Versione testata: Xbox 360
Gli zombie non sono quasi mai solo ciechi carnefici: controllati attraverso riti vudù, infettati da letali virus o sfuggiti dalle spesso troppo larghe maglie dell'ambizione scientifica, li abbiamo visti e letti e giocati tornare in vita per punire la razza umana dei suoi eccessi e, in ultima analisi, vendicarsi di qualche torto che spesso li posiziona almeno in parte nel novero delle vittime. Prendete l'isola di Banoi, una splendida e inventata lingua di terra emersa al largo della Papua Nuova Guinea, a nord dell'Australia. Un paradiso tropicale in cui la lussureggiante area montuosa centrale, ricca di piante e diversità naturalistiche, viene circondata da spiagge bianche, il luogo perfetto dove installare un resort turistico come il Royal Palms.
Basta che poi non ci si lamenti se durante una notte di festeggiamenti e baldoria si scatena l'inferno, con gli ospiti trasformati in un'orda di famelici mangia cervelli e i pochi immuni ai morsi e alle ferite, i quattro eroi protagonisti di Dead Island, presto messi di fronte alla triste verità che l'intera isola sembra aver subito la medesima sorte, con una manciata di persone sopravvissute barricate negli avamposti ancora non catturati dagli zombie. Il titolo sviluppato in Polonia da Techland è stato molto discusso, con una prima uscita addirittura prevista entro il 2008 e poi un lungo silenzio, fino al trailer in computer grafica che ne ha furbescamente rintuzzato ambizioni e speranze di successo. Oramai, con il rilascio previsto il prossimo 9 settembre su PC, PlayStation 3 e Xbox 360, siamo prossimi al momento dei verdetti ma il produttore Deep Silver ci ha dato una ulteriore possibilità di provarlo durante un evento tenutosi in quel di Milano.
La cinese
Il piatto principale offertoci durante questo nuovo hands on era la medesima demo cooperativa provata durante l'E3: siamo partiti in compagnia di altri tre giocatori da uno dei molti rifugi gestiti dai sopravvissuti, una chiesa, per completare una missione secondaria che ci chiedeva di appendere alcuni volantini per ritrovare una persona scomparsa. Nulla di speciale, una delle quest che compongono la scorza ruolistica che circonda l'anima action di Dead Island. Se a Los Angeles però ci eravamo dilettati testando Sam B, colui che interpreta la classe del tank, questa volta abbiamo optato per Xian Mei, la dipendente cinese del Royal Palms Resort che, in soldoni, riprende molti degli archetipi tipici del rogue. Veloce e letale, non ha moltissimi punti vita ma può causare grandi quantità di danno e attaccare rapidamente prima di ritirarsi. I suoi tre alberi delle abilità sono Bullseye, Combat e Survive: abbiamo dato una sbirciata alla voci sbloccabili spendendo i punti acquisiti accumulando esperienza e l'impressione è che si sia prediletta l'implementazione di skill passive, utili ad aumentare le statistiche già presenti piuttosto che a dare nuovi poteri. In compenso, come i suoi tre colleghi, anche Xian Mei possiede un attacco speciale attivabile tenendo premuto B per un paio di secondi, che le permette di scatenarsi in colpi ancora più letali, aiutata da una visuale alterata che evidenzia i nemici circondandoli da un'aura rossa.
Non avendo avuto modo di testare missioni principali o contenuti più guidati, la demo si è risolta nel girovagare per le strade dell'isola passando da un punto in cui affiggere un volantino a un altro; abbastanza da sperimentare le buone meccaniche cooperative che, tra la necessità di guardasi le spalle e quella di curare i compagni o supportarli dandogli qualche rifornimento, si possono dire complessivamente riuscite. Peccato per l'inspiegabile scelta di limitare la coop al gioco online, privando gli utenti console di una modalità split screen che avrebbe fatto felice molti. Di nemici diversi, in circa venti minuti di test, ne abbiamo visti quattro: da quelli classici lenti ma inesorabili ad altri più rapidi, dal gigantesco Ram Zombie con le sue cariche fino a una variante dotata di fumo tossico, la varietà non sembrerebbe essere un problema. Se una volta fuori dalle safe house l'unica preoccupazione è quella di sopravvivere, magari raccogliendo qualche arma qua e là, nei rifugi ci sono diversi personaggi non giocanti con cui interagire per farsi assegnare nuovi compiti o potenziare il proprio equipaggiamento. Le armi sono infatti soggette ad upgrade e, ancora più interessante, possono come già noto essere craftate in qualcosa di nuovo usando gli appositi progetti e gli oggetti raccolti in giro. Volete aggiungere al vostro machete il potere di folgorare qualche zombie? Vi bastano due pezzi di nastro isolante, due cavi e altrettante batterie.
