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Dragon Ball Z: Kakarot, anime, video e film per prepararsi

Il successo di Dragon Ball ha portato allo sviluppo di anime, videogiochi e film per più di trent'anni: quali sono i migliori... e quelli che dovreste evitare come la peste?

SPECIALE di Christian Colli   —   15/01/2020
Dragon Ball Z: Kakarot
Dragon Ball Z: Kakarot
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L'imminente Dragon Ball: Kakarot è solo l'ennesimo riflesso multimediale di un'opera che, nonostante i suoi trent'anni e passa, riesce ancora a conquistare fan in tutto il mondo. Come tutti i grandi successi, però, anche la strada di Dragon Ball si è macchiata di piccoli e grandi fallimenti in tutti i settori: a costo di sembrarvi grezzi, dovete capire che il manga di Akira Toriyama è semplicemente una delle più grasse vacche da mungere in Giappone e nel resto del mondo. Al manga del 1984 hanno fatto seguito lunghe serie animate, molteplici film cinematografici, videogiochi a mai finire, gadget oltre ogni immaginazione... È logico che non tutte le ciambelle siano riuscite col buco: anzi, alcune di esse sono veramente incommestibili. Nelle prossime righe vi parleremo delle migliori e delle peggiori produzioni ispirate a Dragon Ball, i migliori film da guardare per prepararsi a Kakarot, i videogiochi più divertenti e la roba più brutta in cui potreste rischiare di inciampare.

I manga

Ovviamente il manga originale di Akira Toriyama non poteva essere che il nostro primo, essenziale consiglio: se non l'avete ancora letto, dovreste proprio farlo. Sinceramente dubitiamo che non vi sia passato per le mani qualche volumetto in tutti questi anni, ma se lo avete sempre snobbato, recuperare sarà facilissimo: viene ristampato frequentemente e proprio in questo periodo lo potete trovare nelle migliori librerie in una bellissima versione a colori. Chiaramente deve piacervi l'azione e l'avventura, oltre a un tratto tutt'altro che realistico: nonostante lo stile cartoonesco, Toriyama è un vero mago della coreografia e i suoi combattimenti sono sempre chiari e dinamici, le tavole pulite e particolareggiate. La ristampa mensile a colori è anche suddivisa in "saghe", casomai desideriate essere più selettivi nella lettura o rilettura del manga. La storia prosegue poi in Dragon Ball Super, che è ancora in corso di pubblicazione in Giappone. Il manga, disegnato da Toyotaro con uno stile davvero molto simile a quello di Toriyama, condensa gran parte della serie animata - Dragon Ball Super nasce principalmente come anime - in pochi volumi con una sintesi forzata e insoddisfacente. L'arco narrativo in corso, col nuovo nemico di nome Molo, è forse la parte più interessante di questa pubblicazione assai deludente in generale, pensata più che altro per chi non può vedere l'anime ma vuole continuare a collezionare Dragon Ball in versione cartacea.

Un'illustrazione di Akira Toriyama.
Un'illustrazione di Akira Toriyama.

Gli anime

Esistono due trasposizioni animate dell'opera di Toriyama. La prima, prodotta tra il 1986 e il 1996, conta più di 400 episodi che adattando il manga dal primo all'ultimo volume dividendosi tra Dragon Ball e Dragon Ball Z. È la serie animata che i nostri palinsesti hanno trasmesso a ripetizione per anni, prolungata da puntate riempitive - anche dette "filler" - e insostenibili tempi morti che, all'epoca, servivano a risparmiare sulle animazioni e a prendere tempo quando l'anime si avvicinava troppo al manga. Intorno al 2009, Toei Animation ha prodotto un'altra serie televisiva chiamata Dragon Ball Kai: praticamente è Dragon Ball Z coi filler e i tempi morti ridotti al minimo, nel rispetto dell'opera originale. È l'anime che vi consigliamo di vedere, in lingua giapponese coi sottotitoli che preferite, proprio in virtù della sua fedeltà al fumetto di Toriyama. Dragon Ball Super è invece la serie animata più recente che fa da sequel ufficiale a Dragon Ball Z: i primi due archi narrativi serializzano due lungometraggi animati - La battaglia degli dèi e La resurrezione di F - ma, al netto di qualche filler, la serie prosegue con alcune trovate interessanti, come il Torneo del Potere, purtroppo gestite non proprio benissimo a livello narrativo, controbilanciate da alcuni scontri veramente epici.

