diventare stanziali e possibilmente farle proliferare con l’accoppiamento (attuabile attraverso semplici mini-game). Da tenere d’occhio anche il livello di "caramellosità" della piñata, indice anch’esso della buona salute degli animaletti e di conseguenza del nostro buon operato. Ne risulta una gestione piuttosto complessa dell’ecosistema-giardino, con dinamiche perfezionate rispetto alla prima versione e arricchite da nuove opzioni.
Le novità
La breve introduzione animata potrebbe far pensare a nuovi elementi narrativi inseriti nel tessuto del gioco, ma si tratta di un mero pretesto per introdurre il secondo capitolo, e la storia si perde ben presto tra i mille impegni del giardino. Le novità vanno cercate tra gli ingranaggi del gameplay, poiché come già detto questo nuovo episodio rappresenta più una limatura e rivisitazione generale del primo, che non una vera e propria espansione del concept. L’aggiunta più evidente è quella dei due nuovi territori da esplorare, quello desertico e quello artico, che comportano ovviamente nuove piñate specifiche per entrambi gli habitat: non si tratta di zone di gioco dove poter espandere il proprio giardino, però, ma di luoghi separati da visitare esclusivamente per catturare nuove pinate e portarle nel nostro territorio (cosa che introduce la nuova pratica di sistemare trappole con esche e cercare di attirare le creature). Per quanto riguarda le nuove specie, sono circa 30 quelle che vanno ad aggiungersi al già nutrito repertorio originale, con variazioni ulteriori. La novità che si integra meglio e che effettivamente evolve la meccanica di gioco è quella delle missioni: il buon Langston (uno dei bizzarri individui che popolano Piñata Island) ci commissionerà continuamente delle spedizioni di piñate per feste in giro per il mondo. Questa introduzione ha un effetto benefico sul fronte del ritmo di gioco, poiché fornisce quello che fondamentalmente mancava al capitolo originale: degli obiettivi.
questo nuovo episodio rappresenta più una limatura e rivisitazione generale del primo, che non una vera e propria espansione del concept
Le novità
Dovendo soddisfare via via nuove richieste, siamo stimolati ad andare avanti, concentrandoci su nuove piñate e cercando di farle arrivare alla massima caramellosità per poi spedirle a destinazione (tornano indietro dopo poco tempo, ovviamente). Si mitiga, in questo modo, quel senso di spaesamento che poteva colpire il giocatore medio che non riusciva ad entrare nell’ottica semplicemente collezionistica del primo Viva Piñata. Ogni richiesta soddisfatta contribuisce inoltre a far aumentare il nostro livello di esperienza, portandoci ad ottenere upgrade per oggetti e indispensabili ampliamenti del giardino. Detto questo, comunque, non si deve pensare ad uno sconvolgimento della struttura: il gioco si basa ancora ampiamente sullo spirito collezionistico e sull’affezione che le creaturine di Rare possono ispirare negli utenti. Se ci facciamo prendere da questa meccanica, diventa un titolo irresistibile, altrimenti la mancanza di stimoli dati da una progressione assimilabile solo all’espansione del giardino e all’aumentare delle specie di piñata può risultare alla lunga stancante. Altra aggiunta, a prima vista meno evidente, riguarda una maggiore attenzione e assimilazione della flora nell’ecosistema delle piñate, anch’essa con il tipico rapporto buono/malvagio con gradienti intermedi (alcuni semi possono essere sia piaghe funeste che cibo prelibato, ad esempio) che riguarda un po’ tutto il mondo di Piñata Island. Infine, facce nuove a aiutanti vari sono stati aggiunti per rendere più vivace l’esperienza di gioco, senza rappresentare aggiunte sostanziali alla struttura generale.