L'altra via
Sul finire dell'evento abbiamo anche passato alcuni minuti in single player: il gioco resta il medesimo così come non si modificano le missioni e in generale i contenuti, però l'esperienza sembra cambiare profondamente. Dove in cooperativa ci si può infatti muovere con una certa sicurezza, sostenuti da compagni pronti a guardarci le spalle e a condividere la gioia di ogni nuova uccisione, da soli il ritmo si abbassa drasticamente. I nemici vanno ingaggiati uno, massimo due per volta e per quanto il fascino da survival horror possa attirarci, il sistema di combattimento sembra qui mettere in luce quelli che potrebbero rivelarsi dei problemi.
Abbiamo impersonato per questo secondo spezzone di provato Sam, il tank del gruppo, e per quanto l'uso di lame, mazze e simili armi bianche avesse un effetto convincente sui nemici, dando il giusto feedback visivo sulla parte anatomica colpita e inficiandone la funzionalità, in qualche modo brandire ancora e ancora un machete o una mazza da baseball finiva per venire a noia. La questione è spinosa perché Techland ha inserito migliaia di armi e la varietà di zombie differenti è encomiabile, però gli scontri melee in prima persona sono piuttosto complessi da realizzare soprattutto se gli avversari sono più di uno allo stesso momento, non permettendo sistemi di combattimento troppo articolati. In compagnia la vita media di ogni non morto è più bassa e questo aspetto si fa notare meno. E anche l'inserimento della stamina, quindi dell'impossibilità di menare a destra e a manca senza sosta, impone di trovare alcune soluzione alternative che però spesso si risolvono in un abuso della possibilità di lanciare l'arma. C'è da dire che al crescere del personaggio, con nuove armi e qualche avversario dotato di strategie ancora più varie, le cose potrebbero migliorare. Anche perché l'isola di Banoi ci è sembrata una location assolutamente meritevole di essere visitata.
Se l'aspetto tecnico non è infatti qualcosa di rivoluzionario, anzi la cosmesi appare a tratti un po' troppo sporca, la varietà è notevole e che si passi dal Royal Palms Resort alla città di Moresby, l'unico centro urbano dove risiedono gli abitanti del posto, gli spazi sono stati studiati con una certa cura, risultando credibili. Tra l'altro la necessità di andare da un punto a un'altro in un open world, non sembra aver fermato gli sviluppatori di Techland dal creare ambienti non generici, con diverse vie differentemente valide e al contempo rischiose per giungere a destinazione. Non molto bene, invece, aspetti come le animazioni; in particolare non funzionano la resa del calcio usato per allontanare i nemici, utilissimo ai fini della sopravvivenza, e la sensazione di peso delle armi. Da rivedere i menù che però ci sono sembrati ancora provvisori. Nel complesso Dead Island è un mix di elementi già visti che non si può negare abbia, messi tutti assieme, un fascino unico e interessante. Certo ci sono anche aspetti da migliorare ma considerando che le versioni provate erano già vecchie di almeno un mese abbondante, possiamo sperare che Techland stia sistemando i problemi per rilasciare a settembre un titolo rifinito sotto tutti i punti di vista.
CERTEZZE
- Tanti spunti uniti sotto la tematica zombie
- Buon level design
- Cooperativa divertente
DUBBI
- Alti e bassi grafici
- In single player rischia di stancare