Il mercato sudcoreano dei videogiochi viaggia su un binario parallelo rispetto al segmento che respiriamo nella nostra quotidianità: in mezzo a un oceano di società affermate, emergono con cadenza regolare nuovi studi di sviluppo che mirano a penetrare il tessuto delle regioni asiatiche, un terreno estremamente fertile per la maturazione di prodotti peculiari come gli MMORPG. La maggior parte di queste storie si spengono in silenzio nel giro di poche lune, ma ce ne sono alcune che giungono a un lieto fine capace di oltrepassare qualsiasi aspettativa: è proprio il caso di Pearl Abyss, software house fondata a Gwacheon nel 2010 che grazie alla spinta del solo Black Desert Online si è trasformata in un colosso multinazionale.
L'opera prima di Pearl Abyss è stata una fra le contaminazioni più convincenti fra il classico videogioco d'azione e l'esperienza massiva in multigiocatore, un titolo che - non fosse per le dinamiche di grinding selvaggio che ne regolano la progressione - al momento del lancio si è presentato quasi allo stato dell'arte, mettendo in scena un ottimo sistema di combattimento e una sorprendente resa grafica, per lo meno sulle architetture più performanti. In ogni caso, il successo di quella singola operazione fu tale da portare a un rapidissimo processo di espansione per la casa madre, culminato addirittura con l'acquisizione di CCP Games - i creatori di EVE Online - per circa mezzo miliardo di dollari.
Negli anni seguenti, ormai forte di diversi studi con sede ai quattro angoli del globo, la società ha messo in cantiere tre progetti estremamente diversi e ambiziosi, per certi versi anche "folli", nel significato più positivo possibile del termine. Il primo è DokeV, un open world d'azione e avventura che sembra mescolare dozzine di ispirazioni differenti, un cocktail esplosivo e al tempo stesso incomprensibile del quale le sezioni di gameplay si configurano come un trip psichedelico; il secondo è Plan 8, una produzione decisamente più terra-terra, un MMO sparatutto in terza persona a base di exo-tute del quale sono emersi pochissimi dettagli; infine c'è Crimson Desert, l'opera che ha ereditato il suffisso del capostipite di Pearl Abyss prima di imboccare il tortuoso percorso dell'esperienza in giocatore singolo.
È proprio quest'ultimo universo a essere tornato a mostrarsi sui palchi della Gamescom 2023 attraverso un lungo trailer di gameplay che, se possibile, ha reso l'atmosfera che l'avvolge ancor più confusa e indecifrabile: è un po' Assassin's Creed, un po' Zelda, un po' Black Desert, un po' tante altre cose, per certi versi anche troppe. Abbiamo raccolto tutto quello che c'è da sapere su Crimson Desert e analizzato il nuovo trailer nel tentativo di rispondere a una domanda impossibile: che cos'è il nuovo titolo di Pearl Abyss?
Che cos'è Crimson Desert?
Originariamente prodotto e progettato come prequel di Black Desert Online, Crimson Desert ha vissuto una stramba evoluzione che ha fatto infine imboccare al titolo una netta deviazione nel mondo delle grandi avventure per giocatore singolo. A dicembre del 2020, in occasione dei The Game Awards, Pearl Abyss si è presentata sul palco con il primo trailer dell'opera, una sequenza che ha generato un mare di dubbi, spingendo gli sviluppatori a pubblicare una coppia di eloquenti videodiari volti a commentare i materiali mostrati, spiegare la visione dietro il progetto e rassicurare gli appassionati di Black Desert, che si aspettavano grosse novità sul fronte di quel grande universo condiviso.
