Sebbene il notevole interesse sorto attorno a Star Ctizen abbia catalizzato l'attenzione dei fan delle simulazioni spaziali, scordarsi che in sviluppo in questi mesi c'è anche un nuovo capitolo della storica saga di X sarebbe davvero un peccato. Dopo quasi sette anni tra stop e riavvii, il gioco è ormai quasi pronto ad approdare sugli scaffali, con una data di rilascio attualmente fissata al prossimo 15 novembre, e i ragazzi di Egosoft ci hanno invitato a provare con mano un versione quasi definitiva durante la recente Gamescom. Una presentazione e una breve prova diretta ci hanno permesso di comprendere meglio i confini del prodotto, che sembra voler unire la lunga tradizione del marchio a una maggiore accessibilità per i nuovi arrivati.
Superare lo scoglio
Chiunque abbia mai provato un titolo della saga sa bene che l'esplorazione dello spazio non è un'attività alla portata di tutti. Tra menu di notevole complessità, tutorial piuttosto scarni e una generale difficoltà ad intuire di volta in volta quale sia il successivo passo da compiere, la serie di X finora non ha propriamente accolto i nuovi arrivati a braccia aperte, forse perdendo così una parte di potenziale utenza. Con Rebirth, l'intento degli sviluppatori è proprio quello di fornire ai giocatori validi strumenti per aggirare lo scoglio, senza tuttavia rimuoverlo del tutto. La complessità alla base del gioco, indispensabile per supportare adeguatamente un "simulatore di vita spaziale", rimarrà infatti completamente intatta, mentre diversi interventi sono stati effettuati nell'ambito delle fasi tutorial e sui controlli.
Un altro aspetto su cui Egosoft è al lavoro è un radicale re-design delle ambientazioni, nel tentativo di rendere più interessante e piacevole la navigazione attraverso centinaia di sistemi. A questo fine, le molte, immense basi spaziali che si incontreranno durante la campagna sono state immaginate e disegnate come "città orbitanti", molto ricche di dettagli ed edifici ben distinguibili, e il traffico di navi grandi e piccole attorno ad esse è stato esponenzialmente aumentato. Tutti questi interventi non sono stati decisi da Egosoft in totale autonomia, dato che gli sviluppatori, ben consci del grande seguito di appassionati che la saga si è costruita negli anni, hanno preferito mantenere canali di comunicazione molto aperti con la community. Raccogliendo dunque le richieste più diffuse e interessanti, si è lavorato a fondo per non rovinare l'equilibrio iniziale, allo stesso tempo accompagnando il nuovo X verso l'attuale generazione. Per quanto non ci sia stato possibile provare fasi di gioco sufficientemente estese da valutare effettivamente se la profondità del gameplay è rimasta intatta, possiamo invece esprimerci positivamente sul lavoro di design delle città spaziali, effettivamente piacevoli alla vista e ricche di dettaglio, e sui controlli, ora tranquillamente gestibili attraverso un comune gamepad.
X Rebirth sembra pronto a riportare in vita una delle saghe spaziali più complesse e profonde di sempre
It's full of stars
E proprio un pad Xbox 360, naturalmente collegato a un PC, ci siamo trovati tra le mani finita la presentazione, scoprendo come, effettivamente, i controlli base di X Rebirth siano piuttosto facili da padroneggiare. La parte dorsale del pad è stata idealmente divisa tra lato sinistro e lato destro, con il dorsale e grilletto ad occuparsi rispettivamente dell'accelerazione e decelerazione, e degli armamenti. In combinata con gli analogici, tutto questo è già più che sufficiente per condurre anche le navi più grosse senza troppa difficoltà. Una volta presa confidenza con i controlli, guidati dagli sviluppatori abbiamo testato una delle nuove "space highway" (letteralmente, autostrade spaziali), create per rendere più veloci gli spostamenti tra un pianeta e l'altro.
Questi percorsi di warp sono stati anche sfruttati per integrare un minigioco, che vede il pilota costretto a evitare degli ostacoli scegliendo di volta in volta la giusta corsia. Non si tratta di una soluzione particolarmente originale, a dire il vero, e speriamo che non giunga a noia dopo un grande numero di ripetizioni. Raggiunta una zona periferica, abbiamo avuto modo di partecipare a un'esercitazione di combattimento, scoprendo come i controlli rispondano bene anche durante il classico dogfighting a base di missili a ricerca e laser. Purtroppo, non ci è stato possibile provare una delle novità più interessanti del combattimento, ossia la guida dei droni d'attacco (durante la quale la nave madre procederà in autopilota). Completata la prova di combattimento, siamo tornati alla stazione spaziale, dove abbiamo seguito la procedura d'attracco e provato, finalmente, l'esplorazione in prima persona. Tutte le città spaziali di X Rebirth saranno infatti in buona parte esplorabili, presentando tutto quello che ci si può aspettare da una base spaziale in un videogame. Non a caso, dopo un breve percorso ci siamo ritrovati nella più classica delle "space cantina", dove alti ufficiali e schivi cacciatori di taglie saranno pronti ad arricchire il portafogli del protagonista, naturalmente ad altissimo rischio personale. Considerato anche il buon impatto grafico, la prova diretta di X Rebirth ci ha mediamente convinto, per quanto un parere decisivo su un gioco tanto vasto richieda senza dubbio prove molto più approfondite. Per il momento, ci limitiamo a confermare che la rinnovata accessibilità non sembra aver affatto compromesso le qualità uniche di una delle saghe spaziali più apprezzate di sempre, e già questo rappresenta un ottimo auspicio per il prodotto finito.
CERTEZZE
- Controlli adeguatamente semplificati
- Apparentemente più accessibile, ma la profondità sembra intatta
- Graficamente notevole
- Basi spaziali esplorabili in prima persona
DUBBI
- Avrà davvero mantenuto la profondità dei predecessori?
- Minigame delle space highway non molto convincente