Si è appena conclusa al LA Live, nel centro di Los Angeles, l'edizione 2015 del Call of Duty Championship, che ha visto 32 team provenienti da tutto il globo combattersi durante un'intensa tre giorni per aggiudicarsi il titolo di campioni mondiali di Advanced Warfare e un assegno da 400.000 dollari, su un montepremi totale fissato ormai tradizionalmente a un milione di dollari. A dimostrare di sapersi trovare maggiormente a proprio agio con la nuova, intrigante dimensione in cui si è entrati grazie alla Exosuit, dove sono aumentati a dismisura il ritmo, la spazialità e la componente "skill-based" della tipica formula di Call of Duty, facendola risultare tanto fresca e gratificante da giocare quanto più appassionate da guardare, sono stati i Denial eSports. Il team americano ha avuto la meglio sui connazionali Revenge, una delle più grandi rivelazioni del torneo, dati a bocce ferme tra i meno quotati ma riusciti a farsi largo fino in fondo con gran determinazione, contendendosi con tenacia la prima posizione in un incontro davvero intenso e combattuto.
Il nostro report dal Call of Duty Championship: chi ha vinto, chi ha perso e l'eredità di questo torneo
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Le danze della finale sono state aperte da un Hardpoint in Detroit dove i Revenge sono partiti col piede giusto, salvo essere recuperati e doppiati dagli avversari.
Poche storie nel successivo Cerca e Distruggi in Drift, stravinto dai Denial per 6-0, mentre le emozioni forti sono tornate in Uplink su Comeback, con una partita quasi sempre condotta dai Revenge, ma su cui gli avversari gli son stati col fiato costantemente sul collo, riuscendo pure a dare l'idea, a un certo punto, di poter ribaltare un'altra volta la situazione, prima che il match si chiudesse 12 a 8 favore dei Revenge. Diversa la musica nel successivo Cattura la Bandiera in Bio Lab, nel quale i Denial hanno dominato la situazione con grande polso, mentre hanno rischiato pericolosamente di farselo scappare nel Cerca e Distruggi decisivo, tenutosi in Riot, dove i Revenge stavano per rendersi protagonisti di una rimonta che avrebbe avuto dell'epico ma che non si è concretizzata appieno lasciando che i giochi si chiudessero su un 3 a 2 per i rivali. Poca fortuna, invece, per il team volato fin qui in California per tenere alta la bandiera italiana, gli NxG Rapid, che hanno visto la loro avventura fermarsi alla prima giornata, durante le fasi eliminatorie a gruppi, riuscendo ad aggiudicarsi unicamente un 3 a 0 piuttosto facile con i francesi Vitality X. Va detto che il loro girone era tutt'altro che morbido, visto che si sono ritrovati abbinati a due tra i team favoriti per il titolo, gli OpTic Gaming e i Team Orbit, formazioni americane che giocavano letteralmente in casa oltre che per un fattore di semplice nazionalità anche per una questione di fama e seguito, specie per quanto riguarda i primi, a proposito di cui nell'ambiente si usa dire che "senza di loro il Championship nemmeno si organizzerebbe". Una speculazione corroborata dalle folle che si formavano alle loro spalle a sostenerli tra gli Alpha, i Beta, i Charlie e gli Echo Stage, in assoluto le più gremite e attive che abbiano animato il parterre del LA Live in questi giorni. A loro è comunque poi andata male, visto che contro ogni previsione sono stati eliminati nella seconda giornata, così come altri strafavoriti per il mondiale, tra cui i conterranei Team Kaliber e Team Envyus. Ma uno scenario analogamente denso di sorprese si è andato delineando anche sul fronte europeo, visto che le uniche squadre del Vecchio Continente ad essere riuscite a superare la prima giornata sono stati gli spagnoli Gamer2 e gli inglesi Aware Gaming, con TCM ed Epsilon, dati praticamente per certi nella Top 12, costretti a fare le valigie il primo giorno.
Le emozioni, le grandi giocate e i colpi di scena non sono mancati, insomma, ma anche certe zone d'ombra. Come il fatto non completamente digerito dell'inserimento di Drift nella playlist dell'evento. È la prima volta che in una manifestazione di questo calibro si decide di ammettere la mappa di un DLC e molti giocatori si sono detti entusiasti all'idea di una rinfrescata nella selezione delle arene.
A non andare giù a diversi atleti sono state innanzitutto le tempistiche, visto che ci sono state sole due settimane di "preavviso" durante le quali tentare di prepararla a livelli competitivi paragonabili a quelli delle mappe con cui ci si allena sin dall'uscita del gioco base, lo scorso autunno. E a non essere preparati han dimostrato di essere gli stessi sviluppatori, dato che Drift non sembra essere stata testata a dovere, presentando un glitch grazie a cui in un certo punto della mappa si è sostanzialmente invulnerabili ai colpi. Una falla di cui gli organizzatori erano a conoscenza e a cui hanno deciso di far fronte decidendo di far perdere immediatamente il match, d'ufficio, a chiunque fosse stato pizzicato a sfruttarla (evenienza ad ogni modo non capitata). E poi alcuni problemi logistici, che hanno causato disfunzioni nell'audio, di cui sono stati vittima anche gli NgX durante la prima, importante partita, disputata contro gli Orbit. Si tratta di sbavature che devono essere assolutamente limate se il Call of Duty Championship ambisce a crescere davvero in termini competitivi e su cui ci aspettiamo di vedere miglioramenti con la prossima edizione del torneo. Appuntamento al prossimo anno, insomma.