Una scena della sigla di Dragon Ball Z.
Una scena della sigla di Dragon Ball Z.

Dragon Ball GT è quindi il pesce fuor d'acqua: la serie, trasmessa tra il 1996 e il 1997 e poi sbarcata anche in Italia, non è ufficialmente parte della storia di Toriyama. È come se si svolgesse in un universo alternativo, dunque le trasformazioni viste in Super, come il Super Saiyan God e il Super Saiyan God Super Saiyan, rimpiazzano il Super Saiyan 4 di Dragon Ball GT, mentre il ritorno in scena di Numero 17 è gestito in modo completamente diverso. Dragon Ball GT ha spaccato in due la fanbase di Dragon Ball: c'è chi ancora oggi lo preferisce a Super e chi lo ha rinnegato completamente, perciò non possiamo fare a meno di consigliarvi di guardarlo e decidere da soli, sempre tenendo a mente che non è il sequel voluto da Toriyama. Infine, potrebbe meritare la vostra attenzione Super Dragon Ball Heroes, una serie di episodi brevi ancora in corso: è un adattamento promozionale del gioco omonimo, e quindi non rientra nella storia ufficiale di Toriyama, tuttavia mette tanta carne al fuoco all'insegna della fanfiction. Praticamente inutile ma molto divertente, se siete grandi fan di Dragon Ball.

Una scena della sigla di Dragon Ball GT.
Una scena della sigla di Dragon Ball GT.

I film

Tra lungometraggi cinematografici, produzioni home video e cortometraggi, Dragon Ball conta più di venti "film" che Toei Animation ha cominciato a produrre nel 1986. La maggior parte di questi film racconta storie autoconclusive che si svolgono in determinati momenti del manga/anime, pur non facendo parte ufficialmente della storia scritta da Akira Toriyama. Sono davvero parecchi, perciò vogliamo consigliarvene qualcuno da vedere assolutamente in ordine cronologico e con i titoli italiani. "Il cammino dell'eroe" è uscito nel 1996 e racconta da capo la storia di Goku bambino, fino allo scontro con le forze del Red Ribbon, con uno stile grafico molto più moderno. È un ottimo modo per fare un ripasso delle origini della serie, molti anni prima degli eventi raccontati in Dragon Ball: Kakarot. "La vendetta di Cooler" e "L'invasione di Neo Namek" proseguono la storyline di Freezer, mettendo in scena suo fratello Cooler, un lottatore selezionabile anche in Dragon Ball FighterZ. "Il Super Saiyan della Leggenda", "Sfida alla leggenda" e "L'irriducibile bio-combattente" sono la trilogia che ha introdotto il personaggio di Broly, ora completamente annullata dal recente "Dragon Ball Super: Broly". Per questo motivo vi sconsigliamo di guardarli... ma se volete saperne di più sul personaggio, e capire come mai ha colpito tanto il fandom, al punto da convincere Arc System Works ad aggiungerlo due volte al roster di Dragon Ball FighterZ, allora sono imprescindibili.

Una scena di Dragon Ball Z: Il diabolico guerriero degli inferi.
Una scena di Dragon Ball Z: Il diabolico guerriero degli inferi.

Divertentissimo e consigliatissimo, invece, il penultimo lungometraggio del vecchio corso di Dragon Ball Z: "Il diabolico guerriero degli inferi". Esso rappresenta l'ingresso di Gogeta nel cast di Dragon Ball, ma anche quello di Jamemba, lottatore recentemente aggiunto a Dragon Ball FighterZ, senza contare che non capita ogni giorno di vedere Gotenks che le suona alla versione super deformed di Adolf Hitler. Saltate "La battaglia degli dèi" e "La resurrezione di F" se intendete guardare l'anime di Dragon Ball Super o viceversa, ma fatevi il favore di guardare "Dragon Ball Super: Broly". La storia non è niente di che, ma i combattimenti sono tra i più spettacolari di tutta la serie, anche perché è il film più recente e, quindi, sofisticato da un punto di vista semplicemente tecnico. Per quanto riguarda quello che dovreste evitare come la peste... neanche a dirlo, è Dragon Ball Evolution, il disastroso film live action di James Wong. La storia vorrebbe riadattare l'arco del manga in cui il piccolo Goku - interpretato da Justin Chatwin - affronta per la prima volta il demone Piccolo, un James Marsters (Spike in Buffy l'ammazzavampiri) truccato malissimo. Non c'è davvero molto altro da dire, tranne che è di una bruttezza disarmante e sconclusionata.

