Sono tempi duri per il gioco di corse in declinazione arcade, su questo non c'è alcun dubbio e in mezzo alla catastrofica situazione che ha portato peraltro alla chiusura di team come Bizarre e Black Rock Studios, una serie che di per sé dimostrava già da diverso tempo preoccupanti segni di invecchiamento come Ridge Racer non se la può certo cavare con facilità. Per questo, Namco Bandai ha deciso di effettuare una svolta repentina con tanto di freno a mano tirato: sconvolgere completamente la struttura classica della serie e affidare il tutto ad un team occidentale che ha già avuto a che fare con i racing ma in contesti decisamente diversi, ovvero i BugBear Entertainment.
Ne è venuto fuori un capitolo talmente diverso dalla caratterizzazione tipica della serie da poter essere tranquillamente nominato in un'altra maniera, cosa di per sé non necessariamente negativa ma che sicuramente colpirà, in maniera forse non del tutto positiva, i fan di vecchia data. D'altronde, un'operazione di svecchiamento e rilancio di questo tipo si caratterizza sempre come un evento dal duplice effetto e la scelta tra attrarre una nuova fetta d'utenza o soddisfare completamente i fan più nostalgici difficilmente ricade su quest'ultima possibilità. Tuttavia, per chi ha seguito la serie nella sua decennale storia dal primo capitolo in versione arcade, all'arrivo su PlayStation fino ad oggi l'impatto con questo Ridge Racer Unbounded può essere piuttosto sconvolgente.
Pur all'interno di un genere che logicamente non concede moltissimo all'interpretazione, la serie Namco si è sempre distinta per un suo particolare taglio, una cifra stilistica persistente e profondamente nipponica. Prima di tutto la corsa impostata sul drifting estremo ma non sempre immediato da gestire, una tecnica facile da assimilare ma che richiedeva tempo per essere padroneggiata al massimo. Poi, il look pulito, metropolitano, asettico degli scenari e quello lineare, fantasioso e quasi futuristico delle auto, con le loro caratteristiche linee impostate in base ai costruttori introdotti in Rage Racer. Scordatevi tutto questo: Ridge Racer Unbounded volta pagina e si avvicina in maniera evidente a Burnout, con influssi da Flatout che paiono evidenti retaggi delle esperienze passate di BugBear e, come dicevamo, la cosa può rappresentare un bene ma anche comportare effetti negativi. D'altronde, c'era ancora spazio per un altro Ridge Racer con impostazione classica?
Largo ai giovani
Un collegamento con la tradizione può trovarsi nel vago sostrato narrativo che lega insieme l'esperienza con una progressione del giocatore all'interno di Shatter Bay, la città pseudo-americana che fa da sfondo alle corse, distinguendosi nel panorama delle gare clandestine all'interno della gang "Unbounded", sullo sfondo di una bizzarra interpretazione della lotta sociale tra classi reiette e status quo che impera nella città. C'è anche una figura femminile che si pone come narratrice, una certa Kara Shindo nella quale si può certamente ravvisare il ruolo di ragazza-immagine originariamente coperto da Reiko Nagase. Per il resto, c'è ben poco di Ridge Racer qui, al di là del titolo. Il modello di guida è fortemente arcade e concede molto alla spettacolarizzazione delle corse sullo stile di Burnout, con l'inserimento di una barra del turbo che si riempie derapando ed eseguendo in generale le manovre più pericolose, donando come ricompensa una momentanea accelerazione che consente sorpassi più agevoli, spinte-killer agli avversari e la possibilità di distruggere alcuni elementi sensibili dello scenario che possono aprire nuove strade e scorciatoie variando sostanzialmente l'esperienza della corsa giro per giro, oltre a donare punti aggiuntivi al termine della gara. La derapata, dunque, è ancora lì ma la sua funzione è diventata soprattutto spettacolare, non è più quella manovra assolutamente necessaria da padroneggiare per riuscire ad arrivare al checkpoint successivo ma è quasi un orpello nella festa di velocità e distruzione offerta da Ridge Racer Unbounded.
Del resto, sono cambiate proprio le priorità in gara: se prima il tutto si limitava ad arrivare in testa o tagliare i checkpoint prima dello scadere del tempo, ora ci sono una pletora di modalità di gioco che inseriscono numerosi obiettivi diversificati per una maggiore profondità di gioco e multidirezionalità dell'esperienza. Non solo il modello di guida pare più caotico o comunque meno selettivo in termini di traiettorie e pulizia di guida, ma incita anzi al caos e allo spettacolo, proprio come in Burnout o Flatout, richiedendo al giocatore di fare quanti più danni possibile per ricevere in cambio le accelerazioni necessarie alla vittoria; si tratta insomma di mettersi alla guida con uno spirito profondamente diverso da quanto richiesto dagli altri capitoli della serie. Una volta assunto questo nuovo punto di vista, il gioco è in grado di donare delle grandi soddisfazioni, perché i tracciati sono più ricchi e complessi che mai e la possibilità di interagire con tanti elementi sulla pista e di effettuare furenti takedown ai danni degli avversari (al posto della solita vecchia sportellata-rimbalzo tradizionale) sono caratteristiche assolutamente irresistibili per ogni giocatore che abbia un minimo di apertura nei confronti del racing game arcade.
