Di strane campagne pubblicitarie l'industria videoludica ne ha viste tante. Da bambolotti indemoniati a vite vissute in un battito di ciglia, le stranezze hanno dominato il panorama audiovisivo commerciale di inizio millennio. Ma, tra tutte le follie viste in anni di pubblicità, una spicca più di altre, portandoci a chiedere (in un primo momento, almeno finché non si è riflettuto abbastanza) perché una tale collaborazione ha avuto luogo. Stiamo parlando, ovviamente, dello spot diretto da David Lynch per il lancio di PlayStation 2, una spirale surreale con una storia molto meno improbabile di quanto si possa immaginare.
Benvenuti nel Terzo Luogo
Il tempo di una fiammata monocromatica ed ecco che appare il volto tentennante di Jason Scheunemann, famoso per il suo contributo a Mulholland Drive (2001), The Man with the Gray Elevated Hair (2017) e Lynch (2007), accompagnato dalla stridente composizione musicale di John Neff. "Dove sono finito? Che posto è questo?", pare chiedersi. Una selva oscura di materia digitale. Le coordinate sonore si arrestano e cambiano registro. Guarda a destra: una donna gli sorride e gli fa cenno di fare silenzio mentre pare fluttuare nello spazio interplanetario. Guarda a sinistra: il suo doppio volge l'attenzione verso di lui e alza il pollice. Scheunemann replica con lo stesso gesto, il suo sguardo sempre meno perso nell'irrealtà della situazione.
Dagli altoparlanti arrivano parole sconclusionate, distorte. L'uomo si gira. Alle sue spalle, distante, una misteriosa figura avvolta dalla foschia. "Dove", "noi", esclama la voce amplificata. Fumo. La testa di Scheunemann si stacca dal corpo e procede più velocemente, come a evidenziare il divario tra istanza corporea e mentale nel reame del sogno (anche digitale). Altro fumo. La testa torna al suo posto e, immediatamente, un braccio si fionda nella guancia e fuoriesce dalla bocca. Fumo. Fumo sprigionato dalle maniche. L'uomo vede il suo riflesso nel velo gassoso.
La foschia si dirada. Un divano. Tre figure lo guardano: il suo doppio, un corpo ricoperto di bende e un essere umanoide con la testa di papera. Al loro fianco, il braccio solitario. "Benvenuto nel terzo luogo", dice la papera. Taglio. Un led blu elettrico lampeggiante, primo colore su schermo, che precede il logo di PlayStation 2, accompagnato da una voce acuta che grida in lontananza "PlayStation 2. Il Terzo Luogo". Schermo nero.
La chiave del surreale
Realizzato agli albori del 2000, questo breve contributo audiovisivo diretto da Lynch sembra racchiudere in sé tutte le istanze del nuovo millennio. Oltre a essere il compendio perfetto dell'insieme degli stilemi che contraddistinguono la poetica del regista, questo filmato riassume in pieno stile lynchiano l'essenza dell'esperienza videoludica: un terzo luogo libero da ogni convenzione e regola del reale, dove tutto è possibile. E quando c'è da portare su schermo una realtà "altra", quale veicolo migliore se non quello del surreale?
L'iconico bianco e nero, figlio di maestri del surreale su pellicola come Man Ray e Luis Buñuel, torna a infettare la visione onirica del regista (nonostante l'esistenza di un girato a colori), sovvertendo la tendenza del colore "accalappia occhi" che le agenzie pubblicitarie hanno lanciato contro i potenziali acquirenti sin dai loro albori. Il nero e il blu elettrico fortemente voluti da Sony sono stati spodestati dal monocromatismo, punto più lontano dall'idea di "avanzamento tecnologico" che qualcuno potesse avere all'epoca. Ma forse è proprio quell'assenza a rendere ancora più efficace l'arrivo del colore distintivo alla fine del video.
