A corollario della prova della nuova modalità multiplayer Echelon siamo riusciti anche a testare una breve, ma piuttosto impegnativa, missione della campagna. Cooperativa pura insomma per quattro giocatori, un modo per vedere all'opera le caratteristiche peculiari dei protagonisti di Fuse. Il nostro obiettivo era quello di infiltrarci rigorosamente ad armi spianate in una base nelle montagne del Pakistan, per fare in modo di fermare un pezzo grosso dal contrabbandare un carico di Fuse.
Lo schema è quello già visto in Echelon, ovvero l'obbligatorio sfruttamento "tattico" delle armi del gruppo, ma ora non si combatte in una sola mappa, bensì in un livello vero e proprio, con spazi (ovviamente) più grandi, con più ostacoli, più nemici e più punti di uscita degli avversari. La prima cosa che si nota è la difficoltà decisamente tarata verso l'alto. Le regole del gioco sono ferree: se uno dei membri della squadra muore è game over e si inizia di nuovo tutto da capo, una situazione frequente anche da subito anche perché, contrariamente alle ondate di Echelon, i soldati nemici ci accolgono simultaneamente da più punti e in buon numero, senza lesinare in cecchini, semplice fanteria o mech. La possibilità di cura tramite Shattergun (senza dimenticare il frequentissimo revive quando uno dei nostri è a terra) allevia la sensazione di essere carne da cannone, ma nelle prime battute, se non si gioca con costrutto, si hanno poche chance di andare avanti.
Per la prova abbiamo optato per Jacob Kimble e la sua balestra Arcshot, l'arma che ci permette di alternare dardi normali ad altri esplosivi, ma anche utile soprattutto con funzione anti sniper, cosa questa davvero indispensabile come abbiamo imparato a nostre spese in Echelon. Le dinamiche cooperative vengono messe alla frusta insomma, ma contrariamente alle randomiche uscite della modalità multiplayer il rigido scripting dei nemici da l'impressione di rendere il gameplay un filo troppo "lineare". Non stiamo parlando del famigerato binario, il livello è costellato di strutture, coperture e defilamenti vari e si presta molto ai movimenti concertati del gruppo, senza ovviamente dimenticare l'evoluzione del setting che ci porta fuori e dentro la base per finire sulla pista di decollo. Inutile in questa sede tornare a riproporre esempi del lavoro di squadra, nel paragrafo che trovate più in basso, quello dedicato ad Echelon, ce ne sono molti, vi basta semplicemente sapere che scudi, colpi ad area, liquidi che incollano i nemici, buchi neri esplosivi e cecchinaggio selettivo sono azioni che vanno effettuate con cognizione di causa. L'impressione è che, complice il punitivo game over e il necessario uso delle peculiarità delle armi le meccaniche di gioco possono tradursi in una sorta di gioco a scacchi che lascia poca libertà di scelta.
Sembra quasi di trovarsi per certi versi in una struttura da MMORPG innestata su uno sparatutto in terza persona. Ovviamente se si decide di giocare "come ci pare" lo facciamo a nostro rischio e pericolo (con la spada di Damocle del game over sulla nostra testa), ma Fuse spinge davvero tanto nell'ottica cooperativa con ruoli ben definiti, e se ciò non è accompagnato da tanta varietà e da un level design di tutto rispetto c'è il rischio di trovarsi di fronte a qualcosa che potrebbe diventare presto ripetitivo. L'impressione è che, almeno per quanto giocato, il tutto sia molto a compartimenti stagni, che il passaggio tra le varie sezioni delle missione sia un po' troppo meccanico, frutto forse di scripting particolarmente netti. Ora non possiamo certamente stabilire quanta varietà troveremo nella campagna di Fuse, abbiamo visto nel corso dei vari eventi solo un paio di missioni, ma questo è un pericolo che speriamo Insomniac abbia tenuto in grande considerazione. Il ritmo insomma sarà molto probabilmente uno dei fattori più importanti per la riuscita del gioco.
Echelon
Il nostro nuovo incontro con Fuse, lo sparatutto in terza persona cooperativo di Insomniac che per la prima volta abbandona l'esclusività Sony per abbracciare sul finire di questa generazione anche la console Microsoft, ci ha permesso di provare una nuova tipologia di gioco multiplayer chiamata Echelon, che a detta dei ragazzi americani sarà capace di offrire lo stesso grado di coinvolgimento della campagna. Il perché è presto detto, la formula è quella del co-petitive, ovvero una crasi che ci rivela come le meccaniche cooperative si fondano con quelle competitive, pur senza sfociare in un PvP propriamente detto. Di fatto si tratta di una modalità ad obiettivi che rende ancor più chiaro l'approccio "classista" di Fuse, in cui i quattro diversi soldati del team devono utilizzare le proprie abilità peculiari per resistere alle varie ondate di nemici che ogni tot di minuti investono la mappa. La formula è quella dell'orda mescolata però con le dinamiche tipiche del multiplayer competitivo, in cui bisogna difendere, resistere o conquistare obiettivi. Ogni partita ruota su dodici round: il sesto e il dodicesimo sono fissi, ovvero boss intermedio e boss finale, gli altri sono del tutto casuali, sia in termini di avversari che obiettivi.
