Abbiamo parlato di Death Stranding un numero di volte indefinibile. Fin dall'annuncio il progetto del maestro Hideo Kojima ha catalizzato l'attenzione del pubblico, sia videoludico che non. Tra amanti e detrattori, Death Stranding è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante, a far parlare di sé, a spingere ancor di più il videogioco come medium verso una grandezza autoriale innegabile, in barba a tutti coloro che denigrano per sport o per punto preso.
Proprio perché siamo alla quarta recensione in questi due anni e mezzo - difficilissimi e ironicamente legati a doppio filo a quel che Death Stranding ha tristemente predetto - abbiamo deciso di raccontarvi la chiusura di un percorso, che possa finalmente aprire anche al prossimo, già chiacchieratissimo, progetto dell'autore giapponese.
Se pensate di approcciarvi ora per la prima volta a Death Stranding, allora potreste andare a leggere la nostra recensione originale, così come la recensione della Director's Cut su PS5 vi dirà tutto quello che dovete sapere di questa edizione riveduta e corretta, arrivata oggi su PC senza nessun tipo di sostanziale aggiornamento.
E poi ci fu un'altra esplosione
L'universo che fa da sfondo a Death Stranding è torbido, oscuro e tristemente realistico. Un futuro non ben delineato, dove il mondo dei morti si è irrimediabilmente fuso a quello dei vivi e dove la civiltà è un lontano ricordo. Gli esseri umani sono stipati nei sotterranei, nei rifugi dove tentano disperatamente di sopravvivere, mentre i corrieri rappresentano l'unico vero mezzo di connessione. Non si tratta di caricare sulle spalle semplici pacchi, ma l'umanità stessa delle persone e la loro voglia di avere ancora interazioni con i propri simili.
È questo che ha reso Death Stranding un titolo straordinario, ben oltre la sua regia e anche oltre l'infinita quantità di ore di gameplay presenti. D'altronde l'arte è da sempre anche questo, specchio di un tempo che viviamo, finanche predizione del nostro stesso futuro. Ed è in questo specchio che si riflette la figura di Sam (Norman Reedus) e del suo ruolo di salvatore, anche oltre il concetto stesso di corriere. Death Stranding non è un prodotto perfetto, anzi è ben lontano dalla perfezione sotto tanti aspetti, ma è pur vero che a volte siamo chiamati a mettere da parte la ricerca del bello a tutti i costi per ricordarci che c'è qualcosa di più sotto la scorza della forma: le emozioni e quel che ne scaturisce. Su questo Death Stranding resta un gioco incredibile, che ha segnato un momento e che resterà impresso nella mente di chiunque abbia il giusto discernimento per uscire dagli schemi e comprenderne la grandezza simbolica.
In che senso Director's Cut
Non è un segreto che lo stesso Kojima non abbia amato la dicitura "Director's Cut", una nomenclatura decisa da Sony stessa. D'altronde il gioco è sempre quello, così come la storia che vuol raccontarci e il messaggio che lo caratterizza. Allo stesso tempo la dicitura Director's Cut è da sempre potente a livello comunicativo e non si può negare che esistano una serie di aggiunte che vanno a limare il gameplay, senza per questo doverlo necessariamente semplificare.
L'inserimento di momenti come il poligono, così come la revisione nella progressione dello sblocco degli strumenti da poter creare, arrivando fino alla fionda lancia pacchi e alle gare con i mezzi, non cambiano le sensazioni cardine del gioco, ne lo semplificano in maniera irrimediabile.
A dover essere del tutto sinceri anche quel timido inserimento di momenti negli interni degli edifici, mai davvero disponibili nell'avventura base, non cambiano le sorti dell'avventura seppur ne rappresentano idealmente un approccio differente. È qui che "Director's Cut" diventa dicitura legittima, tramutandosi non nell'edizione definitiva dalla quale attingere ogni prima esperienza, ma traendo vantaggio anche a soprattutto per chi di Death Stranding ha già goduto in passato, come con un grande nuovo montaggio cinematografico.
Dove ci porta l'autostrada
Questo viaggio iniziato nel 2016, in un momento particolare della carriera di Hideo Kojima e che si è consegnato nelle nostre mani appena tre anni dopo, raggiunge ora la sua naturale fine. Death Stranding resterà per sempre un titolo maledettamente divisivo, come ogni opera in grado di comunicare davvero qualcosa. È però tempo di pensare al futuro, sia per noi che per il suo autore. Che questo possa riservare un sequel o approdare lontanissimo dalla spiaggia di Death Stranding sarà solo il tempo a dircelo. Quel che è certo è che ancora oggi, dopo trentacinque anni, Hideo Kojima non sembra avere alcuna voglia di fermarsi.
Maliziosamente potremmo pensare che stia vivendo davvero una nuova giovinezza, libero finalmente dalle briglie di una serie che l'ha reso grande, ma che come spesso accade lo ha incatenato per tanto, troppo tempo. E allora anche se l'immaginario di Death Stranding resta tra i più affascinanti nel nostro tempo, con tutta la sua potenza metaforica, espressiva e visiva, dal canto nostro ci piacerebbe vederlo reinventarsi ancora e regalarci un altro viaggio della stessa potenza.
La chiusura del cerchio
Death Stranding Director's Cut arriva anche su PC a chiudere il cerchio su una produzione che ha in qualche modo segnato il mercato. Volenti o nolenti tutti hanno tratto qualcosa dall'ultima opera di Hideo Kojima e questa versione riveduta - venduta con un sovrapprezzo di 10€ per chi è già in possesso di quella base - rappresenta la perfetta chiosa di questo progetto importante sotto tanti punti di vista, sia per il mercato che per il suo autore. Ora non resta che attendere il futuro di Kojima e di quel che avrà nuovamente in serbo per noi.