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Sopravvivere nello spazio

4agency ci porta in orbita col suo peculiare strategico a base di detriti

PROVATO di Andrea Centini   —   24/07/2014
Habitat: A Thousand Generations in Orbit
Habitat: A Thousand Generations in Orbit
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Omonimo di un vecchissimo RPG della compianta Lucasfilm Games (dal 1990 LucasArts) uscito per Commodore 64 e PC quasi 30 anni or sono, Habitat è un peculiare strategico spaziale basato sulla fisica nato in seno al progetto ID@Xbox di Microsoft, presentato per la prima volta alla GDC di San Francisco svoltasi quest'anno. Sviluppato dal piccolo team indipendente americano dei 4agency, con sede a Seattle, il titolo si è subito distinto per le idee intriganti e bizzarre che lo caratterizzano, riuscendo a far breccia nel cuore della community e, soprattutto, a raggiungere l'agognato obiettivo di 50 mila dollari nell'immancabile campagna Kickstarter. Sebbene diversi e importanti "stretch goal" in grado di ampliare considerevolmente l'esperienza non siano stati superati, il processo di sviluppo procede comunque a gonfie vele, ed il rilascio del gioco, previsto per il periodo natalizio su PC ed Xbox One, non dovrebbe subire slittamenti di sorta. Abbiamo messo le mani sul codice della versione in Accesso Anticipato - per Steam - e queste sono le nostre prime considerazioni.

Habitat è un peculiare strategico spaziale basato sulla fisica nato in seno al progetto ID@Xbox

Spazzini spaziali

La Terra, in balia delle nano-macchine, è ormai perduta e gli unici superstiti della nostra specie sono costretti a trovar rifugio nello spazio, più precisamente sull'orbita del pianeta, ove per sopravvivere è possibile raccattare (letteralmente) la spazzatura proiettatavi in seguito alla catastrofica invasione.

Sopravvivere nello spazio

Questo è più o meno l'incipit che sottende l'intera esperienza ludica di Habitat, un peculiare strategico in tempo reale fortemente orientato al sandbox e con interessanti elementi survival, che tuttavia, al momento, non possono essere saggiati - così come la modalità storia - a causa della fase di sviluppo piuttosto acerba. Ciò che invece è possibile apprezzare sono le dinamiche di costruzione e belliche, incentrate su un affascinante motore fisico che esalta la personalità e l'originalità del progetto di 4agency. Il gioco ha inizio, senza presentazioni di sorta, con la nostra navicella spaziale inquadrata dall'alto e attorno ad essa è possibile osservare, oltre al globo terracqueo ed al Sole sullo sfondo, tutta una serie di detriti che orbitano a varie distanze. Non si tratta solamente di semplice "spazzatura" spaziale, come piccoli asteroidi o satelliti in disuso, ma anche e soprattutto di frammenti dell'umanità ormai perduta, in un bizzarro minestrone che comprende monumenti celebri, mezzi di trasporto, strutture ed oggetti di grandi dimensioni, alcuni dei quali piuttosto curiosi.

Sopravvivere nello spazio

Tra essi vi sono, ad esempio, la testa della Statua della Libertà e la Tour Eiffel, ma non mancano improbabili teste meccaniche di Tyrannosaurus Rex in grado di sputare fuoco, carri armati americani della Seconda Guerra Mondiale, blocchi di container, scuolabus, carlinghe di aerei, ruote panoramiche, navi da crociera e moltissimo altro ancora. L'impatto iniziale con un simile scenario è decisamente spiazzante per la sua natura grottesca, e lo diventa ancor di più quando si comincia ad interagire con i suddetti oggetti, almeno sino al momento in cui non si entra nello spirito del gioco e non si capisce esattamente cosa fare e soprattutto perché lo si fa. Come specificato, mancando ancora del tutto la modalità campagna, che nel prodotto definitivo spiegherà meglio i retroscena della catastrofe e - si spera - si baserà su una trama coinvolgente, il gioco da questo punto di vista non aiuta, ed è infatti possibile sbizzarrirsi con la sola componente sandbox, che mette in mano al giocatore parte degli strumenti ma senza fornire un obiettivo specifico, al di là di alcuni target generici dei quali accenneremo più avanti. Si inizia con un paio di ingegneri spaziali che gravitano attorno alla base orbitante, ed il loro scopo, nientemeno, è quello di raccogliere ed assemblare la spazzatura di cui sopra.

