Ad appena una paio di settimane di distanza dall'evento tenutosi a Borgo Panigale, nel cuore degli stabilimenti Ducati, siamo volati in Austria per una nuova presentazione dell'italianissimo Ride, attesa simulazione motociclistica di Milestone che punta all'ambizioso obiettivo di diventare il "Gran Turismo" delle due ruote. Come probabilmente tutti gli appassionati avranno intuito dal nome della location, siamo stati invitati nelle sedi della KTM per un tour tra le affascinanti catene di montaggio della casa, oltre che, naturalmente, per un nuovo contatto con l'ultimissima build del titolo, per l'occasione ricamata attorno ad un paio di bolidi stradali austriaci. Se non l'aveste già fatto, prima di immergervi nella lettura di questo speciale, vi suggeriamo di recuperare il nostro precedente articolo dedicato all'evento svoltosi alla Ducati.
Abbiamo rimesso mani e occhi su Ride, in occasione di una visita agli stabilimenti KTM
Orgoglio d'un popolo
Fondata nel lontano 1934 dall'ingegnere e imprenditore austriaco Hans Trunkenpoltz come semplice officina, la KTM (acronimo di Kronreif und Trunkenpolz, Mattighofen) è una casa costruttrice che ha le due ruote nel DNA sin dapprincipio, a differenza di altre aziende - anche automobilistiche - che magari hanno iniziato la propria prestigiosa storia dedicandosi a componenti o mezzi di altro genere, alla stregua dei celebri trattori Lamborghini. Sebbene le catene di montaggio abbraccino motocicli di varie tipologie, è indubbio che il core business sia dedicato ai mezzi fuoristrada, con i quali la KTM ha ottenuto strisce vincenti nel motorsport davvero sensazionali. Basta pensare alle dodici vittorie consecutive conquistate nel Rally Dakar a partire dal 2001, o ai campionati del mondo vinti dal nostro Antonio Cairoli nella classe Motocross, per percepire la forza e l'importanza di questo marchio, che ha ottenuto oltre 200 titoli mondiali dall'inizio della storia agonistica.
I suoi grandi stabilimenti, che abbiamo avuto la fortuna di visitare nel corso dell'evento, sono dislocati nel raggio di una manciata di chilometri tra le cittadine di Mattighofen e Munderfing, nel distretto di Braunau am Inn dell'Alta Austria. A differenza della fabbrica Ducati, nella quale emergeva un'atmosfera di grande tradizione artigianale impreziosita da precisione scientifica, negli stabilimenti KTM, sebbene non manchino il duro lavoro manuale e una passione sconfinata, si respira l'aria della grande multinazionale, con intere sezioni dei fabbricati dedicate a macchinari sofisticatissimi, che lavorano e producono le varie componenti dei motori. L'assemblaggio delle moto avviene invece in linea quasi del tutto analoga a quello Ducati, sebbene qui i mezzi vengano totalmente rifiniti in fabbrica e impacchettati in casse di legno, per poi essere spediti in ogni angolo del pianeta. Le tempistiche per costruire il singolo modello sono inferiori a quelle della casa emiliana, un fattore che si spiega con la minor complessità di buona parte dei mezzi in produzione, pur rappresentando un'eccellenza mondiale dal punto di vista tecnologico. Come detto, non manca il sudore dei numerosi operai addetti al lavoro manuale, ed è stato davvero incredibile osservare il professionista specializzato nell'avvitare le razze dei cerchi - totalmente realizzati in casa - o quelli che verificano i singoli componenti di cambio e motore. La maggior parte dei pezzi delle varie SX, RC8, Super Duke, EXC e così via, vengono quasi tutti prodotti all'interno di questi rumorosi stabilimenti, motivo di vanto e orgoglio per la gente che vi lavora e non solo, come ha sottolineato la nostra accompagnatrice. Saremmo stati curiosi di ammirare anche una X-Bow in produzione, l'unica vettura realizzata dalla casa austriaca e della quale parlammo in questo nostro speciale della rubrica Auto in gioco, tuttavia ci è stato spiegato che essa viene costruita negli stabilimenti di Graz, un centro nevralgico in Austria per la produzione di componenti per auto. Le tre ore trascorse tra gli splendidi bolidi austriaci, caratterizzati dall'iconico telaio in tinta arancio - introdotta nel 1992 dopo anni in blu - ci hanno preparati per il nuovo contatto con Ride, che, come specificato, per l'occasione è stato plasmato su due modelli KTM, ovvero la cattiva 1190 RC8 R (già presentata in altri eventi) e la novità 1290 Super Duke.