Terrario in technicolor
L’aspetto di Viva Piñata: Guai in Paradiso non si discosta molto da quello del primo capitolo, che si assestava già su livelli ottimi. La caratterizzazione molto particolare esige d’altra parte una certa fedeltà alla linea, e le nuove aggiunte sono infatti perfettamente inserite nel clima generale stabilito da Rare per la prima incarnazione (in-cartapestazione?) di Piñata Island. Tutto appare però leggermente più pulito e fluido; quando una nuova creatura compare per la prima volta scatta il filmatino di presentazione, ed è un vero piacere vedere le piñate colorarsi magicamente una volta che entrano a far parte del giardino. Dal punto di vista estetico, così come da quello sonoro, alla Rare hanno fatto un lavoro ineccepibile. Qualche aggiustamento al sistema di controllo rende l’azione anche più dinamica: attraverso i tasti dorsali è possibile scorrere in rassegna comodamente tutti gli animaletti del giardino, e la presenza dei sacchetti di semi direttamente nel menù principale rappresenta un comodo shortcut che evita il solito giro per negozi. A proposito di questi ultimi, si nota una velocizzazione generale nei caricamenti delle varie locazioni in cui fare acquisti, ma è sempre piuttosto fastidioso il fatto di dover attendere qualche secondo ogni volta che abbiamo bisogno di interpellare i vari negozianti.
Per variare un po’ l’azione, è stata introdotta una modalità multiplayer online cooperativa, nella quale è possibile invitare dei compagni (fino a un totale di 4 giocatori) nel proprio giardino o visitare quello altrui, ed era una delle cose di cui si sentiva la mancanza nel primo capitolo, visto che far crescere un giardino con tanto affetto ha poco senso se poi non si può condividere con gli amici.
Commento
Viva Piñata, come molti altri strategici-gestionali, fa leva principalmente sul piacere contemplativo, nell’osservazione del micro-cosmo creato e curato con tanto amore dal giocatore per le piccole creature di Rare, nonostante le cose da fare siano poi molte. In sostanza è rimasto lo stesso gioco di due anni fa, ma è molto più facile ora entrare nel vivo dell’azione grazie alla curva d’apprendimento ottimamente mitigata dalle nuove introduzioni di questo capitolo, oltre alla solita estetica accattivante derivata dal primo. Per poter andare a fondo, però, come nell’originale, è necessario essere in linea con quanto Piñata Island richiede ai giocatori: l’utente ideale è colui che riesce a farsi prendere dallo spirito protezionistico nei confronti delle piccole creature, e al contempo rientra nella figura del collezionista modello, che prova piacere nell’abbondanza e nella scoperta, poiché in sostanza la progressione nel gioco è determinata solo dall’aumento della popolazione nel giardino. D’altra parte, c’è da dire che con Guai in Paradiso è facile anche finire per immedesimarsi in questo prototipo di giocatore.
Pro
- Ottima e caratteristica realizzazione tecnica
- Ritmo migliorato dalle nuove missioni
- Struttura sempre solida e ben costruita
- Poche aggiunte rispetto all'originale, a due anni di distanza
- Perseverare non è da tutti
- Interfaccia che ancora non risulta molto intuitiva
Obiettivi Xbox 360
Guai in Paradiso è particolarmente ostico dal punto di vista degli obiettivi. Non avendo una classica scansione in livelli, gli achievements vengono raggiunti solo attraverso il raggiungimento di particolari risultati, spesso piuttosto impegnativi. In totale, gli obiettivi sono 50 per un totale di 1000 punti, e per essere raccolti richiedono una certa costanza di gioco.
Piñata cards
In un accesso di marketing alternativo, Rare ha deciso di inserire delle particolari carte collezionabili nell'universo di Viva Piñata. Sullo stile dei Pokémon, ogni carta corrisponde ad una nuova creatura, e basta mostrarle alla Live Vision Camera perché questa piñata prenda vita all'interno del gioco. Il sistema di basa sulla lettura di un particolare pattern grafico sui bordi della carta, come un novello "Barcode Battler". E nuove possono essere create facendo l'upload sul sito ufficiale delle fotografie scattate in gioco dal proprio giardino o di quello degli amici, così da potersele scambiare a piacimento.