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Il viaggio all'Inferno di Agony

Un trailer suggestivo e qualche idea bastano a distinguersi dalla miriade di giochi horror in circolazione?

PROVATO di Umberto Moioli   —   29/08/2017
Agony
Agony
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Un anno fa il panorama dei giochi horror si è arricchito di un nuovo esponente: il trailer di annuncio di Agony ha immediatamente colpito l'attenzione di molti, merito di un'atmosfera riuscita e della promessa di un terrificante, pauroso viaggio negli inferi. Nel corso dei mesi si sono susseguite alcune informazioni e una manciata di gameplay, ma è durante la GamesCom 2017 che si è appena conclusa che ci siamo potuti sedere in compagnia degli sviluppatori, avere una panoramica del lavoro fatto e provarlo anche brevemente. Per quanto volessimo ardentemente che il gioco ci piacesse, è stato però impossibile non rilevare come diverse intuizioni potenzialmente interessanti siano per il momento messe assieme in maniera davvero troppo approssimativa. Il rischio in questo caso è che a voler strafare non si riescano a mettere assieme tutte le idee e si finisca per fare un pasticcio.

Un viaggio da brividi

In Agony come detto ci troviamo all'Inferno, senza sapere il motivo di quello strano viaggio e accerchiati da anime maledette e da alcuni demoni. Anziché scegliere la strada della linearità e dei salti sulla sedia, PlayWay ha deciso di affidarsi ad ampi livelli aperti da esplorare liberamente, alla ricerca di una via d'uscita e cercando di non lasciarci la pelle (ancora di più, dato che evidentemente siamo già morti una volta per ritrovarci lì). La componente horror non è quindi demandata agli spaventi, piuttosto ad uno stile che mescola Clive Barker con Guillermo del Toro mettendo in scena mostruosità e violenze di ogni tipo. Corpi squartati, martoriati e mutilati si parano continuamente davanti a noi, dandoci effettivamente l'impressione di trovarci nel luogo dove si viene puniti per tutti i peccati compiuti in vita. Peccato che si abbia la stessa identica sensazione anche osservando una componente tecnica davvero modesta, povera di effetti e con una conta poligonale abbastanza bassa.

Il viaggio all'Inferno di Agony

Quando si perde la vita, giusto per esemplificare i problemi visivi, si diventa un'anima e si hanno a disposizioni alcuni minuti per provare a tornare al proprio cadavere: la sensazione è quella di muovere la telecamera in giro per lo schema, come se si usasse un cheat, con l'ambiente sottostante che non pare ottimizzato al meglio per una prospettiva simile. In modo simile non ci è chiarissima la presenza di alcuni demoni, come quello senza occhi mostrato sin dal trailer di annuncio, di cui possiamo prendere il controllo diventando di fatto invincibili ma perdendo per qualche ragione la possibilità di maneggiare le torce che ci aprono lo strada attraverso alcuni passaggi segreti. Dopo quaranta minuti spesi un po' ad osservare lo sviluppatore di PlayWay e un po' a giocare, non siamo certi di aver compreso quale siano le meccaniche sulle quali il team fa affidamento per rendere il gioco un successo. C'è l'idea di inserire una narrazione ambientale legata alla ricerca di segreti e all'interazione con alcuni dannati sparsi in giro per le mappe, un po' come in Dark Souls, e di certo la presenza di sette finali diversi sarà un valore aggiunto, ma tutto questo non basta se non si ha anche un gioco solido da offrire agli utenti. Magari nei prossimi mesi, con in mano una demo più completa e rifinita, cambieremo idea ma per il momento siamo usciti abbastanza delusi dall'incontro.

Agony si pone l'ambizioso obiettivo di realizzare un horror che non si accontenta di spaventarci con dei banali jump scare e annoiarci con una storia lineare. L'idea di unire horror e libertà di movimento è quindi benvenuta, purtroppo per ora sia le meccaniche che la realizzazione tecnica non sembrano essere al livello sperato, per un risultato che ad oggi non si può che dire deludente.

CERTEZZE

  • Immaginario horror interessante

DUBBI

  • Meccaniche slegate tra loro
  • Tecnicamente molto indietro