In tale occasione, il fondatore della compagnia Kim Dae-il è sceso in campo in prima linea per rilasciare una serie di dichiarazioni, a partire dall'affermazione che lo scopo della produzione sarebbe stato quello di "concentrarsi su elementi che in passato sono stati trascurati, come l'esplorazione e il senso di avventura". Sfruttando il nuovo motore proprietario della casa - ovvero un'evoluzione del BlackSpace Engine che ha portato al successo il celebre MMORPG - sembrava che le fondamenta della produzione risedessero nella costruzione di un enorme mondo aperto fantasy, graficamente oltremodo convincente, nel quale srotolare un grande viaggio a base d'azione immerso nell'ispirazione medievale. Tuttavia, la nuova apparizione nel corso della Gamescom ha nuovamente sparigliato le carte in tavola.
Una macedonia di meccaniche
Non è assolutamente semplice riassumere a parole quanto andato in onda nel corso della Opening Night Live della Gamescom. Il trailer del gameplay di Crimson Desert si è aperto con una serie di combattimenti all'arma bianca di eccellente fattura, volenterosi di fornire uno spaccato convincente dell'essenza medievale e della caratterizzazione del mondo aperto, mostrando sequenze dedicate alla pesca e alla caccia, svelando qualche interazione profonda nel cuore dei villaggi, stringendo l'obiettivo su ottimi duelli e battaglie campali. Poi, all'improvviso, è stato come se l'opera fosse partita per la tangente, esplodendo in una grossa macedonia di meccaniche molto difficile da districare.
Prima hanno iniziato a fare capolino orde di nemici in puro stile "musou", poi è entrata in scena una mongolfiera intenta ad attraversare la regione, e in un battito di ciglia il protagonista si trovava nel mezzo di un arcipelago volante animato da strambe tecnologie aliene; neanche il tempo di metabolizzare quanto visto che un portale dimensionale lo trascinava in un'ambientazione monolitica vicina ai paesaggi di Destiny, poco prima di alzare il sipario su una serie di magie oscure, sulla possibilità di planare nei cieli della mappa per mezzo di una mistica tuta alare, nonché su battaglie che stringevano nella medesima arena immensi draghi e possenti automi. Ancora non sazio d'adrenalina, l'eroe si metteva poi a scalare palazzi secondo un sistema di parkour marcatamente ispirato ad Assassin's Creed, inerpicandosi persino sul corpo di un gigantesco avversario con reminiscenze da Shadow of the Colossus, per poi gettarsi in picchiata nel vuoto, in mezzo al vortice di esplosioni che chiudeva in bellezza la presentazione con una strizzata l'occhio a The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom.
Sia chiaro, quanto mostrato è indubbiamente interessante, la maggior parte delle sequenze risultano fra l'altro estremamente rifinite, ma sembra quasi che Crimson Desert abbia assorbito parte dell'essenza dell'altra folle produzione in cantiere presso Pearl Abyss, ovvero DokeV, mettendo in scena molto più di quanto sia lecito aspettarsi da un singolo prodotto che sia ben messo a fuoco. L'unica certezza risiede nella volontà degli sviluppatori di costruire un immenso videogioco open world traboccante di attività estremamente eterogenee e diversificate, imboccando dozzine di percorsi differenti sui piani della navigazione, del combattimento e dell'interazione con il mondo di gioco: si rubano le carovane come se ci si trovasse in un capitolo di Grand Theft Auto e un istante dopo si sfidano mostri che sembrano usciti da The Witcher.
Procedendo con ordine, è evidente che Crimson Desert sia un action RPG con un focus particolare sul combattimento - anche su larga scala - che sembra prima recuperare e poi ricamare sull'architettura che ha trainato al successo Black Desert, tra fendenti, mosse corpo a corpo e quick time events. Quando non s'impugna la spada l'obiettivo si stringe sull'esplorazione, svelando un'ambientazione medievale - per lo meno a livello del suolo - che mette sul piatto bacheche di missioni, attività opzionali come la pesca e la caccia, un elaborato sistema di parkour e una serie di enigmi ambientali da approcciare sfruttando un sistema di magia. Ma una volta raggiunti i cieli del reame la situazione si capovolge, dal momento che l'ispirazione artistica inizia ad accogliere automi e macchinari alieni al classico contesto fantasy, introducendo varchi dimensionali e diversi strumenti legati al movimento aereo. Insomma, è possibile che la chiave del progetto risieda proprio nel dualismo fra il regno di stampo medievale e le evolute rovine celesti, ma è fuori di dubbio che il trailer abbia fatto emergere molte più domande rispetto alle risposte fornite.
