A questo punto è doveroso aggiungere un incipit alla Guerre Stellari: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...” in quanto non si tratta di un avventura ambientata nel solito regno fantasy (troppo inflazionato, inoltre Morrowind , che esce nello stesso periodo, ha già tutta l’attenzione degli “appassionati del genere”), ma di una colonia costruita sulla luna di un pianeta gigante. Come? Endor? No, c’e’ il copyr... hemm, no, non è Endor, ma l’ameno regno di Perathia, costruito durante il regno dei Diluviani (oscena traduzione da parte del sottoscritto di “Diluvians”, il termine usato nel sito ufficiale del gioco quando si riferisce ai creatori della colonia).
L’Azurik del titolo, invece ha a che fare con l’eroe di turno, vale a dire il vostro alter-ego chiamato a risolvere il problemino che assilla Perathia. Per chi non lo avesse ancora intuito si tratta della distruzione totale (ohhh, ma è teRiBBile!!!), il tremendo pericolo in cui gli ignavi abitanti del ridente pianetino incorrono. Oltrettutto da quando Perathia è stata creata, complice un servizio di istruzione pubblica in confronto al quale quello italiano appare miracoloso, gli abitanti sono decaduti fino a considerare la tecnologia presente in tutta la colonia alla stregua di magia. L’originalità non è di casa nel modo dei videogiochi, quindi non lamentatevi troppo se la storia vi offre numerosi spunti per numerosi Deja-vu, d’accordo? Comunque qualcosa di originale, mettendosi a cercare di buona lena, si trova: traducendo pedissequamente dal sito leggiamo infatti: “I dischi elementali, che provvedevano a mantenere in ordine la colonia, sono stati frammentati e sparsi per tutto il pianeta [...]”, insomma voialtri, nei colorati panni di Azurik venite chiamati a portare a termine il DEFRAG più pericoloso e complicato della storia dei videogiochi. Bisogna riconoscere lo sforzo da parte di Adrenium Games per essere originali: ho vissuto vite da elfo, da Jedy, da Duca Nucleare (ahemm), ma il defrag non l’avevo ancora mai impersonato!
Poichè gli oggetti non si frammentano da soli, e in quanto tali anche i “dischi elementali” devono obbedire a questa legge di natura, risulta evidente che qualcuno li ha frammentati e sparsi qua e la per il pianeta. Perchè lo ha fatto? Come reagirà questo sconosciuto “qualcuno” quando si accorgerà che il prode Azurik sta tentando di porre rimedio e di “deframmentare” i dischi? Belle domande: la risposta è “B.O.H.” (a voi scoprire cosa significa quest’oscura sigla), quello che si può dire guardando l’arsenale di Azurik è “niente di buono”, ma del resto il deterioramento delle condizioni di vita di Perathia ha reso l’ambiente decisamente ostile e gli altri abitanti di Perathia, divenuti superstiziosi, non faciliteranno il compito all’eroe che invece avrà bisogno della tecnologia dei Diluviani per riuscire nell’impresa.
Avrei potuto aggiungere: che il gioco ha una grafica mozzafiato, ma visto e considerato che l’XboX ha un motore grafico smodatamente potente, si tratta di un fatto scontato; quello che posso aggiungere su questo titolo “quasi originale” sono le promesse dei suoi creatori: un arsenale rivoluzionario (ma a me è sembrato un bastone con effetti elementali acclusi), un mondo di gioco vasto e memorizzato sull’hard disk dell’XBoX (buona idea, questa, così i tempi di caricamento risulteranno velocizzati), nemici con Intelligenza Artificiale molto sviluppata (cos’è? Una barzelletta? Bella virgola fa molto ridere punto), e completa libertà di movimento. Di queste promesse solo l’ultima risulta plausibile: gli ambienti non sono pre calcolati, quindi è possibile spostarsi ovunque nel gioco, senza limitazioni, le altre... quando avrò il gioco per le mani vi dirò se sono state rispettate o meno.
Fuoco, Terra, Aria, Acqua: per sapere di cosa parla Azurik: Rise of Perathia (ARoP, d’ora in poi) occorre avere una certa dimestichezza con gli elementi con cui gli alchimisti del XVI secolo pasticciavano, con la totale convinzione che essi rappresentassero le fondamenta dell’universo, alla ricerca dell’elisir di lunga vita e della pietra filosofale (e chi non sa cosa sia può accomodarsi dietro la lavagna).