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Age of Wonders: Planetfall, il grande ritorno

I Triumph tornano con una delle loro serie più apprezzate, ma stavolta c'è la fantascienza di mezzo

ANTEPRIMA di Aligi Comandini   —   23/05/2018
Age of Wonders: Planetfall
Age of Wonders: Planetfall
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L'ultima Paradox Con ha sottolineato con forza le priorità della ormai tutt'altro che minuta casa svedese: mantenere aggiornati i loro titoli di punta e concentrarsi sulla produzione di Grand Strategy, come Imperator: Rome. Nonostante l'acquisizione della licenza del World of Darkness, difatti, non sembra che il team abbia in sviluppo GDR dedicati a quell'ambientazione (anche se qualche concept è chiaramente in moto, viste le ultime voci), e tra le tante presentazioni della giornata non si sono visti in alcun modo progetti lontani dal genere strategico. Uno specifico titolo però si è leggermente distaccato dal resto del gruppo, se non altro per la sua appartenenza al sottogenere 4X e per la volontà di stravolgere in parte la sua serie di origine. Stiamo parlando di Age of Wonders: Planetfall, che abbiamo avuto la fortuna di osservare in compagnia dei suoi creatori.

Ruderi preziosi

Le peculiarità del nuovo Age of Wonders iniziano dalla premessa, leggermente atipica per titoli di questo tipo. Il "Planetfall" del nome non è lì solo per bellezza, e la campagna gira tutta attorno alle rovine di un glorioso impero spaziale chiamato "Unione Stellare", e su una serie di fazioni desiderose di utilizzare le sue tecnologie perdute per ottenere il dominio totale sull'universo. Ok, detta così potrebbe sembrare comunque banale, ma non è in realtà un punto di partenza da sottovalutare se si considerano le sue potenzialità a livello di singole fazioni: ogni gruppo ha una natura estremamente unica, che va dall'esercito di coloni spaziali spintosi troppo in periferia agli insettoidi liberatisi dalla schiavitù dei loro precedenti signori, passando persino per le amazzoni esperte di biotecnologie. Origini così colorite hanno quindi permesso agli sviluppatori di sbizzarrirsi nella creazione di una miriade di caratteristiche particolari e unità dedicate, e persino di offrire al giocatore una tecnologia avanzata selezionabile a inizio campagna (che può essere una "semplice" arma di distruzione di massa, o addirittura una forma di manipolazione spazio temporale).

Age of Wonders: Planetfall, il grande ritorno

La presenza di fazioni interessanti inoltre non è che il principio: dopo aver creato il vostro comandante (l'editor è sensibilmente più valido di quanto ci aspettassimo), partirete da una singola città all'interno di una mappa molto estesa dove i resti del vecchio impero sono ovunque e i vostri nuovi avversari più attivi che mai nel tentativo di dimostrare la propria possanza. L'esplorazione e lo sviluppo saranno quindi i punti cardine delle prime fasi, costellate dalla ricerca di importanti artefatti sparsi per edifici in rovina e da incontri più o meno diplomatici, che potrebbero in certi casi costringervi a una battaglia. Dal canto loro, gli scontri sono molto vicini a quelli dei precedenti Age of Wonders, ma l'ambientazione sci-fi ha avvicinato leggermente il sistema a turni con mappa a griglia esagonale a quello degli ultimi X-Com: molte sparatorie dalla distanza, una maggior enfasi sul posizionamento, e mappe parzialmente interattive.

Age of Wonders: Planetfall, il grande ritorno

Staggering aliens

Meglio spiegarsi un po' meglio, perché abbiamo solo sfiorato la superficie. Durante la prova mostrata gli sviluppatori si sono lanciati in uno scontro con la fazione di insettoidi di cui parlavamo nel precedente paragrafo, e per farlo hanno utilizzato unità pensate specificamente per eliminare quel tipo di nemici. Ognuna delle unità del gioco - e sono parecchie - è infatti modificabile con oltre 21 variazioni, e il sistema è così ben studiato da permettere persino alle unità iniziali di rimanere rilevanti a partita inoltrata, se le si utilizza con la giusta specializzazione e le si potenzia a dovere. Sul campo questi cambiamenti pagano, ovviamente, e vanno a combinarsi a un'altra meccanica, lo "stagger", che altro non è che un indice di stordimento aumentabile a forza di attacchi, pensato per diminuire il numero di punti azione del nemico prima del suo turno. Elementi distruttibili della mappa, attacchi speciali, o semplici assalti da una posizione di vantaggio permettono quindi di interrompere o limitare le azioni nemiche (o ai nemici di farlo con le vostre), e creano un secco aumento di tensione, poiché basta una scelta errata a mandare all'aria un piano quasi nella sua totalità.

Age of Wonders: Planetfall, il grande ritorno

Chiaramente la meccanica non è abusabile, ma il suo utilizzo è indubbiamente un punto forte dei combattimenti, e vedere gli sviluppatori salvare per un soffio alcune delle loro unità più importanti grazie a un attacco perso dal nemico il turno prima è stato illuminante. Sul resto degli elementi, invece, non c'è moltissimo di rivoluzionario da descrivere: l'elemento gestionale pare ben congegnato, al solito, con condizioni di vittoria classiche (dominazione totale, diplomazia, ultimo sopravvissuto o persino apocalisse), e terreni con qualità variabili legate alla produzione di risorse o a bonus in battaglia. Le novità primarie sono un sistema di colonie adattabile ad ogni situazione con una serie di semplici opzioni (più automatizzato e gestibile rispetto al passato, ma sempre profondo quanto basta), e la scelta di inserire in ogni città delle armate generate casualmente, che possono venir potenziate con specifiche strutture per facilitare il mantenimento dei propri territori quando si gironzola con l'armata principale. Soluzioni più che sensate, basate anche sul feedback dei fan.

Quasi sicuramente il progetto più interessante di questa Paradox Con, Age of Wonders: Planetfall sembra voler traslare tutte le ottime caratteristiche dei suoi predecessori all'interno di un'ispirata ambientazione fantascientifica, e migliorarne ogni aspetto. Presto per dire se la missione sia compiuta o meno, ma ciò che abbiam visto ci ha positivamente impressionato, e potremmo davvero trovarci davanti al miglior capitolo della serie. Mal che vada, sarà comunque quello più atipico.

CERTEZZE

  • Ambientazione sci-fi ricca di potenziale
  • Fazioni numerose ed estremamente uniche
  • Battaglie a turni ben strutturate e dotate di meccaniche molto interessanti

DUBBI

  • Validità dell'intelligenza artificiale ancora da verificare