Quello che il trailer non ha mostrato
Il protagonista, di nome Kliff, è il comandante di un gruppo di mercenari assoldati per proteggere l'erede al trono di Akapen, vasta regione nel continente medievale di Pywel. In seguito a una serie di sfortunati eventi, l'eroe si troverà tuttavia isolato oltre le linee nemiche, costretto a ripartire da zero nel tentativo di metter fine alle cospirazioni che attentano alla vita del suo padrone. Sarà proprio durante questo viaggio alla ricerca della vendetta che scoprirà un segreto legato al suo retaggio, probabilmente la fonte delle sequenze più magiche e folli emerse dall'evento di Colonia. Anche se in quest'occasione hanno scelto di non mostrarsi, i mercenari al soldo del protagonista dovrebbero svolgere un ruolo determinante nell'economia di gioco, non solo al fine di ottenere con la forza il controllo delle regioni, ma per stravolgerne gli equilibri di potere e ridisegnare direttamente la mappa politica.
Crimson Desert promette di alzare il sipario sull'intero mondo di Pywel, spaziando fra vaste pianure, aree desertiche e montagne innevate, mettendo in scena diverse fazioni e altrettante culture, nonché una serie di personaggi di rilievo radicati in una cruda ispirazione dark fantasy; un contesto, questo, nel quale "le azioni del giocatore influenzano direttamente lo svolgersi degli eventi", e "quello che oggi è un nemico, domani potrebbe diventare un potente alleato". L'avventura si snoda in un contesto di grande sviluppo tecnologico, nel momento esatto in cui pistole, cannoni e addirittura protesi balistiche si stanno facendo spazio accanto alle classiche armi da taglio, senza contare che i recenti progressi nell'alchimia hanno ulteriormente ampliato le opzioni a disposizione dei combattenti. Anche se le capacità magiche nell'arsenale di Kliff restano ancora avvolte nel mistero, si è invece parlato ampiamente della presenza di creature mitologiche, fra draghi, leshen e diverse altre specie che popolano i panorami del continente.
Qualche certezza, ancora tanti dubbi
Sorprendentemente, il trailer di Crimson Desert della Opening Night Live è stato accolto in maniera più che positiva dal pubblico di Pearl Abyss, che ha elogiato la capacità dello sviluppatore di costruire un'esperienza tanto stratificata sulle fondamenta di Black Desert Online. Ed è indubbiamente vero, alcune sequenze di gameplay mostrate sono davvero convincenti, specialmente quelle legate ai combattimenti, siano essi duelli o schermaglie su vasta scala: basta uno sguardo per notare la maturazione dell'antica formula MMORPG, mentre l'amalgama sembra straordinariamente pulito, un'ulteriore testimonianza dell'elevato livello di perizia tecnica incessantemente inseguito dagli sviluppatori asiatici.
D'altro canto, quella che originariamente si era presentata come un'asciutta e contenuta esperienza open world di stampo dark fantasy ha letteralmente spiccato il volo, trasformandosi in un immenso calderone di meccaniche e ispirazioni diverse, varie al punto tale da apparire quasi slegate: è difficile anche solo immaginare che possano funzionare appieno l'una accanto all'altra in un ambiente rifinito. Villaggi medievali e monolitici varchi dimensionali, furti di carrozze e planate magiche, battaglie campali e magie oscure: la speranza è che Pearl Abyss abbia ideato anche un solido filo rosso capace di unire tutte le tessere del mosaico, senza cedere alla tentazione di fare un passo molto più lungo della gamba.