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Century: Age of Ashes, il Provato

Le nostre prime impressioni su Century: Age of Ashes: un multiplayer competitivo per PC a base di draghi

PROVATO di Luca Porro   —   03/02/2021
Century: Age of Ashes
Century: Age of Ashes
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Uno dei titoli indipendenti più attesi di febbraio, come vi abbiamo anticipato nella prima puntata di Top 5 Indie è sicuramente Century: Age of Ashes, il titolo di Playwing LTD che fece parlare di sé durante il suo annuncio ai TGA 2020. Il periodo che ci ha separato da allora fino ad oggi è stato ricco di comunicazioni da parte del team di sviluppo il quale ha mostrato agli utenti la volontà di non essere solo una bella promessa, ma di provare a crearsi concretamente il proprio spazio all'interno del mercato. Per capire la reale portata del progetto, siamo riusciti a provare la fase di closed beta organizzata per il weekend appena passato e dunque siamo pronti a darvi il nostro giudizio preliminare nel provato di Century: Age of Ashes.

Cronache del ghiaccio e del fuoco

Century Age 2

Il panorama dei multiplayer competitivi, specie se su PC, è davvero un intricato ginepraio in grado di avvolgere e soffocare ogni titolo che sbagli anche solo un paio di passi all'interno del mercato. Crearsi la propria scena di giocatori e una fanbase solida è un'impresa complessa, visto il grande e continuativo successo di titoli quali League of Legends, Overwatch, Rainbow Six Siege o Counter Strike. Per questo motivo fin da subito ad attirare la nostra attenzione furono le premesse poste da Playwing per il suo titolo: multiplayer competitivo coi draghi (viverne a dirla tutta), free to play, debutto in early access con un focus sulla qualità più che sulla quantità. Sicuramente qualcosa di originale, ma entriamo nel dettaglio.

Century presenta un sistema di tutorial con video delle meccaniche di base, una modalità rookie 3v3 accessibile fino al livello 20 per prendere dimestichezza, una modalità simple match e poi le partite classificate e private. Le partite, ad esclusione dei rookie match, potranno essere di tre tipi: Carnage, Survival e Gates of Fire.

La prima è un classico deathmatch a squadre 6v6 in cui la squadra che allo scadere del tempo avrà accumulato più uccisioni vincerà. Survival è una modalità 3v3 in cui ogni squadra possiede tre vite - una per ogni membro della squadra - e in cui a vincere ovviamente sarà la squadra che avrà l'ultimo drago in vita. Gates of Fire è infine una rivisitazione di "cattura la bandiera": comparirà infatti un vessillo nella mappa che dovrà essere fatto passare attraverso delle porte per segnare un punto. La squadra che arriverà prima al numero di punti prestabilito vincerà l'incontro.

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All'interno di queste semplici modalità si annidano una serie di profonde stratificazioni date dai due elementi più impattanti di Century: Age of Ashes: il sistema di classi e le mappe. È chiaro che un buon titolo competitivo debba passare per un'ottima gestione delle classi presenti. Il bilanciamento è fondamentale e per quanto visto le tre classi disponibili (Phantom, Marauder e Windguard) hanno ognuna una serie di punti deboli e forti in grado di equivalersi sul campo di battaglia.

Durante le ore passate in compagnia di Century: Age of Ashes ci siamo trovati davvero in mezzo a scontri ben bilanciati in cui la sensazione quando abbiamo perso era quella di esserci trovati davanti a un giocatore semplicemente più forte e non a qualcosa di non controllabile. Se ad esempio il Phantom può utilizzare l'invisibilità per qualche secondo, la Windguard ha a disposizione un fumogeno in grado di renderla non rintracciabile e il Marauder può evitare i danni delle bombe incendiarie per un massimo di tre volte. La gestione delle abilità e delle possibilità offerte ai giocatori acuisce la sensazione di un gioco ponderato e non campato per aria.