Alla conquista della città
La storia ci vede dunque impegnati nella scalata al successo all'interno della città di Shatter Bay, enorme scenario suddiviso in diversi quartieri a loro volta composti da vari tracciati da correre in diverse modalità. Dal punto di vista contenutistico e della varietà d'azione, pare esserci veramente poco da recriminare a Bugbear, che è riuscita ad inserire una quantità di modalità diverse tale da rendere davvero difficile annoiare il giocatore. Prendendo in considerazione il single player, ogni distretto della città dev'essere affrontato all'interno di un vasto numero di eventi diversi, alla conclusione dei quali si ottiene un certo numero di Domination Points, che rappresentano i punti esperienza accumulati dal giocatore, variabili in base al piazzamento all'interno delle corse e ad eventuali obiettivi secondari centrati durante le gare.
Ogni partita determina una certa progressione in termini di punteggio, dando un senso di persistenza e continuità all'esperienza di gioco, anche perché i domination points vengono utilizzati per identificare il livello del giocatore all'interno del multiplayer. La corsa "Domination" è la modalità base e si basa sulla posizione al termine dei giri previsti con vari innesti "distruttivi", in termini di eliminazione degli avversari o di elementi dello scenario, con il tutto che concorre al punteggio totale. Il "Drift" è invece maggiormente incentrato sull'abilità nella derapata, basandosi sulla velocità e la corsa a tempo. La "Shindo" è una gara basata esclusivamente sull'abilità alla guida, che si incentra dunque più sullo spirito classico della serie, tutto basato sulla ricerca delle traiettorie, del giusto utilizzo delle derapate e sulla velocità. Infine si trovano modalità piuttosto bizzarre come il Time Attack nelle varianti "fuga" (nella quale dobbiamo fuggire dalla Polizia) e "Stunt", dove la spettacolarità dell'azione fa guadagnare tempo, e l'astrusa modalità "Frag" nella quale, a bordo di mezzi piuttosto improbabili (come camion con rimorchio, per dire), ci troviamo a seminare quanto più possibile panico e distruzione per le strade della città. Anche solo prendendo in considerazione il single player, è chiaro come Ridge Racer Unbounded abbia da offrire veramente tanto in termini di varietà di gioco grazie alle diverse strutture delle corse. Il multiplayer, a sua volta, propone altre tre modalità principali che arricchiscono ulteriormente l'esperienza: "Challenges", nelle quali prendiamo parte a sfide organizzate sui server mondiali aperte a tutti per quantità limitate di tempo, "Multiplayer" classico presente in tre varianti (partita veloce, Domination e Friend Match) e infine "World Cities", modalità incentrata sulle corse all'interno dei tracciati creati dagli utenti con l'editor.
Un mondo di possibilità
Per quanto riguarda l'editor, ne abbiamo già parlato nel dettaglio all'interno dell'articolo precedente dedicato al gioco, che invitiamo a rileggere. Si tratta in effetti di un'introduzione dal potenziale enorme in termini di varietà e longevità, in grado di rinnovare e ampliare le sfide a dismisura. In pratica si tratta di un sistema di creazione dei tracciati basato su "blocchi" di scenario, dei quali è possibile decidere l'ambientazione e la forma del tracciato su cui si svolge la corsa, scegliendo le curve, i rettilinei e le caratteristiche dettagliate. Nella sezione "avanzata", una volta costruito lo scenario, è possibile disporvi all'interno tutti quegli elementi di contorno e varianti assortite come rampe, ostacoli, scorciatoie, elementi da distruggere che consentono un controllo praticamente completo su ogni parte del tracciato. Le creazioni possono essere poi messe in condivisione con gli altri giocatori secondo un principio ormai sempre più affermato per i giochi con componente "creativa". Nonostante questo grado di personalizzazione e interazione con l'ambiente, la grafica appare decisamente solida, con un gran numero di particolari sullo schermo e una fluidità costante in ogni situazione.
Anche in questo campo è difficile ravvisare qualche rimanenza dello stile che caratterizzava i vecchi capitoli della serie, con un look che tende decisamente alla spettacolarizzazione e una visione pseudo-realistica (come base, visto che poi con l'applicazione dei vari effetti speciali la spettacolarizzazione prende sempre il sopravvento) dal gusto chiaramente occidentale che pare guardare decisamente a produzioni come Burnout o anche Split/Second, piuttosto che alle linee metropolitane nipponiche dei primi capitoli targati Namco. È un bel vedere, indubbiamente, e la sensazione data dalla possibilità di perforare una vetrata, abbattere un muro o far saltare in aria un deposito di benzina lanciati a piena velocità dal turbo, con l'implementazione dinamica delle inquadrature al rallentatore che scattano per evidenziare i momenti più spettacolari, è qualcosa di realmente appagante. Molto stilosa anche la presentazione generale, con menù semplici ed eleganti e la bella implementazione dei titoli e delle scritte esplicative - indicazioni o didascalie che vengono fornite durante il gioco - all'interno dello scenario, con un effetti di "sovraimpressione contestuale" che abbiamo visto ultimamente in alcune soluzioni televisive e cinematografiche. Dal canto suo, il comparto audio si comporta bene, con l'accompagnamento di brani principalmente elettronici ed effetti sonori appropriati.
CERTEZZE
- Divertente e immediato
- Tante modalità di gioco
- Grandi potenzialità offerte dall'editor
DUBBI
- Ha ben poco di Ridge Racer
- Deve cercare di distinguersi da una concorrenza agguerrita
- Il modello di guida appare un po' confusionario