A rendere il tutto ancor più "complicato" c'è l'aspetto della personalizzazione del nostro alter ego. Raccogliendo il denaro rilasciato dai nemici è possibile comprare nuove armi e team perk, ovvero bonus di squadra, mentre realizzando azioni concertate con le armi e guadagnando obiettivi si ottengono perk semplici, del tutto assimilabili a quelli di un normale shooter. Co-petitive in questo senso quindi. Il gioco spinge assolutamente nel lavorare tutti insieme per arrivare sino alla fine delle ondate, meglio ci si attiene al proprio ruolo, meglio si gioca nell'ottica del team play, più facilmente si otterranno soldi e punti da spendere per i propri miglioramenti. Non ci siamo dimenticati di spendere un paragrafo sui protagonisti di Fuse. Ovviamente non possiamo ripetere per filo e per segno quanto scritto dal nostro Umberto Moioli nel suo lungo articolo di reveal del gioco pubblicato a fine ottobre, ma vi basta sapere che i quattro soldati che potremo impersonare hanno a disposizione un arsenale "esotico" capace, se sfruttato a dovere, di cambiare sensibilmente il volto del campo di battaglia.
Dalton Brooks utilizza una pistola capace di creare un enorme scudo e nello stesso tempo rilasciare un potentissimo (ma limitato nei proiettili) colpo ad area. Naya Deveraux, oltre alla tuta "dell'invisibilità" è dotata di un fucile che al posto di granate lancia buchi neri esplosivi, mentre Izzy Sinclair usa la Shattergun per intrappolare i nemici in usa sostanza che si solidifica e li blocca sul posto; inoltre la stessa arma può curare i compagni di squadra. Chiude il lotto dei protagonisti Jacob Kimble e la sua balestra Arcshot, che può inchiodare i nemici o meglio farli esplodere con dardi ben piazzati. Insomma la varietà non sembra mancare e pad alla mano, fatto salvo il naturale spaesamento di quattro estranei che per la prima volta si trovano a giocare ad un titolo che spinge molto sulla collaborazione tattica ragionata, è possibile dire che Fuse ha tutte le carte in regola per diventare uno sparatutto cooperativo di grande spessore. La nostra prova, utilizzando Dalton Brooks, ci ha visto combattere all'interno di una sorta di enorme banchina per sottomarini, tale Shogo Island, una specie di enorme hangar dotato di diverse strutture rialzate agli estremi, camminamenti ai lati e diversi accessi dai quali sono usciti i nemici ondata dopo ondata. Le prime due, tre ondate sono filate via lisce, normali soldati dotati di fucili di assalto, uccisi senza troppa fatica e senza giocare troppo di concerto utilizzando le coperture, nonostante i "ferri" di base dei soldati, fucili, pistole e mitragliatrici siano decisamente poco potenti e precisi, indicazione questa chiara che il tutto ruoterà sull'uso privilegiato delle armi speciali peculiari. Al salire dei round aumenta anche la loro difficoltà.
Tra tutti i nemici, boss a parte, quelli che più ci hanno messo in difficoltà sono i cecchini. Oltre ad essere molti, volanti e spesso posti a grande distanza, hanno una mira sin troppo precisa grazie ai loro laser rossi. Sono davvero fastidiosi insomma, e visto che le ondate non sono mai caratterizzate da una solo tipologia di nemici, ci dobbiamo occupare anche di normale soldataglia o di piccoli droni robot, è facile capire come la squadra sia quasi sempre circondata. Il rischio confusione è alto, bisogna quindi saper utilizzare le abilità delle armi in modo sensato, girovagare per la mappa come in un Call of Duty qualsiasi sembra proprio essere la cosa più sbagliata da fare. Dalton Brooks è quindi un perno fondamentale della squadra. Il suo scudo ci permette di proteggere ad esempio Naya nel sua metodica opera di distruzione mediante buchi neri. Se la situazione si fa troppo calda Izzy Sinclair può bloccare i nemici con la Shattergun, mentre Jacob Kimble li fa esplodere con i suoi dardi anche con funzione anti cecchino. Nulla di nuovo si capisce, ma l'uso intelligente delle armi insieme ai vari obiettivi "dinamici" delle ondate sembra poter rendere Fuse piuttosto longevo, fermo restando che abbiamo testato una sola mappa. I boss costituiscono la classica ciliegina torta. I due robot affrontati, tanto il "piccolo" della sesta ondata quanto quello molto più grande delle dodicesima sono davvero degli ossi duri.
Intanto hanno il loro contorno di soldati da tenere a bada, e soprattutto sono dotati di diversi pattern d'attacco (come missili, mini gun e granate) e punto debole alle spalle ben nascosto. Bisogna muoversi in continuazione, sfruttare con dovizia le coperture e utilizzare le armi nel modo migliore. Insomma un bel tasso di sfida, degno coronamento di un titolo che se affrontato alla leggera può essere davvero punitivo. Per fortuna, una volta a terra, possiamo comunque essere rianimati. Questo primo incontro con l'inedita modalità Echelon ci ha lasciato senza dubbio sensazioni positive. Fuse sembra essere un titolo molto divertente, capace di mediare tra immediatezza e gameplay tattico e ragionato, per esaltare le dinamiche cooperative del gioco di squadra. La nostra prova non ci ha potuto dir molto sul versante della personalizzazione del personaggio, ne tantomeno abbiamo potuto capire la varietà e l'eventuale bontà del level design, che in Echelon gioca un ruolo fondamentale, ma per quanto testato potremmo trovarci di fronte ad un titolo senza dubbio interessante e ricco di contenuti.
CERTEZZE
- Piglio cooperativo necessario
- Peculiarità delle armi
- Le potenzialità del sistema di crescita...
DUBBI
- ... che sono tutte da scoprire
- Fuse necessita un level design sopraffino
- Serve tanto ritmo e varietà