Negli ultimi anni Epic Games è molto cambiata. Lo sviluppatore alle spalle di Unreal Tournament e Gears of War si è scoperto bravissimo a fare soldi vendendo il proprio motore proprietario, quell'Unreal Engine che oggi le frutta il 5% dei ricavi di tutti i titoli che lo utilizzano (a meno di accordi differenti), e di recente a stravolgere un titolo apparentemente fallimentare come Fortnite, rendendolo un successo pazzesco da decine e decine di milioni di giocatori e centinaia di milioni di dollari. I tempi dei tripla A in sviluppo per molti anni sono lontani, meglio modelli di business più dinamici in grado di mutare e adattarsi alle esigenze del momento. In questo senso l'annuale conferenza tenutasi alla GDC 2018 è stata emblematica: pochi annunci volti a far strabuzzare gli occhi degli appassionati, tante informazioni preziose per i possibili partner in cerca di una tecnologia scalabile e in grado di girare su qualsiasi piattaforma.
La seconda generazione dei giochi mobile
Tim Sweenie & co aprono parlando di Fortnite Mobile e, più in generale, di quella che secondo loro sarà una tendenza sempre più forte negli anni a venire. A dieci anni dalla rivoluzione dell'App Store la tecnologia è sufficientemente avanzata da permettere non solo di avere sullo schermo del proprio smartphone titoli qualitativamente paragonabili a quelli che girano su console, ma di sperimentare proprio quegli stessi giochi. Magari accedendo alle medesime partite così da non lasciarsi scappare nemmeno un match in compagnia degli amici. Questa piccola ma significativa rivoluzione è partita con il successo del sud coreano Lineage II e si è di recente ampliata a Fortnite e PUBG, contenutisticamente identici alle controparti PC e console, ma presto arriveranno i vari ARK e Rocket League, giusto per citare i nomi più altisonanti. L'Unreal Engine è quindi diventato più scalabile, gestisce meglio cambi dinamici di risoluzione per garantire un frame rate stabile e maneggia con agilità le istruzioni che rimbalzano dai server ai client di gioco. Il messaggio non è "fate giochi incredibilmente belli da vedere" ma "create esperienze che possano girare su ogni piattaforma". Nessun titolo citato oggi durante la prima metà della conferenza risponde ai vecchi standard dei blockbuster alla Gears of War, se non per gli incassi stratosferici registrati: PUBG e ARK sono nati in Accesso Anticipato, Fortnite è stato per anni una non priorità per Epic Games che se l'è portato dietro per moltissimo tempo prima di rilasciarlo un po' in sordina e Rocket League è la classica favola indie (gestita benissimo da Psyonix). L'annuncio stesso di ARK per Nintendo Switch, seppur più diretto a un pubblico hardcore, è un modo per far capire quanto il vecchio concetto dei motori che permettono facilmente di portare un titolo tra piattaforme simili è superato e non basta più, oggi serve che con uno sforzo limitato quella stessa esperienza sia presente ovunque.
Grafica iper dettagliata… ma i giochi dove sono?
La seconda parte dell'appuntamento è stata più rivolta agli ultra appassionati di grafica da urlo, ma non bisogna farsi ingannare. Certo tutta la digressione sugli sviluppi della tecnologia ray tracing, con la bellissima demo Siren, ci ha fatto sognare e dipinge un futuro dove i volti dei personaggi umani virtuali saranno indistinguibili da quelli reali, ma se si segue il filo del discorso la realtà è un po' diversa. Nvidia è salita sul palco per dare una panoramica sulle sue schede professionali pensate per gestire questo tipo di situazioni, si è accennato all'uso dell'Unreal Engine per semplificare l'ideazione delle scene di serie e film, evolvendo il concetto di story board, e poi c'è stata una bella digressione sull'esperienza VR sensoriale Star Wars: Secrets of the Empire ma anche su Reflections, CGI dall'altissimo impatto visivo. Molto più cinema e parchi dei divertimenti che videogiochi.
Questo non vuol dire che non ci saranno benefici anche per noi, anzi un mercato più ampio e ricco per questi importanti player del mercato si rivelerà salutare, ma il focus è ora più ampio e al centro dei pensieri di Epic Game, così come di altre aziende simili, c'è un po' di tutto dalle case automobilistiche a quelle che lavorano nella creazione di interni per gli appartamenti, da Hollywood fino all'intrattenimento mainstream per famiglie. D'altra parte la sempre più forte consapevolezza che realtà nate con i videogiochi stiano prendendo piede anche in ambiti diversi, che magari un tempo le snobbavano, ci dà la garanzia che ora più che mai il nostro passatempo preferito rappresenta il massimo in termini di progresso tecnologico e soluzioni che un tempo venivano considerate come alternative, ad esempio la computer grafica calcolata in tempo reale, sono e saranno la strada da percorrere anche per creare contenuti non strettamente ludici. Un panorama dal quale, speriamo, dovrebbero guadagnarci un po' tutti.