I fratelli Duffer hanno affrontato e vinto una sfida difficile con la seconda stagione di Stranger Things. La prima è stata un ottimo prodotto, magari non perfetto, ma comunque di altissima qualità; non vi nascondiamo, però, che tutto il battage pubblicitario che ha circondato Stranger Things, unito al suo incredibile successo mediatico fondato soprattutto sull'effetto nostalgia, ci aveva fatto temere che i due registi statunitensi non sarebbero riusciti a superare lo scoglio del secondo giro contro cui si schiantano malamente tantissime serie televisive. Stranger Things 2, invece, ci ha convinto quanto e più della prima stagione, confermando la bravura dei Duffer e del talentuoso cast che hanno riunito anche questa volta, affiancando a esso alcuni nuovi personaggi interpretati da veterani come Sean Astin e Paul Reiser o nuove leve come Sadie Sink e Dacre Montgomery. Nelle prossime righe vi diremo, limitando le anticipazioni al minimo, cosa ci è piaciuto e cosa inevitabilmente non ci è piaciuto in questa seconda annata, ricordandovi di rileggere il nostro speciale sulla prima stagione se volete saperne di più sulle origini della serie.
La trama in pillole e senza spoiler
Stranger Things 2 comincia circa un anno dopo la conclusione della prima stagione e questa volta la vicenda si svolge nella settimana di Halloween. Per i nostri protagonisti la vita è ricominciata a scorrere normalmente, ma alcuni non sono ancora riusciti a superare i traumi del loro primo incontro con le forze del Sottosopra: questo vale in particolare per Will, che è stato contaminato durante la sua permanenza nella dimensione parallela e ora ha spesso delle visioni inquietanti, e per Nancy, che non si dà pace per la morte di Barb. Mentre Joyce ha trovato un nuovo compagno - il simpatico Bob Newby - Mike piange invece la scomparsa di Undici, la super ragazzina che aveva involontariamente aperto il portale per il Sottosopra. L'arrivo di una nuova studentessa nella scuola di Hawkins porterà scompiglio nel quartetto dei protagonisti, ma i triangoli amorosi non sono certo il peggio che li aspetta: un'entità mostruosa sembra aver messo gli occhi sulla città e il legame che ha instaurato con Will potrebbe essere l'unica cosa in grado di fermarla...
Cosa ci è piaciuto
Le nove puntate (una in più rispetto allo scorso anno) dimostrano sicuramente la maggior confidenza dei fratelli Duffer con la piattaforma televisiva: se la prima stagione di Stranger Things era più che altro una lunga miniserie in otto parti, la seconda stagione si presta maggiormente al format televisivo e questa sicurezza ha consentito ai registi e agli sceneggiatori di giocare con gli archi narrativi e le sottotrame, dedicando addirittura una puntata intera a Undici. La puntata in questione - la settima - susciterà probabilmente qualche polemica: siamo convinti che molti la apprezzeranno e altrettanti invece no, mentre a noi è piaciuta il giusto, ma per arrivare a questa conclusione abbiamo dovuto prima vederla fino in fondo e capire dove voleva andare a parare. Non vi nascondiamo, insomma, che arrivati a metà eravamo piuttosto perplessi. Fortunatamente, la piccola Millie Bobby Brown, che interpreta Undici, si è dimostrata ancora una volta all'altezza del compito, ma del resto il cast di Stranger Things è sempre stato uno dei punti forti della serie. Quest'anno ci sentiamo di premiare soprattutto Noah Schnapp, ovvero Will, che rispetto alla prima stagione è stato molto più presente e significativo a livello narrativo. Il giovane attore ci ha regalato una performance stellare dall'inizio alla fine, duellando in scena con interpreti talentuosi come la sempre bravissima Winona Ryder e un David Harbour ancora più sfaccettato che in passato.
Nonostante qualche diluizione tempistica, specialmente a metà stagione, Stranger Things 2 ripropone la stessa struttura della prima annata senza tuttavia cadere nel facile tranello del déjà vu. I Duffer gestiscono sapientemente svariate sottotrame - qualcuna più coinvolgente, qualcuna meno - dividendo i personaggi e formando nuovi gruppi sorprendenti che rendono la storia più dinamica, facendo convergere ogni trama secondaria nel gran finale delle ultime due puntate. Sotto questo punto di vista, abbiamo molto apprezzato l'inclusione di Max, il maschiaccio che si unisce ai giovani protagonisti, formando una piccola spaccatura nel duo composto solitamente dagli inseparabili Lucas e Dustin. Quest'ultimo ha un ruolo predominante in vari episodi, abbandonando quello di macchietta comica che ricopriva nella maggior parte della prima stagione. Gli escamotage narrativi in questione hanno permesso ai registi di mostrarci anche qualcosa di più nelle vite dei personaggi che l'anno scorso erano meno importanti, perciò abbiamo avuto finalmente l'occasione di vedere la famiglia di Lucas e la mamma di Dustin, tra le altre cose, e questo è servito ad alzare la posta in gioco e rendere Hawkins una città più tridimensionale invece che un'estensione di casa Byers come accaduto nella prima stagione.