Una scena di Dragon Ball Evolution.
Una scena di Dragon Ball Evolution.

I videogiochi

Inutile dire che sono usciti decine e decine di videogiochi incentrati su Dragon Ball e soprattutto su Dragon Ball Z: facile trasformare un fumetto e un anime di azione e combattimenti in picchiaduro a incontri. Spesso sviluppati direttamente da Bandai, questi titoli hanno lasciato a desiderare per anni, soprattutto perché gli sviluppatori di turno si ostinavano a riempire roster enormi e sbilanciati a favore del fanservice. Il recente Dragon Ball FighterZ di Arc System Works, sviluppatore esperto di picchiaduro come Guilty Gear e Blazblue, ha invertito sonoramente la rotta con un titolo di qualità elevatissima che ogni fan di Dragon Ball dovrebbe giocare almeno una volta in vita sua, specialmente perché è pressoché indistinguibile da un anime interattivo. Grazie ai nuovi hardware, Dragon Ball è finalmente riuscito a uscire da una nicchia di mediocrità con produzioni interessanti come anche i due Dragon Ball Xenoverse che, in un certo senso, hanno gettato le basi di quello che sarà Dragon Ball: Kakarot.

Dragon Ball FighterZ, multipiattaforma.
Dragon Ball FighterZ, multipiattaforma.

Se scaviamo nel passato, però, troviamo anche alcuni titoli più vintage meritevoli di attenzione. Tra i picchiaduro, per esempio, è giusto menzionare Dragon Ball Z: Hyper Dimension per SNES, un titolo godibilissimo che nel '96 rivaleggiava con picchiaduro più famosi grazie a una grafica splendida e a un gameplay bilanciato. Dragon Ball Z: Shin Butoden era invece la controparte SEGA Saturn del più noto Dragon Ball Z: Ultimate Battle 22 per PlayStation. Sebbene fosse essenzialmente lo stesso gioco mediocre, la versione Saturn era molto più divertente da giocare per la sua fedeltà all'anime nell'effettistica e i minigiochi QTE ogni volta che si scontravano le onde energetiche dei combattenti: nella versione PlayStation, i vari personaggi sparavano anonimi globi di energia. Da ricordare anche il gioco di ruolo Dragon Ball Z: Attack of the Saiyans per Nintendo DS sviluppato da Monolith Soft (sì, quelli di Xenoblade Chronicles) e naturalmente i Dragon Ball Z: Budokai di Dimps, specialmente il terzo per PlayStation 2 col suo roster sconfinato.

Dragon Ball Z: Shin Butouden, SEGA Saturn.
Dragon Ball Z: Shin Butouden, SEGA Saturn.

Sarebbe più difficile fare una selezione dei videogiochi peggiori, insomma, ma tra essi sicuramente vincerebbe il primo premio Dragon Ball Evolution per PSP, il picchiaduro ispirato all'orrido film. Criptici e nonsense anche i giochi di ruolo coi combattimenti a carte usciti per NES e SNES, ma anche i tanti esperimenti che si sono susseguiti negli anni per adattare Dragon Ball in videogiochi che non fossero soltanto picchiaduro: il tremendo Dragon Ball Sagas che voleva essere open world, l'inutile Dragon Ball Z per Kinect, lo sconclusionato Dragon Ball GT Transformation per Game Boy Advance e molti, molti altri. Dragon Ball GT, poi, è stato particolarmente sfortunato, perché i pochi giochi usciti sulla scia dell'anime si sono rivelati tutti dei disastri, a cominciare dal picchiaduro Dragon Ball GT: Final Bout per PlayStation. Tra pochi giorni capiremo se Dragon Ball: Kakarot appartiene a questa nutrita schiera di fallimenti, oppure rientra nella più ristretta categoria di tie-in validi che accontentano i fan di Goku e magari ne conquistano di nuovi.

Dragon Ball GT: Final Bout, PlayStation.
Dragon Ball GT: Final Bout, PlayStation.