Giro del mondo
La presentazione, tenuta in una saletta privata di KTM dal game designer di Milestone Andrea Basilio, si è inizialmente concentrata sulle caratteristiche principali del prodotto, delle quali abbiamo già parlato nei nostri precedenti articoli: le riassumiamo brevemente qui di seguito. Come specificato in sede di premessa, Ride è un racing game costruito attorno a numeri importanti, nel quale potremo guidare la bellezza di oltre 130 moto in quindici ambientazioni differenti, con trenta tracciati suddivisi tra circuiti reali, drag, countryside e percorsi cittadini. Moltissima importanza verrà data alla personalizzazione della moto e del pilota, con quattordici brand coinvolti, venti componenti modificabili con pezzi aftermarket reali e un centinaio di accessori per l'abbigliamento del centauro, il cui avatar potrà essere sia uomo che donna. Snocciolate le caratteristiche di base, Andrea Basilio è passato alle novità più succose dell'evento, ovvero un elenco dettagliato delle modalità che saranno presenti nella versione definitiva del gioco. Per quanto concerne la componente offline, la prima citata è stata la classica Quick Race, nella quale si potranno organizzare sfide personalizzate e utilizzare le moto sbloccate nel corso della carriera, oltre che diversi modelli "a noleggio" come avviene in Gran Turismo 6 e altri moderni racing game. Le gare tra moto saranno suddivise per categorie (Superbike, Naked e via discorrendo) ma potrebbero esserci anche corse miste; gli sviluppatori stanno ancora valutando se introdurre questa opzione. Per dovere di cronaca ricordiamo che in Ride dovrebbero esserci sedici moto in pista contemporaneamente nella modalità offline, mentre online il numero dovrebbe scendere a dodici, ma si tratta di dati non definitivi da prendere con le pinze.
La seconda modalità annunciata dal game designer è stata l'immancabile Time Attack: ci saranno le classifiche ma si sta ancora valutando se implementare i "ghost" o dare la possibilità di scaricare eventuali replay, utilissimi per i giocatori hardcore che tendono a studiare i piloti più veloci per migliorare traiettorie - fondamentali in una simulazione motociclistica - e tempi sul giro. Prima di presentare il piatto principale del gioco in modalità offline, è stato annunciato anche lo split screen per due giocatori, una feature molto apprezzata che tuttavia non sempre trova spazio nei racing game. Il cuore pulsante di Ride sarà invece il cosiddetto World Tour, una carriera stratificata composta da un centinaio di eventi che dovrebbero essere sbloccati sin dapprincipio - come avviene in Forza Motorsport 5 - e che, qualora lo si desiderasse, potranno essere giocati tutti con la medesima moto. Il World Tour prevede un sistema di Punti Esperienza che si accumulano vincendo una serie di diversi eventi, e lo scopo del giocatore è quello di scalare un'estesa classifica piloti dal fondo del tabellone, sino a dominarne la vetta. Si potranno inoltre vincere premi in denaro da investire in nuove motociclette, componenti per il tuning e accessori per il pilota, tutti elementi che favoriscono il coinvolgimento ed il senso di progressione all'interno della carriera. Non mancheranno anche alcuni eventi speciali con in palio mezzi specifici, la cui conquista catalizzerà la scalata verso l'ambizioso traguardo. Il World Tour sarà composto da una serie di eventi piuttosto interessanti: oltre alle classiche Single Race e ai Campionati a punti con più gare in sequenza, in esso troveremo anche Time Trial con tempi sul giro da battere, Drag Race ove sfidare un avversario sul rettilineo al centesimo di secondo e i cosiddetti Track Day, nei quali è necessario sorpassare un tot di avversari per conquistare la vittoria. In quest'ultimo evento, le moto da superare dovrebbero essere miste, ma si tratta di un aspetto ancora in via di definizione, come ha spiegato ai nostri microfoni Andrea Basilio. La tipologia di gara più intrigante del World Tour, che ha immediatamente catturato la nostra attenzione, è tuttavia quella chiamata Endurance, ancora avvolta nel mistero sotto molteplici aspetti ma che si presenta davvero originale. In queste specifiche gare, infatti, i piloti dovranno inizialmente correre a piedi verso la propria moto - ancora non si sa con quale visuale e con quali comandi, magari una pressione veloce dei tasti alla Track & Field - per poi affrontare una affascinante prova di resistenza, nella quale potrebbero essere implementati il cambio gomme e il rifornimento di carburante, ma alla richiesta di dettagli più specifici lo sviluppatore si è trincerato dietro il classico no comment, sottolineando che si tratta di features ancora in via sviluppo. Poiché il titolo è dedicato sia ai videogiocatori che agli appassionati di moto e motociclismo, è possibile ipotizzare che in Ride troveranno spazio due fra le gare di resistenza più famose al mondo, ovvero quella di Suzuka e la storica Bol D'Or francese, ma si tratta solo di supposizioni e null'altro. Per quanto concerne le modalità online avremo sia gare singole che campionati personalizzabili, oltre ad una misteriosa componente Social della quale scopriremo qualcosa in più nelle prossime settimane.