Influenze da ciò che aveva da poco realizzato (c'è un qualcosa di familiare tra il volto perplesso di Jason Scheunemann e quello di Bill Pullman in Lost Highway) e influenza stessa di quello che sarebbe stato il suo percorso in futuro (le sequenze surrealiste di Twin Peaks - Il Ritorno; la qualità grezza del formato digitale della Sony DSR-PD150, camera utilizzata per girare sia questo spot che Inland Empire). Un richiamo alla propria estetica e un salto lontano da essa. C'è un dualismo di fondo in questo breve progetto da "vedere e sentire", un dualismo che ha sempre accompagnato lo spettatore all'interno dei mille mondi di Lynch.
Il talento dello stupore
Girato in appena due giorni a Los Angeles, sotto la supervisione del direttore creativo dell'agenzia pubblicitaria TWBA/London, Trevor Beattie, questo video promozionale è solo la punta dell'iceberg di quella che sarebbe poi diventata l'intera campagna pubblicitaria del lancio di PlayStation 2, con un cosante richiamo all'insensato e al folle, sotto l'egida del "Terzo Luogo", concetto che il mondo dei videogiochi ha rivoluzionato.
La console come "nuova chiesa", dove l'adorazione condivisa di idoli senza tempo si fa esperienza incorporea e decentrata dall'Io di memoria kantiana. Uno spazio laico privo di fede, ma pieno di fedeli. Una realtà dove poter giocare seguendo le proprie regole, seguendo quel sogno generazionale di libertà dalle convenzioni che aveva inondato il mondo a partire dagli anni '90.
Questo filo rosso ha unito talmente bene i vari contributi video da far pensare a molti (come risulta evidente dalle miriadi di spot pubblicitari PlayStation accreditati al regista su Youtube) che Lynch fosse il regista di tutta la campagna.
In un articolo su Medium, SimonXIX ha esaminato la questione, rintracciando alcuni dei registi di quelle pubblicità. Fra questi c'è anche Tim Hope, la cui regia si cela dietro allo spot comunemente chiamato The Wolfman, datato 2002, creatore dell'omonimo, premiato cortometraggio animato del 1999.
Secondo SimonXIX, l'erronea attribuzione di questi prodotti deriva proprio dalla loro natura surreale, che la mente umana cerca subito di incanalare all'interno di classificazioni in grado di metterne a freno la natura, di per sé, difficilmente classificabile. E "lynchiano" diventa, così, un'etichetta da affiancare alle opere più intricate, più fumose, più labirintiche che transitano su schermo, fino a diventare così pervasivo da portare, in casi come questo, alla totale sovrascrizione del vero autore.
Il concetto batte il ricavo
Quella attuata da Sony è stata senz'altro una mossa azzardata. Pubblicizzare la propria console ammiraglia, portatrice di smisurati miglioramenti tecnologici, con un video promozionale criptico, d'autore e in bianco e nero è senz'altro una via che, al giorno d'oggi, non in molti sarebbero disposti a seguire.
In un'intervista rilasciata a Welcome to Twin Peaks, Kieron Monahan, il group account director di TWBA, ha confessato che il bianco e nero non era affatto la via premeditata da Sony, anzi. Il nero e il blu della console erano la priorità, per l'azienda giapponese.
Quando Trevor Beattie si ritrovò a presentare a Sony il primo montato, si girò verso David Patton (l'allora direttore del marketing europeo di Sony) e Monahan e sussurrò loro: "ho solo una cosa da dirvi prima di iniziare: questo film... è in bianco e nero". Fortunatamente, il risultato piacque talmente tanto a Patton che riuscì a convincere i dirigenti dell'azienda a utilizzare la visione di Lynch. Così, nacque questo strano pezzo di storia dell'audiovisivo, un corso intensivo su come narrare un'esperienza immateriale e astratta attraverso una manciata di suggestioni sensoriali.
Voi conoscevate questo particolare incontro tra cinema d'autore e videogiochi? Fatecelo sapere nei commenti.