Manca ormai poco al lancio pubblico di Xbox Game Pass, l'innovativo servizio di Microsoft per Xbox One che si prefigge di avvicinarsi al ruolo di "Netflix dei videogiochi". Il servizio è disponibile da un po' di tempo per gli iscritti al programma preview, noi ovviamente lo abbiamo già testato in modo piuttosto approfondito e sufficiente a farsi un'idea, che potete leggere qui. L'alpha test si è concluso da poco, segno che il servizio è ormai alle porte e aspettiamo il suo arrivo entro questo mese o gli inizi del prossimo, essendo il debutto pianificato per una generica primavera 2017. Nell'attesa di una ulteriore prova su strada della versione ufficiale, vogliamo spendere qualche parola a valore puramente dissertatorio sulle implicazioni di una simile soluzione nel mondo dei videogiochi: si tratta di un segnale di un possibile futuro nel commercio dei prodotti, o semplicemente una interessante e complementare alternativa?
Xbox Game Pass vuole cambiare il futuro del mercato digitale, ma come reagiranno i giocatori?
Se non vuoi averlo, affittalo
Nonostante rappresenti un sistema diverso e più complesso, quello dei giochi in abbonamento presenta alcune similitudini al ben più vecchio e nostalgico noleggio dei film: viene semplicemente spostato il focus dal senso del possedimento del bene alla pura fruizione dello stesso, abbracciando una formula di commercio maggiormente snella e abbordabile. La differenza tra il sistema del noleggio e l'utilizzo di un prodotto in digital è in parte quello di spostare i benefici di una simile soluzione direttamente al produttore, mentre l'utente si trova di fronte, favorito da connessioni sempre più efficienti, alla possibilità di gestire una grande mole di dati in maggiore elasticità e convenienza. Xbox Game Pass si spinge ancora oltre, attingendo in fin dei conti da uno storico non sconosciuto. Xbox One era stata originariamente concepita come una piattaforma fortemente orientata al mercato digitale e altrettanto legata alla connessione online. Il fatto che la violenta reazione dell'utenza abbia spinto Microsoft a cambiare i suoi piani non implica che questo influenzi anche le sue intenzioni nel lungo periodo, e c'è la concreta possibilità che si cerchi gradualmente, e più dolcemente, di tornare a quella idea forse malamente comunicata nel 2013. Non solo, già con i Games with Gold si è dimostrato come gli utenti siano in grado di tollerare maggiormente l'onere di un abbonamento mensile o annuale, potendo ammortizzare i costi utilizzando qualche gioco gratuito. Manca però un ultimo tassello per comprendere meglio Xbox Game Pass, ed è il successo ottenuto con EA Access, il servizio in abbonamento di Electronic Arts che mette a disposizione una invitante lista di giochi gratuiti per l'intera durata dello stesso abbonamento, ma anche offerte speciali, versioni di prova esclusive e sconti per chi decide di acquistare definitivamente i prodotti. In pochi avrebbero scommesso sul successo di questa idea, in molti erano spaventati dalla scarsa convenienza di una prospettiva basata su abbonamenti multipli, ma il successo di EA Access ha dimostrato a Microsoft che i tempi sono maturi per spingersi ancora più avanti.
Netflix sì, Netflix no
Tutti sappiamo come funziona Xbox Game Pass, ma una rinfrescata non ucciderà nessuno: dal momento del suo avvio, al costo di un abbonamento mensile (pari a dieci euro) potremo usufruire di un catalogo di titoli per Xbox One selezionato da Microsoft e i publisher coinvolti nell'iniziativa. Proprio come EA Access, i giochi vengono fisicamente scaricati sulla console nella loro versione completa, non si tratta quindi di un servizio streaming paragonabile a PlayStation Now di Sony, che sarebbe tra l'altro nel nostro caso frenato da muro insormontabile delle connessioni, ma è esattamente come acquistare il gioco in versione digitale, col dettaglio che la licenza d'utilizzo sarà ovviamente legata alla durata stessa dell'abbonamento.
