Diario del Capitano
E così è arrivata l'estate. Questa settimana segna il giro di boa fra il limbico luglio e agosto, tradizionalmente il "vero" mese di vacanza, almeno nel Bel Paese.
E come tutti gli anni, nelle chiaccherate serali, viene fuori il solito interrogativo, eternamente irrisolto e per questo attuale: "Ma la gente" - ci si chiede fra appassionati e addetti, magari davanti a bibite ghiacciate - "d'estate passa più o meno tempo a giocare?". Domanda spinosa, sulla quale si potrebbe disquisire all'infinito, pressapoco.
Prima precisazione: non voglio parlare di "noi" appassionati cronici, ma della gente con una passione più moderata, o di chi il videogioco lo vive come passatempo. Istintivamente il buon senso suggerirebbe che, con il proliferare delle distrazioni quali vacanze, concerti, manifestazioni, viaggi, piscine, eventi, caldo, pigrizia e chissà quant'altro il videogioco venga relegato.
Ma d'altro canto, quando fuori il caldo impazza, la casa può essere una forma di salvezza, e con essa il videogame, attività per sua stessa natura adatta al poco sforzo fisico (alcuni anche al poco sforzo intellettuale, ma questo non può essere generalizzato). D'altro canto non è raro sentire di persone che approfittano dell'estate proprio per recuperare la passione per i videogame, sopita durante i mesi freddi a causa di ulteriori e maggiori impegni. Non è nemmeno raro che chi non si reca in villeggiatura e ha comunque più tempo libero, fra le consolazioni estive scelga proprio il videogame. Il dubbio di base però rimane irrisolto. Si potrebbe pensare di consultare i dati di vendita, che però poco aiutano la nostra curiosità: fra vendite e gioco effettivo c'è una notevole differenza, fra giochi acquistati e non giocati, rivisitazione della propria ludoteca e incontri conviviali.
Il dubbio quindi, a una prima analisi rimane irrisolto: D'estate si passa più o meno tempo a giocare?
Massimiliano Monti, responsabile editoriale area PC.
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