Nonostante si tratti di un progetto di dimensioni non propriamente enormi, Call of the Sea è emerso come uno dei titoli più interessanti fra i tredici giochi presentati nel corso dell'Inside Xbox. È venuto fuori a sorpresa e senza particolari fanfare, curiosamente rispecchiando in pieno il nome stesso del team di sviluppo che lo sta creando: Out of the Blue, vero e proprio nomen omen, a quanto pare. D'altra parte, non fa che confermare il fiuto dell'etichetta Raw Fury per quanto riguarda le produzioni indie dotate di quella che sembra una forte identità, come dimostrato anche da Sable e The Last Night. A dire il vero, speriamo anche che non si perda più di tanto nelle nebbie dello sviluppo come questi titoli, ma se non altro in questo caso sembra che il gioco sia già in stato piuttosto avanzato di sviluppo, con uscita prevista "presto" e presumibilmente nel corso del 2020. Elemento da non sottovalutare, peraltro, è il fatto che la sua release sia prevista su Xbox Game Pass al day one, cosa che apporterà un notevole incremento di visibilità per questo interessante gioco.
Non c'è ancora molto al di là del trailer di presentazione riportato qui sotto e di una manciata di immagini, ma tanto basta per attirare già l'attenzione e renderlo uno dei giochi più interessanti di questa mandata. Siamo ovviamente piuttosto lontani da uno showcase grafico in termini di potenza computazionale e tecnologie grafiche applicate, ma quello che conta in Call of the Sea è lo stile utilizzato, cosa certo non meno importante e anzi anche più difficile da trovare con questa incisività. La caratterizzazione grafica delle illustrazioni e dei materiali promozionali riprende lo stile dei fumetti d'avventura degli anni '50, cosa che si associa perfettamente con il setting temporale e geografico del gioco, che racconta una storia di scoperta e mistero in un'isola tropicale degli anni '30. In game, la grafica si mantiene a metà strada verso una rappresentazione realistica ma filtrata attraverso un'estetica particolare che tende sempre al fumetto, tra forme stilizzate e un uso espressionista di luci e colori.
Una strana storia
Anno 1934, in un punto imprecisato del Pacifico meridionale: Norah si ritrova in una misteriosa isola alla ricerca del marito scomparso, le cui tracce si interrompono improvvisamente in questo lontano paradiso terrestre apparentemente dimenticato dal resto del mondo. Quella che parte come una storia tra il romantico e l'avventuroso, seguendo il dramma di una donna determinata a ritrovare il proprio uomo scomparso, si trasforma in qualcosa di molto più strano quando irrompono elementi sovrannaturali e i resti di un'antica e misteriosa civiltà. Non si tratta necessariamente di qualcosa di oscuro, ed è questa forse la sua particolarità maggiore: nonostante il trailer lasci intendere elementi da orrore cosmico in classico stile lovecraftiano, questo sembra filtrato attraverso un'ottica diversa, trasognata. Per certi aspetti, viene in mente La Forma dell'Acqua di Del Toro, specialmente nella scena finale del trailer che lascia intendere sviluppi veramente particolari della storia.
Il mistero è comunque l'elemento portante del gioco e si sviluppa non solo attraverso la narrazione, che pare comunque fondamentale, ma anche con gli enigmi e i puzzle che ci vengono sottoposti. L'impostazione in soggettiva e il racconto costante che traspare nel video può far pensare a un "walking Simulator", ma compaiono comunque spiragli su quella che dovrebbe essere una vera e propria avventura, come specificato anche dagli sviluppatori, che definiscono il gioco un'"avventura ultraterrena con puzzle in soggettiva". In Call of the Sea si tratta dunque di risolvere enigmi all'interno di un vero e proprio puzzle design a integrare una narrazione comunque importante, supportata peraltro dalla presenza di Cissy Jones a interpretare il ruolo di Norah. Gli elementi di gameplay hanno dunque un peso importante e rimandano più alla tradizione delle avventure in soggettiva classiche come Myst piuttosto che alle recenti sperimentazioni narrative in ambito videoludico, anche se sembra esserci comunque una dose importante di entrambi i generi.
Avventura esotica
Il gusto per l'esotico, l'avventura e le venature horror che lasciano trasparire l'intromissione del sovrannaturale determinano uno stile eclettico che gioca con le suggestioni classiche. Tra dime novel, penny dreadful e romanzo gotico, Call of the Sea sembra mettere insieme un pastiche in grado di unire in maniera disinvolta l'avventura marinara in luoghi esotici con l'horror cosmico di Lovecraft, filtrando il tutto con una visione particolarmente romantica. Queste sono le suggestioni che emergono guardando il breve trailer pubblicato e dimostrano già come il gioco di Out of the Blue abbia un potere evocativo davvero fuori dal comune. Restando in ambito più puramente videoludico, i titoli che sovvengono sono soprattutto What Remains of Edith Finch nello stile del racconto e nei monologhi della protagonista, oltre a Firewatch per quella che pare essere la costruzione narrativa, ma il gioco sembra andare piuttosto oltre gli stilemi del cosiddetto walking simulator.
Il punto di forza è indubbiamente la sua atmosfera, un elemento difficile da gestire su ottimi livelli per l'intero svolgimento della storia ma che gli sviluppatori dimostrano di maneggiare con un certo agio. D'altra parte, gli elementi dichiarati come fonti d'ispirazione fanno veramente ben sperare nella creazione del gioco, tra avventure più o meno classiche, nuove esperienze narrative e la fascinazione per alcuni aspetti meno esplorati dell'horror di Lovecraft. Il team Out of the Blue è composto da 12 veterani che hanno contribuito in precedenza a creare vari giochi tra i quali Red Matter, Metroid: Samus Returns, Deadlight, Gylt, Celeste, Guacamelee 2 e Spacelords, dunque tutti gli ingredienti sembrano puntare du un gioco da tenere veramente d'occhio. L'uscita è prevista per il 2020 e il lancio avverrà dal day one all'interno del catalogo di Xbox Game Pass, dunque ci saranno davvero poche scuse per lasciarselo sfuggire.
Di giochi che puntano forte su atmosfera e narrazione ce ne sono parecchi, specialmente in ambito indie, ma rare volte è capitato di vedere un'amalgama così riuscita di avventura, mistero e fascinazione romantica per l'horror cosmico in stile Lovecraft come in Call of the Sea. L'attenzione al puzzle design oltre che alla progressione narrativa promette inoltre di proporre un vero e proprio adventure piuttosto che un "semplice" esperimento narrativo. In effetti, l'opera prima di Out of the Blue sembra nel complesso un gioco piuttosto unico che non vediamo l'ora di provare nei prossimi mesi, accessibile peraltro dal catalogo di Xbox Game Pass.
CERTEZZE
- Ottimo spunto e atmosfera
- Struttura adventure incentrata sugli enigmi
- Interessante ed eclettico nelle fonti d'ispirazione
DUBBI
- Il valore degli enigmi è ovviamente da valutare
- La storia deve cercare di distinguersi tra concorrenti agguerriti