Questo significa che, tralasciando il desiderio di possedere "per sempre" un gioco, concetto che per qualcuno è già stato annacquato dall'avvento del mercato digitale, le possibilità a livello di fruizione per un giocatore sono davvero ampie in relazione a un costo tutto sommato contenuto. La possibilità si traduce nell'utilizzo di una vasta libreria, che al momento sembra comprendere in larga misura titoli della precedente generazione, ma non è priva di produzioni tripla A non recentissime, come Halo 5: Guardians, Gears of War: Ultimate Edition, NBA 2K16, Payday 2, Terraria, LEGO Batman, Saints Row IV: Re-Elected e tanti altri. Microsoft ha inoltre strategicamente rimosso il vincolo alla presenza combinata di un abbonamento Gold, in modo da offrire un'ulteriore e più conveniente opzione a coloro non interessati alle funzioni multiplayer online dei titoli. E ancora, Phil Spencer ha manifestato il desiderio di voler includere in futuro anche giochi appena usciti nel servizio, fino anche all'ideale di produzioni strettamente correlate a esso (pensate a un prodotto episodico). In pratica stiamo effettivamente parlando di Netflix. Tuttavia non mancano gli scettici, come il sedicente analista di Wedbud Securities Michael Pachter, che ha espresso perplessità sulla capacità del servizio nel poter anche solo avvicinarsi all'installato Netflix, che conta 100 milioni di iscritti. Sicuramente puntare a una realtà così singolare e consolidata è una sfida non certo indifferente, ma il successo di EA Access suggerisce un certo ottimismo.
La parola ai giocatori
Ironicamente, la novità rappresentata da un servizio come Xbox Game Pass è fortificata anche da quella tradizione che sembra legare con una certa forza il mercato dei videogiochi rispetto ad altri media. Spieghiamoci meglio: settori come quello musicale si sono già adattati a nuove forme di distribuzione, in grado di offrire agli utenti un modo maggiormente dinamico per lo sfruttamento dei contenuti.
Il successo di Spotify in tal senso non è certo un mistero, mentre quello video, che mantiene in un certo senso una parentela più stretta con i videogiochi, rappresenta un'amalgama di soluzioni differenti, con il mercato retail che sembra cedere sempre più il passo ai servizi streaming. Netflix in fondo è un riferimento proprio per questo, ma anche in Italia assistiamo alla crescita di servizi come Mediaset Infinity e Now TV nell'ecosistema dei contenuti on demand. Spostandoci al mondo dei videogiochi e al ruolo di Xbox Game Pass di rappresentare il futuro della distribuzione digitale, la grande incognita è rappresentata dagli stessi giocatori e il desiderio, da parte di molti, del possedimento fisico del prodotto. Questo è animato da diversi stimoli, collezionistici e affettivi ma anche squisitamente pratici. Non tutti hanno o sono interessati a investire in una rete fissa in grado di gestire grosse quantità di dati, inoltre bisogna considerare in che modo Microsoft andrà effettivamente a gestire i contenuti proposti nell'abbonamento. Sappiamo già che i giochi hanno una potenziale "scadenza" in quanto la casa si riserva la possibilità di rinnovare a sua discrezione il listino, aggiungendo titoli a scapito di altri. È una formula d'altronde già utilizzata nello streaming video on demand, ma un videogioco non è un film e i tempi di fruizione profondamente diversi suggeriscono cautela su quanto questa soluzione possa essere impattante sulla salute del servizio. A tal proposito risulta interessante la possibilità di poter acquistare titoli e DLC in via definitiva e con uno sconto esclusivo, anche se ovviamente rimane da mettere a fuoco i contorni di questa interessante opportunità. La nostra impressione è che Xbox Game Pass possa rappresentare una valida e più dinamica alternativa alle proposte digitali e retail, aggiungendo un ulteriore strato allo spettro delle possibilità di acquisto e fruizione offerte all'utenza, tenendo conto comunque di un mercato lentamente ma inesorabilmente orientato verso il digitale. Siamo curiosi di provare la versione definitiva del servizio per farci un'idea ancora più precisa, ormai manca poco.