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La resurrezione di No Man's Sky

Nonostante le polemiche, Hello Games non ha abbandonato il suo pargolo iniziando a lavorare anche sul multiplayer: vale la pena rituffarsi nello spazio profondo?

SPECIALE di Mattia Armani   —   17/08/2017
No Man's Sky
No Man's Sky
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Che lo si giochi con la brama di sfidare le proprie capacità di sopravvivenza o con il piglio dello scanzonato giramondo galattico, No Man's Sky ha come pregio quello di accogliere il giocatore in una sterminata e per molti aspetti magica solitudine. Quello di Hello Games è un gioco di poche parole, un gioco per viaggiatori solitari che ci mette di fronte a creature d'ogni sorta, situazioni estreme su pianeti lontani, tramonti di fuoco, grandi praterie dai colori ipersaturi e scorci spaziali immersi in bagliori alieni. Inutile girarci intorno, tra colonna sonora, inquadrature, colori e atmosfera, lo scopo principale del gioco targato Hello Games è quello di farci sentire esploratori sperduti in uno spazio sconosciuto, e questo obiettivo è stato centrato come dimostra il fatto che un survival piuttosto ripetitivo e segnato da numerose promesse mancate possa ancora contare su parecchi estimatori. Certo, negli ultimi dodici mesi il numero di giocatori attivi è precipitato, ma No Man's Sky è ancora al centro dell'attenzione e l'update Atlas Rises lo ha visto tornare tra i più giocati di Steam. C'è qualcosa, insomma, in quell'enorme spazio apparentemente vuoto e chi lo ha creato non ha intenzione di lasciare che vada sprecato.

La resurrezione di No Man's Sky

Atlas Rises

A un anno dall'uscita di No Man's Sky l'update 1.3, che ha già lasciato il posto alla versione 1.31, si prefissa di colmare diverse mancanze di un gioco che deve farsi perdonare parecchio. In questi dodici mesi le patch non sono mancate, ma nessuna di queste ha cambiato le carte in tavola lasciando intatto il fardello sulle spalle di un gioco che, a mo' di novello Salvatore digitale, si è fatto carico di tutte le colpe che gravano sull'innumerevole schiera di titoli incompleti ma lanciati a prezzo pieno. Un'immolazione in piena regola cercata quasi con il lanternino vista l'uscita a prezzo pieno e un fiume di hype in buona parte deluso da un gioco che pur permettendoci di combattere nello spazio, scendere su un qualsivoglia pianeta per esplorarlo a piedi, raccogliere risorse e tornare tra le stelle a caccia di altre ricchezze, è risultato debole in quanto a meccaniche e supporto a breve termine. E la mancanza della dimensione multigiocatore, per molti incomprensibile in un titolo di questo tipo, ha scatenato discussioni feroci tra chi ne difende l'essenza intimista e chi si lamenta di troppe, vuote promesse. Oggi, un anno dopo, il feroce dibattito si è riacceso di fronte a questo update che pur non introducendo un vero e proprio multiplayer comincia a poggiare i primi mattoni nel segno della cooperativa. Ed è solo una delle numerose novità di una patch decisamente ricca. Atlas Rises, infatti, include una valanga di rifiniture e parecchie novità di contorno come la diversificazione dei sistemi stellari, riportata sulla mappa galattica, che sono contraddistinti da economie differenti ed eventuali conflitti costringendo il giocatore a fare i conti con un'economia strutturata e minacce più o meno ostili.