Ovviamente anche Stranger Things 2 continua col giochino del "citazionismo" che ha fatto parecchio discutere lo scorso anno, ma lo fa in toni più posati, senza strizzare eccessivamente l'occhio agli spettatori e, specialmente, a quelli cresciuti negli anni '80. L'effetto nostalgia resta sempre un tantinello forzato, ma scalda il cuore, e ricollegare quello che succede sullo schermo ai romanzi, alle serie TV, ai film e ai fumetti di trent'anni fa è sempre divertente. Gli amanti dei videogiochi non potranno non sorridere davanti alle scene in sala giochi e quando i quattro protagonisti attaccano a parlare di Dungeons & Dragons o dei Ghostbusters è sempre un piacere starli a sentire battibeccare. Avendo già esplorato la sottotrama cospirazionista nel primo Stranger Things, i Duffer non hanno perso tempo a girare intorno al mistero del Sottosopra e dei laboratori segreti nascosti sotto la centrale elettrica di Hawkins che, quest'anno, hanno una presenza fondamentale in numerose puntate. Questa volta la nemesi dei nostri "eroi" si delinea bene fin dall'inizio: è l'entità che esiste nel Sottosopra e che controlla i Demogorgoni. Facendocela soltanto intravedere qualche volta, i registi sono riusciti comunque a instillare in noi il giusto timore atavico che l'ha resa formidabile, espandendo una mitologia che speriamo esploreranno nelle prossime stagioni della serie.
Cosa non ci è piaciuto
Partendo dall'ultimo argomento trattato nello scorso paragrafo, cominciamo dicendo subito che non ci sono piaciuti i mostri. Tralasciando il Mind Flayer - l'entità lovecraftiana che minaccia Hawkins e il mondo intero - siamo rimasti un po' delusi dai "democani", come li chiama Dustin, e cioè una variante quadrupede del demogorgone affrontato nella prima stagione. Come in una specie di passaggio da Alien a Aliens, questa volta i mostri sono molti di più, ma sono anche tutti uguali e non rivelano granché sulla fauna del Sottosopra. Ovviamente è anche un problema di budget e di effetti speciali televisivi, ma una maggiore varietà avrebbe reso la dimensione parallela ancora più minacciosa e inquietante. Forse questo, in un certo senso, è il problema che aveva la prima stagione di Stranger Things e che ha anche questa seconda stagione, seppur in modo meno marcato, come dimostra la puntata dedicata a Undici che abbiamo menzionato prima. È chiaro che gli scrittori sanno dove vogliono andare a parare ma qualche volta faticano ad arrivarci. Non tutte le sottotrame sono riuscite allo stesso modo e alcune si dilungano eccessivamente, qualche volta spezzando troppo il ritmo della narrazione.
L'avventura di Johnathan e Nancy è l'esempio più lampante: ha una sua utilità, serve a dividerli dagli altri e a plasmare il legame che li ha cominciati a unire l'anno scorso, ma è stucchevole e poco intrigante. Il rapporto che si instaura tra Hopper e Undici è incantevole, grazie anche alla complicità dei due attori, ma nelle prime puntate bilancia male i momenti di tenerezza e tutti gli altri, girando intorno alle difficoltà della bambina mentre aspettiamo che la storia inizi davvero. Mike, il protagonista assoluto della prima stagione insieme a Undici, quest'anno è rimasto un po' in disparte, lasciando lo spazio per crescere ai suoi amici: da una parte ci è sembrato giusto, dall'altro abbiamo avuto l'impressione che sia servito più che altro a limitare un po' la presenza in scena del giovane Finn Wolfhard che, proprio in queste settimane, interpreta Richie Tozier nel nuovo adattamento cinematografico di It. Queste soluzioni narrative, alla lunga, rendono la trama un po' prevedibile. Anche se è stato molto divertente assistere alle nuove dinamiche di gruppo e alle accoppiate strampalate come quella formata in alcuni frangenti da Dustin e Steve, l'esito di alcune situazioni ad alto rischio ci è sembrato telefonato fin dal principio: in questo senso, il livello di tensione non si alza mai in maniera preoccupante e, come spettatori, non abbiamo mai temuto davvero per la sorte di alcuni dei nostri beniamini.
Conclusioni
La nuova stagione di Stranger Things ha dimostrato che la serie dei fratelli Duffer non è stata un semplice colpo di fortuna. Anche questa secondo appuntamento coi ragazzi di Hawkins è stato fatto col cuore: in Stranger Things 2 ci sono personaggi indimenticabili, tanti momenti avvincenti e anche qualche scivolone che comunque si perdona in fretta. I Duffer hanno definito la vera minaccia e hanno cominciato a imboccare le strade che sicuramente esploreranno nella terza stagione della serie e oltre. Noi possiamo solo sperare che trovino un equilibrio ancora migliore tra la caratterizzazione dei personaggi, la narrazione dinamica e il citazionismo sfrenato.
PRO
- Il cast è superbo come sempre
- Le nuove dinamiche di gruppo
CONTRO
- Alcune sottotrame funzionano meglio di altre
- Avremmo preferito una maggior varietà di mostri