Stile arancione
Al termine della presentazione abbiamo potuto metter nuovamente mano sul DualShock 4 e testare le due bellissime KTM di cui sopra, la Superbike 1190 RC8 R e la new entry 1290 Super Duke. Così come avvenne alla Ducati, anche stavolta vi era la possibilità di effettuare alcuni giri liberi nello scenografico circuito dello Stelvio, pur con qualche piccola e interessante novità. Per la prima volta, infatti, era possibile correre anche nello "Short track" tratto dalla medesima ambientazione, un percorso veloce di 3,47 chilometri ricavato dai quasi 5 di quello già apprezzato nei nostri precedenti incontri. Il percorso lungo, inoltre, ci è apparso anche visivamente più ricco e curato, sintomo della rielaborazione di alcuni asset grafici (come la rinnovata distribuzione degli alberi) e dell'avanzamento nello sviluppo. I miglioramenti più sensibili, tuttavia, li abbiamo apprezzati soprattutto in seno al motore fisico e al modello di guida, anche grazie all'opportunità di confrontare le due KTM - di categoria differente - con la Ducati 1199 Panigale Superleggera, provata un paio di settimane addietro.
La 1290 Super Duke è una Naked possente di 189 chilogrammi, spinta da un motore 4 tempi da 1,3 Litri e 180 Cavalli di potenza, caratteristiche che si palesano con coerenza, pad alla mano. La moto si guida piuttosto agevolmente, e con tutti gli aiuti elettronici abilitati corre veloce e fluida lungo le traiettorie del tracciato senza particolari nervosismi, mostrando tutt'altro equilibrio rispetto al bolide di Borgo Panigale. La moto è caratterizzata da un modello poligonale solidissimo e ricco di dettagli - anche con inquadrature ravvicinate - che "tradisce" la derivazione dal CAD ufficiale della casa costruttrice, una caratteristica in comune per tutti i mezzi presenti in Ride. Ci hanno colpito in positivo anche le nuove animazioni del pilota: lo stile di guida di una Naked, del resto, è piuttosto differente rispetto a quello di una sportivissima Superbike. A tal proposito, la 1190 RC8 R, una moto da 175 cavalli di potenza e 184 chilogrammi di peso, sebbene appartenente alla stessa classe della Panigale Superleggera ci è parsa decisamente più docile, tanto che col TCS attivato non siamo mai caduti e non abbiamo avuto problemi nella gestione di pieghe o brusche accelerazioni. Col controllo della trazione disattivato, tuttavia, su entrambe le KTM testate è emersa una maggior difficoltà nel chiudere le traiettorie con la giusta velocità ed eleganza, poiché è richiesta una parzializzazione di acceleratore e freni decisamente più accorta. Ricordiamo che nella build di prova, ad eccezione del citato TCS, tutti gli aiuti erano attivi di default, e sarà molto interessante testare le varie moto senza controllo di stabilità, magari potendo gestire distintamente i freni anteriore e posteriore con i tasti X ed R2. Le tre moto che abbiamo avuto la fortuna di provare sottolineano la bontà del modello di guida e fisico dell'ultima fatica Milestone, diretta evoluzione della ricetta vincente di MotoGP 14 ma con sostanziali differenze dovute alla presenza di più categorie. Restano da rifinire alcune collisioni con le strutture dei tracciati, inoltre ancora non abbiamo potuto analizzare il comportamento dell'intelligenza artificiale all'interno di una gara, ciò nonostante le basi risultano solide e siamo piuttosto ottimisti sulla bontà del prodotto finale.
Milano da bere
Benché fosse già stato mostrato a porte chiuse alla stampa italiana, l'evento alla KTM ha rappresentato l'occasione per presentare il circuito di Milano anche ai colleghi delle testate internazionali, permettendoci di scoprire qualche nuovo dettaglio piuttosto interessante. Innanzitutto esso sarà lungo ben 5,3 chilometri, come riporta la scheda informativa nella schermata di selezione, e non sarà ambientato nel centro cittadino (Duomo e dintorni, come in Race Driver Grid) ma si concentrerà sulla zona ove stanno fiorendo le nuove strutture per l'imminente Expo 2015, in una sorta di omaggio al profilo cosmopolita della città meneghina. Il tracciato si troverà esattamente nel "triangolo" tra la Stazione di Milano Centrale, Piazza della Repubblica e la stazione Garibaldi, e a differenza di giochi come Project Gotham o Gran Turismo, ove ad esempio, nella realizzazione di New York, per cogliere monumenti e urbanistica più significativa si è sacrificato il gameplay con lunghissimi rettilinei poco entusiasmanti, l'area selezionata da Milestone è pensata per essere godibile anche in sella ad una potente motocicletta stradale. Poiché abbiamo potuto osservare solo un centinaio di metri e lo sviluppo degli edifici non era completo, non è ancora possibile esprimere giudizi definitivi sull'impatto grafico della pista, che appare sì solido ma comunque distante dalla resa della splendida Praga in Forza Motorsport 5, ad oggi la miglior città virtuale ricreata all'interno di un racing game.
CERTEZZE
- Modello di guida solido e appagante
- Le tre moto testate sono sensibilmente differenti fra loro
- La modalità World Tour si prospetta ricca e appassionante
- Tanti contenuti tra mezzi e personalizzazione
DUBBI
- Qualche piccola sbavatura nelle collisioni
- Intelligenza artificiale ancora totalmente avvolta nel mistero