Century Age 3

Ogni giocatore può infatti gestire il movimento del drago attraverso l'accelerazione e la diminuzione della velocità (spazio e shift), la direzione del movimento (movimento del mouse), due attacchi base comuni a tutti quali le bombe incendiarie e il soffio di fuoco (tasti sinistro e destro del mouse) e due abilità utilizzabili in battaglia che differiscono da classe a classe (tasti S e D). A completare il tutto un ottimo map bulding con ambientazioni variegate e splendide dal punto di vista estetico e tecnico ma anche strategico. Le mappe infatti sono perfettamente funzionali ad un gioco molto frenetico in cui gli scontri necessitano anche di possibili vie di fuga garantite dalle strutture. Nascondersi dietro una montagna, passare dentro una caverna a tutta velocità o ripararsi dietro un angolo sono opzioni fondamentali e non sempre così scontate. Il fatto che Playwing le abbia studiate in questa maniera è una certezza delle ottime premesse del titolo. Il feeling è simile a quanto visto con Star Wars Squadrons e l'esperienza di alcuni veterani del team in ambito di giochi di guida si vede che ha rappresentato un plus nello sviluppo di questo concept.

Draghi alla moda

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Tutto quello che vi ha abbiamo elencato finora sono elementi positivi che vanno a colpire una parte fondamentale di questo progetto, ovvero le basi per poter creare una solida scena competitiva fondata sul gampelay. Per vendere copie però, e garantire un certo tipo di successo, sono necessari anche alcuni accorgimenti che esulano dai meri aspetti di gameplay. La personalizzazione dell'alter ego è infatti un aspetto di pura vanità che però nell'ultimo periodo ha preso piede in maniera sempre più radicata all'interno della scena competitiva. Fortnite è l'estremo più lampante di questo genere di desideri, le cosiddette skin sono un marchio di fabbrica del gioco ma anche un modo per i giocatori per distinguersi, un po' come i calciatori con le acconciature. Ecco, in questo Century: Age of Ashes ci ha sorpreso perché, nonostante fosse nota la forte ispirazione alle opere di Tolkien, il titolo Playwing inserisce all'interno della componente di personalizzazione delle classi un ispiratissimo citazionismo al fantasy occidentale più puro.

I draghi sono personalizzabili a livello di armatura così come ogni aspetto del cavaliere che lo guida (elmi, selle, scudi, armi, corazze, copri corna, di tutto e di più), ma anche la razza e di conseguenza l'estetica del drago è modificabile. Le armi e le armature di cavalieri e draghi sono ottenibili all'interno di un sistema di progresso a livelli basato sull'esperienza guadagnata dopo ogni battaglia. La razza del drago invece è chiaramente legata al suo uovo: le uova si otterranno come ricompense post battaglia, acquistabili nel negozio con valuta in-game e/o soldi reali e attraverso le ricompense delle missioni settimanali e giornaliere. Una volta ottenuto l'uovo, quest'ultimo andrà schiuso utilizzando una parte dell'esperienza accumulata con le partite completate. É importante sottolineare che tutte queste componenti non influenzano minimamente il gioco, sono parti solo estetiche e dunque anche se sono presenti degli XP Booster, l'influenza sul gioco a livello meccanico delle microtransazioni (le tanto agognate meccaniche pay to win) è nullo. A sorprendere è infine l'aspetto tecnico del gioco che è davvero molto d'impatto. L'illuminazione, gli scenari, il fuoco, le armature e perfino il sound design ci ha colpito in maniera inaspettata.

Century: Age of Ashes è un titolo promettente. Crearsi il proprio spazio all'interno del mercato dei multiplayer competitivi non è semplice, ma l'idea di unire un gameplay solido e frenetico che prende spunto dal fantasy più puro, assieme a un sistema di personalizzazione stratificato e profondo può davvero essere la carta vincente. La prova del titolo ci ha consentito di osservare un sistema di classi ben bilanciato. Al netto di alcuni punti da rivedere, come la stabilità dei match Gates of Fire e la fluidità del movimento nei cambi repentini di direzione, il titolo rimane tra le possibili sorprese di questo mese di febbraio. Permangono numerosi punti interrogativi a cui solo il tempo e le azioni di Playwing potranno dare risposta, ma se il team di sviluppo sarà in grado di supportare in maniera continuativa e trasparente il titolo, allora non ci sorprenderebbe vedere tanti nuovi draghi solcare i cieli della scena competitiva.

CERTEZZE

  • Artisticamente notevole
  • Gameplay frenetico e soddisfacente
  • Stratificato quanto basta
  • Personalizzazione estetica di alto livello

DUBBI

  • Macchinoso nei cambi di direzione ad alte velocità
  • Da valutare il supporto post-lancio e il mantenimento del bilanciamento