Attraverso saldature e particolari legami meccanici, la cui gestione e posizione è fondamentale nell'economia del gioco, è possibile realizzare delle vere e proprie stazioni spaziali "monster" composte da ammassi di detriti, che a loro volta hanno il compito di generare risorse o, in modo più romantico, un intricato habitat (da qui il nome del gioco) dove poter continuare a sopravvivere.

Sopravvivere nello spazio

Più le stazioni sono grandi e varie e più, naturalmente, sono difficili da gestire e spostare: per farlo è necessario montare vettori e moduli in grado di fornire spinta propulsiva e direzione, un procedimento che può sfociare anche in vere e proprie catastrofi. Non pianificare attentamente la posizione dei detriti e, soprattutto, la distribuzione dei legami, può infatti comportare la rottura degli stessi e la disgregazione della stazione, pur effettuando una semplice manovra di rotazione. Ricordiamo infatti che tutto il gioco è basato su un raffinato motore fisico in assenza di gravità, e qualunque movimento è legato all'inerzia che essa comporta. A complicare il tutto vi è il metodo di attivazione dei propulsori, che avviene cliccando col mouse sugli stessi (uno alla volta) e gestendo le frecce direzionali; un sistema non proprio comodissimo che necessita di buona pratica per essere padroneggiato con risultati accettabili. Naturalmente la sopravvivenza non comporta il solo processo di raccolta e costruzione (troppo facile), ma anche quello di difesa ed attacco, poiché, come di consueto, ci saranno altri superstiti nello spazio con intenzioni cattivissime e, soprattutto, nuvole di nano-macchine che faranno di tutto pur di distruggerci.

Sopravvivere nello spazio

Qualche colpo ben assestato è più che sufficiente per scatenare il caos e provocare conseguenze catastrofiche negli ammassi più grandi, facendo esplodere le componenti infiammabili, distruggendo i legami ed uccidendo i poveri ed operosissimi ingegneri, sempre a caccia di detriti da raccogliere. Per difendersi ed aggredire è possibile assemblare varie tipologie di armi ai nostri ammassi, che spaziano dai lanciafiamme ai cannoni laser, passando per missili, strumenti cinetici e magnetici in grado di rispedire al mittente i proiettili e persino carri armati. Come nel caso dei razzi vettori, l'utilizzo e la posizione degli armamenti sono tutt'altro che semplici da gestire nelle stazioni spaziali più complesse, e spesso conviene crearne di più piccole da dedicare esclusivamente agli scopi bellici. Al momento il gioco è tutto qui, mancano infatti la componente survival - che sarà legata alla disponibilità di ossigeno e risorse di vario tipo - l'annunciato albero delle tecnologie e, soprattutto, uno scopo vero e proprio. Nella versione Early Access viene solo richiesto di distruggere alcune nuvole di nanomacchine o basi nemiche e di assemblare un tot di componenti per la nostra stazione, che attualmente può raggiungere al massimo i 20.000 punti Omni, ovvero le risorse spendibili per acquisire nuovi ingegneri, fare fuoco e spostarsi (il propellente è merce preziosa).

Sopravvivere nello spazio

Persi nel vuoto

Nonostante il buonissimo motore fisico alla base dell'esperienza ludica di Habitat, il comparto tecnico risulta essere quello più debole dell'intero pacchetto, in particolar modo a causa della componente grafica arretrata, ove spiccano, in negativo, texture slavatissime ed un'effettistica dozzinale. Del resto dal launcher del gioco è possibile impostare la sola risoluzione ed un generico livello qualitativo, poco più che mediocre al massimo del dettaglio, considerando gli standard attuali ed il fatto che il titolo sia in sviluppo per PC ed Xbox One. E' verosimile, tuttavia, che diversi aspetti possano migliorare da qui alla distribuzione sugli scaffali digitali, anche per quanto concerne il comparto audio, che è caratterizzato da campionamenti davvero poco incisivi e profondi. Gradevole ed in linea con l'atmosfera del titolo il tema della colonna sonora, a cura dell'esperto Alex Brandon, già autore di alcune tracce presenti in Deus Ex e Unreal. Per avere un'idea più completa di Habitat sarà comunque necessario attendere una versione più avanzata del codice e, soprattutto, testare a fondo le componenti attualmente non disponibili. Come sempre, consigliamo di restare sintonizzati sulle nostre pagine.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 14.99 €
Multiplayer.it

Lettori (1)

5.1

Il tuo voto

PRO

  • Concept curioso ed originale
  • Buon motore fisico
  • Meccaniche di costruzione e belliche interessanti

CONTRO

  • Componente gestionale e strategica
  • Profondità e varietà della campagna
  • Comparto tecnico arretrato
  • Alcuni dettagli grotteschi possono spiazzare