Da sola questa meccanica cambia le carte in tavola dal punto di vista strategico anche se il grosso dell'update è quello che aggiunge un po' di sostanza tangibile a un'esperienza che ha un gran bisogno di varietà. Per questo accogliamo con gran piacere una misteriosa razza aliena interdimensionale, la manipolazione del terreno per poter costruire basi più complesse e, cosa ancora più importante per una parte dei giocatori, una storia che tiene un po' più per mano, parte con l'ormai classica trasmissione sconosciuta e gioca in tandem con nuove tipologie di missioni, ottenibili anche presso le gilde, ora più facili da seguire. La struttura narrativa è la stessa di No Man's Sky, spalmata in uno spazio enorme e dal ritmo pacato, ma la struttura più comprensibile e le novità mettono voglia di andare a vedere come andrà a finire. Peccato che il design, zeppo di missioni secondarie destinate a diventare ripetitive nonostante le nuove aggiunte, rappresenti una zavorra non da poco. Il look dell'universo, invece, è migliorato e non solo dal punto di vista tecnico. Le creature e i biomi generati proceduralmente possono attingere una maggiore varietà di opzioni e possono quindi assumere forme ancora più esotiche e sorprendenti che vanno a corroborare la sempre dominante componente esplorativa. Alcuni dei giocatori che si sono da subito lanciati nell'esplorazione selvaggia hanno trovato pianeti costellati di bolle, vaste praterie, mondi il cui terreno è composto da esagoni, enormi aree piene zeppe di cristalli monolitici e svariate altre formazioni prima inesistenti. E il tutto è condito da nuovi effetti ambientali che ci regalano tramonti alieni ancor più mozzafiato.

La resurrezione di No Man's Sky

Sapore di spazio, un anno dopo

Parecchi giocatori sono tornati, almeno su PC, e hanno espresso pareri decisamente positivi nelle recensioni di Steam, a testimonianza della fiducia nel lavoro degli sviluppatori. Ma non basta ancora. Per ora la cooperativa, fino a un massimo di sedici giocatori, è solo una questione di stare in compagnia. Gli altri appaiono a noi come luci intangibili e questo ha acceso nuove polemiche. Chiacchierare e andare a zonzo con gli amici è divertente, ma la mancanza di interazioni effettive impedisce al multiplayer di avere un'influenza diretta sul gameplay. All'osso, insomma, Non Man's Sky è diventato più profondo, ma nell'azione diretta resta un titolo piuttosto ripetitivo che gira quasi esclusivamente intorno all'atmosfera, alla raccolta delle risorse, all'esplorazione di mondi disegnati da un computer e alla gestione dell'equipaggiamento. Ci sono i portali che tagliano i tempi di viaggio, c'è una classe di astronavi tutta nuova e ci sono un sacco di rifiniture, ma dal lancio a oggi sono passati dodici mesi e, considerando che il team deve fronteggiare schiere di giocatori delusi, ci saremmo aspettati un po' di più dal punto di vista dell'azione nuda e cruda.

Ma qualcosa nell'ossatura di gioco è cambiato e questo qualcosa riguarda il sistema di guida dell'astronave, un elemento da non sottovalutare in un titolo spaziale, che migliora sensibilmente nei combattimenti e, grazie alla rimozione dell'autopilota automatico, consente anche di effettuare manovre estreme a bassa quota con l'inevitabile rischio di colpire la superficie planetaria e lasciarci le penne.Questo cambiamento, chiesto a gran voce dalla community sin dal lancio, viaggia a braccetto con le rifiniture alle armi e all'intelligenza artificiale e ha un peso netto sull'esperienza di gioco. Ma parliamo di una modifica tutto sommato semplice che va a toccare una piccola parte dell'esperienza. Per questo, pur felici di trovarci di fronte a un update importante, non possiamo di certo gridare al miracolo o rivalutare tutto d'improvviso il lato ludico di No Man's Sky, tanto più che l'unico elemento a non essere un potenziamento o una rifinitura è un piccolo e ancora acerbo seme legato a un possibile multiplayer futuro. Restano inoltre da sistemare l'inventario troppo macchinoso, sebbene un paio di scorciatoie abbiano migliorato le cose, e il progresso troppo lento che, nonostante qualche gradito cambiamento, nelle modalità Normal e Survival trasforma la raccolta delle risorse in un piccolo calvario. Ciononostante siamo sollevati dal vedere come un team bombardato dalle lamentele abbia tenuto duro aggiungendo anche, con gli update precedenti, basi da costruire che possono essere visitate da altri giocatori nella loro partita, navi di grossa taglia, nuovi strumenti, una modalità Survival per gli amanti della sfida e una creativa per chi non ha voglia di troppi sbattimenti. Se a queste piccole novità ci aggiungiamo quelle non risolutive ma ben più importanti di Atlas Rises, possiamo permetterci un po' di ottimismo guardando al futuro di un titolo che è ancora in divenire.

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