Versione testata: Xbox 360
Avevamo lasciato Isaac Clarke, taciturno eroe di Dead Space, appena fuori dall'incubo dell'USG Ishimura in una condizione di precario sollievo, pregno di oscuri presagi sul suo futuro nelle vesti di ingegnere improvvisatosi sterminatore di aberrazioni biologiche. Lo ritroviamo in Dead Space 2 esattamente dove lo avevamo lasciato, appena recuperato dalla navetta di salvataggio e trasportato sullo "Sprawl" che orbita intorno a Saturno.
Purtroppo, le cose non vanno decisamente bene nemmeno lì: in evidente stato confusionale e sottoposto a strane terapie pseudo-psicanalitiche, il nostro Isaac si trova nel giro di pochi minuti nuovamente in mezzo ad un'invasione di necromorfi, disarmato e completamente disorientato, con soltanto alcune voci sconosciute e sospettosamente amichevoli a fargli da guida. Come nel primo capitolo, il gioco ci scaglia in faccia da subito, in maniera violenta, tutte le sue caratteristiche di horror videoludico. Poco tempo per prendere fiato e la sensazione costante di essere deboli e male armati di fronte agli incubi che si succedono sullo schermo, nonostante l'incedere pesante - a dire il vero leggermente "alleggerito" in una generale evoluzione dei movimenti del protagonista - di Isaac. Dead Space 2 ci mette subito alla prova, testa i riflessi e la capacità di sopportazione del senso di tensione continua che, dai primi minuti fino alla conclusione, ci accompagna nel tortuoso e disperato cammino del protagonista verso un'incerta salvezza. Il gioco rimane rigorosamente fedele al profilo tracciato dal primo capitolo, andandosi a configurare probabilmente come l'unico vero survival horror moderno attualmente presente sul mercato, traendo dalle caratteristiche fondamentali del genere tutti i suoi punti di forza e aggiungendoci un'ambientazione spaziale che, quantunque mitigata nella sua originaria forza innovativa dal fatto di mettere in scena un secondo capitolo, riesce ad affascinare oggi quasi quanto le antiche magioni vittoriane facevano nel fresco mercato videoludico degli anni '90.
Come il primo, più del primo
Non è ovviamente necessario, ma è caldamente consigliabile aver giocato il primo capitolo prima di lanciarsi in Dead Space 2. Al di là delle evidenti lacune che sorgerebbero nel capire la trama e dunque anche nell'immedesimarsi nella storia di questo seguito, la prima avventura è propedeutica per preparare il giocatore agli orrori presenti in questa e a farsi trovare preparati fin dai primi scontri con i necromorfi, che si fanno sotto da subito con una violenza forse anche maggiore rispetto a quanto visto nelle prime battute del capostipite. Chi ha già conosciuto a fondo Isaac Clark si troverà a proprio agio all'interno del nuovo scafandro da ingegnere spaziale, poiché sostanzialmente non è cambiato molto nella struttura di gioco, che si propone come una naturale continuazione, parzialmente perfezionata ma strutturalmente non proprio evoluta, del primo capitolo. Intendiamoci, si tratta di un'ottima notizia visto il livello qualitativo dell'originale. Le modifiche apportate puntano a limare alcuni aspetti di gioco - come il level design più vario e molto meno impostato sul back-tracking rispetto a prima - e migliorarne altri, come l'introduzione di nuove armi, situazioni inedite e un sistema di navigazione più completo in grado di fornire indicazioni differenziate sulla presenza dei vari punti di interesse nella mappa.
Un more of the same, dunque, come d'altra parte era augurabile, arricchito dalla giusta dose di modifiche e innovazioni che perfezionano l'esperienza di gioco senza stravolgerla, mantenendo intatto il clima generale, il ritmo di gioco e l'inquietudine di fondo. La meccanica del combattimento resta basata sullo smembramento dei mostri, con alcune particolari applicazioni aggiuntive dovute soprattutto all'introduzione di nuove tipologie di aberrazioni, che rendono necessario uno studio preciso sugli obiettivi prioritari da colpire nelle situazioni più caotiche. Sfruttando i necromorfi esplosivi, ad esempio, è possibile massimizzare il danno mentre andrà dosata la preziosa "stasi" per rallentare momentaneamente quelli più veloci e temibili. Resta pressoché invariato il rapporto tra fasi di azione e risoluzione di enigmi, pesantemente spostato verso l'azione piuttosto che l'uso massiccio della materia grigia ma senza disdegnare comunque alcune sezioni maggiormente ragionate che contribuiscono ad equilibrare il ritmo di gioco e fornire momenti di sollievo in mezzo all'incubo.
Nuovi orizzonti
Le premesse di Dead Space 2 portavano esplicitamente alla necessità di evolvere il comparto grafico verso scenari di più ampio respiro, e così è in effetti avvenuto. Mentre il primo capitolo era interamente ambientato all'interno dell'USG Ishimura, che per quanto potesse essere vasta restava comunque un'astronave, il seguito si svolge all'interno di un'intera colonia spaziale, lo "Sprawl" in orbita su Saturno. Non si tratta ovviamente di un free-roaming, anzi le libere scelte sulla strada da intraprendere sono praticamente inesistenti secondo la struttura già granitica del primo capitolo, ma la nuova ambientazione ha indubbiamente giovato alla varietà degli scenari e delle situazioni in cui Isaac si viene a trovare, oltre che fornire costanti scorci mozzafiato sulla vasta e avanzatissima città ormai in rovina.
Il motore grafico si conferma solido e prestante, con ulteriori miglioramenti applicati al sistema di ombre e illuminazione, particolarmente visibile in alcuni fasi ambientate nello spazio aperto e generalmente una migliore qualità delle texture, più varie e maggiormente colorate rispetto all'andamento monocromatico del primo capitolo, cambiamento giustificato dalla scenografia "urbana". Non molti cambiamenti si registrano invece sul fronte del protagonista - al di là delle nuove armi inserite e relative animazioni - e dei necromorfi, le cui nuove aggiunte non si differenziano eccessivamente dalla "fornitura" standard, ricalcando essenzialmente le tipologie viste nel primo capitolo con alcune variazioni minori. L'impianto scenico di Dead Space 2 si conferma dunque di alto livello, coadiuvato da un accompagnamento audio perfettamente integrato con il comparto grafico nel creare un clima sempre teso e inquietante, qui peraltro arricchito da una grande quantità di dialoghi data da un aumento esponenziale dello spessore narrativo del gioco.
CERTEZZE
- L'atmosfera è sempre quella, lugubre pesante e memorabile, del primo capitolo
- Le evoluzioni del level design sembrano limitare le fasi di back-tracking e aumentare la varietà delle ambientazioni
- La storia parte forte da subito e si aggancia perfettamente con quella del primo capitolo
DUBBI
- Sebbene la base di partenza sia comunque ottima, non si vedono grosse variazioni sostanziali
- La scelta di rendere Isaac più immerso nella narrazione stride logicamente con la sua figura taciturna nel primo
- L'apprezzamento e la conclusione del primo capitolo sembrano condizioni quasi necessarie per dedicarsi al secondo