Che fine hanno fatto... è una rubrica a cadenza regolare che cerca di riportare alla luce quei franchise che per un motivo o per un altro sono caduti un po' nel dimenticatoio, raccontandone la storia, con la speranza di rivederli prima o poi sui nostri schermi.
Ai tempi della prima PlayStation la scelta per gli appassionati di videogame calcistici non era limitata a FIFA e Pro Evolution Soccer. Anche se questi erano di certo i titoli di maggior qualità e successo del periodo, di certo non mancava la concorrenza con qualche alternativa più o meno gradevole. E tra le aziende che si cimentarono in un titolo calcistico ci fu anche Namco con il suo Libero Grande, un videogioco arcade che dopo aver visto la luce su cabinato nel 1997, venne convertito e poi distribuito anche per PlayStation nel 1998. L'azienda a dire il vero non era nuova a produzioni dedicate allo sport preferito dagli italiani, basti pensare a esempi come la serie conosciuta in occidente come Prime Goal EX che dal 1993 aveva riscontrato un discreto successo su Super Famicom e PlayStation.
Però con Libero Grande la compagnia di Tekken voleva sfruttare una grafica tridimensionale e tentare di portare al contempo una ventata di aria nuova nel panorama dei soliti giochi dedicati al calcio, promuovendo l'interessante formula di controllare un singolo giocatore.
Il calcio secondo Namco
La particolarità rispetto ad altri titoli del genere, infatti, era che mentre in tutti gli altri giochi della concorrenza bisognava guidare un'intera squadra alla conquista di coppe e trofei vari, qui bisognava controllare un singolo calciatore. Insomma, una caratteristica che ai giorni nostri possiamo riscontrare per esempio in due modalità famose all'interno delle serie FIFA e l'ex Pro Evolution Soccer, ovverosia Il Viaggio (o la Carriera nei panni di un atleta) e Diventa un mito. Per la cronaca, molto prima di Namco un'idea simile l'avevano avuta dei ragazzi italiani, che facevano parte della software house Simulmondo: furono infatti loro che nel 1991 con il gioco I Play 3D Soccer anticiparono i tempi e realizzarono un prodotto con le caratteristiche sopra descritte.
Ad ogni modo, tornando Libero Grande, il gioco faceva sfoggia di una grafica poligonale interamente in 3D, sulla falsariga dell'allora punto di riferimento per produzioni analoghe, ovverosia Virtua Soccer, e proponeva 32 nazionali con 30 giocatori da impersonare, 10 dei quali andavano sbloccati. Non avendo le licenze ufficiali i nomi degli atleti di cui si potevano indossare i panni erano farlocchi, ma dietro Raimundo, Raffaello Balbo, Antonio Del Pacino o Patrizio Mazzini erano facilmente riconoscibili i vari Ronaldo, Baggio, Del Piero e Maldini. In alterativa c'era comunque la possibilità di creare dal nulla un calciatore personalizzato, con un editor intuitivo e ben fatto, in cui si potevano decidere i tratti somatici e le sue caratteristiche fisico-tecniche.
L'antesignano di Diventa un Mito
Le modalità di gioco erano poche, ma considerando epoca e tipo di produzione andavano più che bene: Amichevole (Arcade), la Coppa internazionale (il Mondiale), il Campionato (giocabile fino a otto utenti alternandosi, ciascun a guidare la star di una nazionale, e poi in split-screen in caso di sfide dirette) e una speciale sessione dedicata alle prove di abilità erano insomma abbastanza per soddisfare il palato dei videogiocatori. Questi ultimi potevano contare su un buon sistema di controllo del loro avatar, che in campo veniva inquadrato di spalle, un radar che evidenziava il movimento dei compagni, e le istruzioni dei comandi sovraimpressi sullo schermo.
La giocabilità, una volta preso la mano con il tipo di telecamera e col sistema di gioco che ovviamente prevedeva anche delle fasi morte della gara in attesa di ricevere una palla giocabile o di intervenire per bloccare un avversario, era abbastanza divertente e quando si riusciva a imbastire qualche scambio coi compagni o a realizzare una rete la soddisfazione era parecchia. A fine gara poi, c'era il classico giudizio con tanto di voto basato su una serie di parametri che tenevano conto ovviamente anche del ruolo del calciatore che l'utente sceglieva di impersonare. Quindi oltre alle statistiche base relative al controllo di palla, alla velocità e alle abilità di tiro, l'attaccante veniva votato anche in funzione dei gol e degli assist, per esempio, mentre un difensore per i tackle o i salvataggi.
In definitiva un titolo discreto, "diverso" per il periodo, e dunque capace nel suo piccolo di ottenere qualche consenso di critica e di pubblico, al punto da convincere il produttore a progettare un seguito. Nel 2001 Namco realizzò infatti un secondo capitolo, Libero Grande International, sempre su PlayStation, ma i risultati non furono buoni e dopo lo scarso interesse suscitato questa volta in termini di vendita e critica, l'azienda giapponese decise di non produrre altri sequel. Il resto è storia, e come scritto all'inizio dell'articolo, una struttura analoga è ormai proposta come opzione all'interno di FIFA e eFootball PES 2020.